«Il cervello non è ancora spento» di Daniela Daniele
«Il cervello non è ancora spento» «Il cervello non è ancora spento» Lo dimostra il suo debole respiro w IL PARERE DEGLI ESPERTI SI sta spegnendo. E' quanto viene sottinteso nei bollettini ufficiali, è quanto sostengono gli esperti nel sentire il resoconto di quei bollettini. Ogni parola è spiata, soppesata, valutata: «Federico Fellini non ha raggiunto ancora il coma irreversibile». E' rimasto un po' di respiro autonomo in quel corpo, c'è ancora, forse, un'esile volontà di combattere in quelle sue fibre provate. Ma la speranza se n'è andata. Il dottor Carlo Bellotti, primario della neurochirurgia all'ospedale Maggiore di Novara, ascolta con attenzione le notizie che giungono da Roma, dal Policlinico Umberto I, e commenta: «Con elettroencefalogramma piatto e assenza di riflessi nervosi non c'è più nulla da fare. Ma soltanto quando sarà cessata del tutto l'attività respiratoria si potrà, per legge, dichiarare la morte clinica. Non ricordo di aver visto un paziente uscire da questo stato. Ora rimane una debole attività re- spiratoria e fino a quando ci sarà, non verrà staccato il respiratore automatico di sostegno. E quando questo accadrà, il malato si spegnerà lentamente, tutte le funzioni vitali si deterioreranno». I medici del Policlinico dicono di non ritenere utili terapie d'urto. A quali cure si fa riferimento? «Dipende dai casi - risponde Bellotti -: può trattarsi della necessità di sottoporre il malato a dialisi, oppure di fare un pace-maker. In questo caso, evidentemente, sarebbe tutto inutile». Nelle sue condizioni, può essere che Fellini abbia delle immagini, può darsi che sogni? «Nessuno è in grado di dirlo, per il semplice fatto che da quello stato nessuno è tornato a raccontarlo». Il dottor Bruno Giardina, presidente degli anestesisti e rianimatori ospedalieri (Aaroi), è dello stesso avviso: «Ci sono due imperativi che bisogna assolutamente seguire: il primo è quello di proseguire le terapie senza far ricorso a inutile acca¬ nimento; il secondo quello di registrare con certezza la morte clinica». Fino a quando resterà in questo stato? «Non è possibile dirlo. Ma quando sussiste ancora un sia pur minimo accenno di respirazione autonoma, significa che non tutto il cervello è morto». Le terapie d'urto, a quanto sembra, vengono scartate anche per l'età del paziente. In altri casi, con malati più giovani, a che cosa si fa ricorso? «Sono cure di vario genere. Si può intraprendere una terapia di sostegno cardiocircolatorio se, ad esempio, la pressione "non tiene". Ma mi sembra che, nel caso di Fellini, le scelte terapeutiche siano corrette». E' possibile che il regista provi dolore o che abbia un residuo di attività cerebrale? «Non lo si può davvero sapere. Fa parte anche questo del mistero della vita». Daniela Daniele «Ma nessuno è mai tornato indietro da quello stato» Bruno Giardina, presidente dei rianimatori: l'accanimento terapeutico è da evitare
Persone citate: Bellotti, Bruno Giardina, Carlo Bellotti, Federico Fellini, Fellini, Umberto I
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