Sceglie di morire come la sua vittima

ossessione fatale «Mi fissava dritto negli occhi, non riesco a dimenticare quello sguardo» Sceglie di morire come lu sua vittima Si fa uccidere dove aveva investito un uomo ossessione fatale SSTRASBURGO ULL'EDIZIONE del 5 ottobre del «Demiòres Nouvelles d'Alsace», si poteva leggere un trafiletto: «Un giovane uomo, è morto ieri poco dopo le sei del mattino, dopo essere stato investito da un automobilista mentre lui si trovava seduto sulla carreggiata, sulla strada da Schirmeck a Strasburgo. La vittima aveva a sua volta investito, lo scorso 31 luglio, nello stesso punto, un uomo che era seduto sulla carreggiata. La polizia e i magistrati privilegiano la tesi del suicidio». Simon, stava per compiere 20 anni. Ha lasciato una lettera in cui dice che non può più «sopportare il mondo». Nell'ufficio incidenti del municipio di Strasburgo, un funzionario con i baffi si stacca dalla sua macchina da scrivere: «Io ho incontrato Simon il 31 luglio, sul luogo del primo incidente. Erano le nove del mattino, c'era già il sole. Simon era con la sua fidanzata, anche lei giovanissima. Vicino un cadavere. Loro piangevano. Lui era un giovane biondo, con la carnagione chiara e due occhi blu-verdi. Aveva qualcosa di angelico». Al poliziotto racconta che stava portando al lavoro in un magazzino la sua giovane fidanzata Anai's: aveva preso un sottopasso veloce che corre sotto l'autostrada. Prima di entrare in città, c'è un tornante e poi un ponte. Passando dal buio alla luce Simon scorge due occhi e, davanti a lui, sotto le arcate, un uomo: «Era seduto, tranquillo, sul bordo della carreggiata. Mi ha guardato dritto negli occhi. Era troppo tardi per frenare. Non lo conoscevo». Quel 31 luglio Simon resta molto tempo accanto alla sua auto incidentata. Una Bmw bianca, comprata per non più di 15 mila franchi, ma su cui aveva investito tutto, personalizzandola: sul parabrezza un adesivo con scritto «commissario di gara» e vicino un altro con un cuore rosso e la frase «Ti amo». Sulla lunetta posteriore il suo nome in codice di radioamatori, «Alf 67», accanto a quella della fidanzata ribattezzata «Madonna». Gli accertamenti avvalorano la versione di Simon: l'uomo investito, un disoccupato di 30 anni, voleva suicidarsi. «Per noi, dice il poliziotto con i baffi accorso sul luogo della disgrazia quel primo incidente era chiaramente un suicidio. Io ho cercato di confortare il morale di Simon». Però per il giovane scatta la sospensione della patente fino al 1° ottobre. E per lui inizia un periodo buio. La madre di Simon abita in campagna. Lo aveva avuto quando non era ancora sedicenne, il padre se ne era andato quando il bimbo aveva solo due anni e allora lei si era risposata. «Io ho avuto due figli. Ma era lui quello al quale non ne andava mai bene una. Se i due fratelli facevano qualche marachella, era lui quello che veniva preso con le mani nel sacco e che si faceva sgridare. Lui non diceva niente. La sola cosa che amava erano le auto, collezionava poster e modellini di vetture di ogni tipo», dice la donna. A 16 anni Simon vuole trovare lavoro come cameriere, come suo zio André che è «chef de rang» al Moulin Rouge di Parigi e che, un anno fa, gli ha offerto la sola vacanza della sua vita, una settimana in Marocco. Trova impiego come apprendista cameriere in un hotel a 30 km da Strasburgo. Appena compie 18 anni corre alla scuola guida e si compra una vecchia Fiat Panda: «Vi ha passato dentro più tempo che in casa. Diceva che quella era la sua casa. L'aveva decorata meglio della sua camera, era un vero palazzo», continua la madre. Poi Simon conosce Anai's, sua cugina prima. Iniziano a convivere, ma la mamma lo caccia di casa: «Ci sono cose che in famiglia non si fanno» si giustifica la donna. E lui va a dormire nella sua auto scintillante, più di una volta i poliziotti lo trovano sul bordo della strada. Intanto in lui si verifica una metamorfosi. Diventa svogliato sul lavoro. Un collega di sala ricorda: «Tanto era felice agli inizi, quanto si ò lasciato andare in seguito. Quando faceva qualche bestialità, non cercava di porvi rimedio. Ma per il resto non ò che lo conoscessi bene». Alla fine si licenzia dall'hotel, fa lavori saltuari. Nel settembre del 1992 trova ospitalità nel canapé di sua nonna, dove va a vivere con Anai's. Poi, lo scorso maggio, conosce Raymonde, un pilota amatoriale di buon successo, che ha fondato un club di radioamatori per l'assistenza radio durante le corse: Simon e Anai's si iscrivono. Raymond gli insegna qualche trucco di guida e Simon gli confida che un giorno anche lui avrà la licenza di pilota amatoriale. A giugno cede la sua vecchia Fiat e compra una Bmw d'occasione. «Era folle di gioia - ricorda Raymond -. poi il 31 luglio l'ho visto arrivare. Piangeva. Mi ha raccontato l'incidente. Mi ha detto che non poteva dimenticare lo sguardo di quell'uomo seduto sulla strada». Agosto, Simon lo passa nell'ufficio di polizia che si occupa degli incidenti. Cerca l'agente con i baffi che lo ha confortato la sera della disgrazia, si confida con lui, gli racconta le proprie traversie familiari. Gli dice di suo padre che è fuggito, e che forse non è giusto che lui sposi sua cugina Anai's. «Avevo l'impressione che si abbattesse sempre più - dice il funzionario -. Che non trovasse più incentivi. In quanto ad Anai's, non andava più a trovarla». Con la patente ancora sospesa, Simon non si sentiva più se stesso, aveva finito per ammettere al poliziotto che aveva paura di non poter più toccare un volante. Venerdì 1° ottobre è il giorno in cui Simon può riprendersi la patente. Ma non si presenta. Il giorno dopo ha previsto di andare con Raymond al circuito di Longwy, ma annulla l'appuntamento. Passa in magazzino a trovare Anai's per convincerla a coabitare in un appartamento solo per loro. Poi va in commissariato a chiedere del suo amico poliziotto, ma è assente, in permesso. La domenica resta coricato sul canapé della nonna tutto il giorno. Arriva la notte, sua nonna lo sente alzarsi, scrivere, piegare della carta. Spunta l'alba quando lui se ne va a piedi sulla strada di Schirmeck. Quando il funzionario di polizia arriva sotto il ponte, il 4 ottobre verso le 6 di mattina, il corpo è già stato ricoperto. Nessuno sa ancora chi sia. Un vigile del fuoco porta alla polizia il portafoglio del morto. «L'ho aperto e ne è caduta una foto di una Bmw bianca tutta dipinta. Mi son detto: "E' l'auto di Simon". E ho capito». Ma questa volta, lì vicino, non si era fermato nessuno. Florence Aubenas Copyright «Liberation» e per l'Italia «La Stampa» La tragedia di un giovane radioamatore vicino a Strasburgo Anche la sua vittima (un disoccupato) si era suicidata I tratto di strada fra Schirmeck e Strasburgo, dove è avvenuto il doppio suicidio

Persone citate: Agosto, André, Florence Aubenas, Moulin, Trova

Luoghi citati: Anai's, Italia, Marocco, Parigi, Strasburgo