E De Benedetti attacca di Roberto Ippolito

E De Benedetti attacca E De Benedetti attacca «Senza alternanza nei governi non si blocca Tangentopoli» ROMA. Si sente la vittima. E non l'autore di una congiura. Carlo De Benedetti risponde a Silvio Berlusconi. Il presidente dell'Olivetti ribalta sul presidente della Fininvest l'accusa di promuovere campagne denigratorie contro di lui. L'Ingegnere replica nel pomeriggio di ieri nella stessa aula dove il Dottore si è sfogato martedì mattina. Identica l'occasione: un'audizione alle commissioni bilancio e attività produttive della Camera sulla finanza pubblica. Puntualizza De Benedetti: «Al di là delle aggressioni personali che costantemente subisco dalle trasmissioni televisive del gruppo Berlusconi sono contrario alle faide per mentalità e perché il Paese sta attraversando una fase difficile e di tutto ha bisogno meno che di faide». Per il Berlusca, invece, i giornali che fanno capo a De Benedetti tentano di strangolarlo, screditando la sua immagine presso le banche. Secondo l'Ingegnere, il re delle tv se la deve prendere con se stesso e il troppo potere di cui dispone. «C'è una situazione anomala sostiene De Benedetti - che non ha riscontro in altri Paesi: un unico soggetto privato detiene tre canali e metà del mercato pubblicitario. Questa anomalia provoca in chi la detiene un senso della precarietà, manie o ossessioni che esistano fantasmi, nemici o complotti». De Benedetti non vuole faide, ma risponde «no» ai giornalisti che alla fine dell'audizione gli chiedono se questo significhi un possibile armistizio. Il presidente dell'Olivetti precisa che per lui «non esiste alcuna guerra», ma «che non bisogna inventarsi nemici o addirittura dei complottardi» e poi «bisogna smetterla con le aggressioni». De Benedetti (che nega l'interesse per una rete tv) non vuole più «essere vittima delle televisioni di Berlusconi». Le lunghe domande dei deputati spaziano su mille argomenti e l'argomento della seduta delle commissioni passa in secondo piano. De Benedetti viene sollecitato a fornire una ricetta contro il dilagare delle tangenti. E lui non avanza proposte tecniche («Non è di mia competenza»), ma indica due «grandi antidoti» contro la corruzione: maggiori «livelli di trasparenza e controlli» e «alternanza o possibilità di alternanza» al vertice dello Stato. Il presidente dell'Olivetti fa notare che «la corruzione è presente in tutte le società del mondo», ma «aumenta con la durata del potere». La prova «viene dal Giappone», dove i liberali hanno governato per quarantacinque anni, né «la Gran Bretagna o la Francia hanno caratteristiche di virtuosità», ma hanno conosciuto un'alternanza fra forze diverse alla guida dello Stato. Sul piano personale, l'Ingegnere rivendica di essere «stato l'unico presidente di un gruppo italiano che si è presentato ai giudici assumendosi le responsabilità per i propri dipendenti». De Benedetti sostiene che non avrebbe «mai accettato che un dirigente del gruppo potesse essere incarcerato per aver fatto qualcosa a torto o a ragione nell'interesse della società» e perciò ha «ritenuto giusto assumersi le responsabilità». De Benedetti definisce poi la manovra del governo di Carlo Azeglio Ciampi «equilibrata e condivisibile» e giudica l'Italia un Paese «formidabile, vitalissino, sanissimo». In particolare approva l'impostazione di Ciampi per le privatizzazioni, propenso ad attuarle con formule diverse caso per caso. Roberto Ippolito «Macché Berlusconi la vittima sono io le sue manie nascono dal troppo potere» Carlo De Benedetti

Luoghi citati: Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Roma