Miracolo il Tenco in tv

Da domani aU'Ariston di Sanremo la prestigiosa rassegna snobbata per vent'anni: patron Rambaldi racconta Da domani aU'Ariston di Sanremo la prestigiosa rassegna snobbata per vent'anni: patron Rambaldi racconta Miracolo, il Tenco in tv «Il bagno midi mentre Guccini suonava» SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Bisogna salire quassù, nel cuore della vecchia Sanremo, in questo ufficetto polveroso annesso ad un ex magazzino dei fiori, sede bislacca e caotica del Club Tenco, per capire davvero la storia di questa gloriosa rassegna della Canzone d'Autore, un misconosciuto appuntamento frequentato da tutti i grandi nomi del cantautorato, italiano e internazionale, da vignettisti di grido e Cuoristi in libera uscita, da intellettuali ufficiosi e facce prive di storia, un popolo di gente senza età e senza divisa legata soltanto dalla passione verso la canzone fatta eh' testa e di cuore. Son passati vent'anni dalla fondazione del Club, e 18 dall'inizio del Premio, e finalmente è caduto anche l'ultimo Muro: la già socialista, già religiosa Raidue di Sodano appena giubilato - dopo aver relegato al cuor della notte spezzoni della rassegna mandati in onda mesi, anni dopo - si è decisa ad una diretta, domenica 31 ottobre (due special li ricaverà dalle serate di domani e sabato). I' Club Tenco è la prova scientifica che senza santi in Paradiso, e non volendo rinunciare alla propria identità, si resta poveri, e ai margini del Grande Circo. Qui da vent'anni sono abituati ad arrangiarsi in orgogliosa autonomia, sorte nella quale vanno precipitando molte altre manifestazioni meno nobili, rimaste in bolletta dopo la scomparsa di lucrose mazzette. Amilcare Rambaldi, 82 anni e memoria di ferro, coltivatore di fiori in pensione, inventore del Festival di Sanremo, e fondatore del Club Tenco, è seduto alla scrivania nell'ufficetto, che è sua proprietà. Ha il raffreddore e la febbre, come ogni volta che suona l'ora del Premio, ma è fermo al ponte di comando. La fragilità fatta roccia. Ti sgrana addosso gli occhi azzurri e non capisci neanche se sia sorpreso o no, di quest'Italia che cambia portandogli la diretta tv; ma ancora una volta sono i suoi risparmi di una vita di lavoro a garantire il fido delle banche per poter fare la rassegna anche quest'anno. Che cosa la fa più arrabbiare, guardando indietro? «Il trattamento che ci hanno riservato in Comune nell'87, dopo il successo di Tom Waits, quando l'allora sindaco Pippione (poi in¬ quisito, ndr) e la Rai di Biagio Agnes hanno cercato di portarci via il marchio per affidarlo ad un impresario di loro fiducia, che mettesse i lustrini anche al Tenco. "Non avrai più alcuna difficoltà economica", mi disse Pippione. Ci tolse l'appoggio dopo il mio "no", e quell'anno non potemmo fare il Tenco: "Tu, con la tua manifestazione culturale d'elite - mi disse 30 milioni a te sono anche troppi". Guardando indietro, anche più indietro nel tempo, le confesso che, se avessi avuto un altro carattere, un altro rigore ed educazione, oggi sarei miliardario». Ma dopo 18 anni e dopo Di Pietro, finalmente c'è una diretta televisiva del Tenco. «Mi dà l'impressione che davvero in Rai sia cambiato qualcosa. C'è una manifestazione sana, pulita, perché dovevano boicottarla?». Lei ha militato in qualche partito? «Ero socialista nel periodo clandestino, sono uscito dal Comitato esecutivo di Sanremo dopo la Liberazione, nel '46/47, quando si doveva riaprire il Casinò e i membri del Comitato cominciarono a dividersi i posti nel nuovo business». C'è gente che storce il naso, e vi accusa di divertirvi troppo, durante il Premio Tenco, invece di fare cultura seria. «Lo spirito è sempre stato questo. Cantare, ascoltare e divertirsi, un po' da goliardi, tutti insieme fino all'alba. Debbo parlarle di morti, ne abbiamo tanti: Tenco, al quale siamo dedicati; il russo Vysotskij, al quale faremo omaggio il 31; Ferré anche lui se n'è andato e sarà ricordato da Gino Paoli con "Avec Le Temps". E poi, il farmacista Bigi, il nostro alfiere: con lui è mancato lo spirito di pazzia ribalda, un po' fuori moda, deliziosamente rétro. Senza lui, s'è persa questa gioia di ritrovarsi; lui univa la cultura e la buffoneria, faceva accettare battute anche pesantissime». E' vero che abolirete la mitica «infermeria», l'ultrasegreto stanzino dell'Ariston dove si serviva vino a garganella durante le serate? «Senza Bigi, è diventata un'osteria che non chiudeva durante i concerti, e disturbava lo show». Qual è stato il dopoteatro più divertente, in vent'anni? «Un tempo la manifestazione si faceva in agosto, e mica eravamo 400 a cena, come ora. Mi ricordo che una notte, intorno al '75, abbiamo mangiato sugli scogli fra Sanremo e Bordighera, pesce alla griglia, cucinato là, sotto le stelle. Si faceva il bagno nudi e Guccini suonava la chitarra: fu la prima volta che vidi tette nude al vento. Poi, nel '76, venne Benigni». Come arrivò qui, Benigni? «Lo portò Giancarlo Governi della Rai. Benigni fece il monologo di Cioni Mario. Uno scandalo, i giornali si chiesero perché non lo arrestassero. Ora lo sto aspettando». Guccini è il fedelissimo. Da quando? «Da prima che nascesse il Tenco. Lo chiamai nel '72 a fare un concerto con Debbie Kooperman, vide l'Ariston e si spaventò: "E' troppo grande per me", disse. Non voleva cantare. Ma andò tutto bene: lo pagai 80 mila lire, non ci siamo mai lasciati. Per un certo periodo, quando il Premio era in agosto, ad ottobre andavamo tutti quanti da lui a Pavana, per castagne. Certe mangiate, certe bevute e cantate... Veniva anche Paolo Conte; che an¬ zi mi deve una canzone. L'aveva accennata al pianoforte, a quell'epoca. Diceva: "Amilcare era un Re Magio"... non l'ha mai finita». E Paolo Conte com'era, quando arrivò? «Un orso selvatico. Lo contattai nel '76, dopo averlo visto in un pomeriggio di domenica cantare "La fisarmonica di Stradella" in tv. Venne, ma dopo lo spettacolo scomparve ed eravamo preoccupati: si era in agosto e lui se n'era scappato al mare a fare il bagno. "Non posso resistere", mi spiegò». Mogol dice che i cantautori hanno ucciso la musica italiana. «I cantautori la stanno salvando, la musica italiana. Oggi restano solo loro, e la musica napoletana». C'è qualche grande che le dispiace di non aver avuto? «Bob Dylan mi è sempre sfuggito, lo volevamo dall'inizio. Quest'anno ci è sfuggito anche Léonard Cohen: mi ha fatto dire che verrà quando sarà vecchio». Gli italiani sono venuti tutti, al Tenco. «Ma sì, volenti o nolenti. Alcuni, come Dalla, sono venuti solo perché hanno vinto il premio. De Gregori è venuto volentieri qualche anno, poi ha smesso: dice che non abbiamo saputo sostituirci al Festival di Sanremo. Ma chi si può sostituire al Festival? Non possiamo poi neanche imporre al grosso pubblico le nostre canzoni, la nostra poesia. Vecchioni è un fedelissimo come Guccini: la prima volta, nel '72, il suo supporto era Antonio Ricci, autore di "Striscia la notizia" e allora cabarettista». Ma ora in giro c'è la voce che lei lasci il Club Tenco. «Diciamo che terrò la presidenza onoraria, e vorrei che un produttore curasse la rassegna». E perché vuole andarsene? «Me l'ha consigliato il medico. Troppe sigarette, il mio cuore è al limite, mi ha detto. Io in realtà me ne batto l'anima. Sono arrivato a 82 anni, dove voglio andare?». E il Grande Vecchio accende l'ennesima sigaretta. Marinella Venegoni TRE GIORNATE Questo il programma delle tre serate del Premio Tenco. VENERDÌ' 29 Roberto Vecchioni, Federico Sirianni, Vincenzo Spampinato, Cristiano De André, Jimmy Villotti, Patrizio Trampetti, Ustmamò. Paolo Conte in concerto. SABATO 30 Marcello Modugno, David Riondino, Andrea Mingardi, Giorgio Conte con Luca Ghielmetti, Luciano Ligabue, Mau Mau. Pino Daniele in concerto. DOMENICA 31 Ennio Rega, Elga Paoli, Eugenio Finardi, Avion Travel. OMAGGIO A VYSOTSKIJ da: Flaco Biondini, G. Conte, Cristiano De André, Eugenio Finardi, Tiziana Ghiglioni, Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Andrea Mingardi, Roberto Vecchioni, Marina Vlady. Duo jazz Gianni Coscia e Gian Luigi Trovesi. Consegna premi. Gino Paoli, Amilcare Rambaldi, e Vinicius De Moraes (foto sopra). A sinistra: Guccini

Luoghi citati: Bordighera, Italia, Sanremo, Sodano, Stradella