L'iceberg islamico nel Mare d'Europa di Igor Man

L'iceberg islamico nel Mare d'Europa L'iceberg islamico nel Mare d'Europa ON l'inverno della disoccupazione arriva la grande paura. La paura dell'Isiàm. Smaltita la sbornia del consumismo che aggrava l'ignoranza perché i facili consumi allontanano dai giornali, dai libri, cominciamo ad accorgerci che non esistiamo solamente noi, che gli immigrati non sono soltanto vu cumprà, bensì la punta di un tremendo iceberg. Chiamato Sud: il Sud del mondo. Povero, arrabbiato. Fatto di gente che si sente tradita. Da noi: dall'Europa cioè. Non è da credere che dietro l'esplosione del fondamentalismo islamico ci sia una mano misteriosa, un "grande vecchio". L'esplosione rivela la presa di coscienza d'un rovinoso fallimento politico, quello del nazionalismo laico o laicizzante. La presa di coscienza ha una data: il 1967, subito dopo la guerra dei sei giorni che, con Nasser, triturò l'ideologia del riscatto arabo, in particolare, terzomondista in generale. Oggi, come nella metà del secolo XIX, quando nell'area mediterranea l'imperialismo europeo era al suo apogeo, in seno al mondo musulmano si scontrano due correnti di pensiero: una prospetta l'urgenza di «modernizzarsi», l'altra proclama la necessità di approfondirò, per recuperarli, i valori dell'Islam. La prima pensa che utilizzando gli «strumenti» del progresso europeo od occidentale (il razionalismo filosofico, lo spirito scientifico, la tecnologia, l'idea sovrannazionale) sia possibile uscire dal guado del sottosviluppo. «Modernizzarsi tenendo in una mano il computer, nell'altra il Corano», secondo la filosofia politica d'un uomo intelligente qual ò Hassan II del Marocco. Per la seconda, l'Isiàm ha in se stesso tutti gli elementi che consentono di rispondere alla sfida del software. La sola e unica riforma da attuare è quella del ritorno alla fede, meglio: alla sorgente della fede. Ma tutto ciò non spiega il tiro a segno sul turista che funesta l'Egitto mite e paziente; la caccia allo straniero, il sequestro degli «infedeli» in Algeria, alla maniera degli hezbollahi libanesi. Il turismo porta nelle casse d'un Paese dove nasce un bambino ogni trenta secondi più di tre miliardi di dollari l'anno. «Se quelli (cioè gli integralisti) non avessero ammazzato qualche turista non l'aI vremmo mai saputo. Dove so1 no andati a finire tutti questi gran quattrini?», si domanda l'immensa massa di egiziani miserabili, braccati dal pauperismo. E' dunque l'odio contro il governo corrotto che genera il nuovo estremismo islamico. E' l'odio contro il governo imbelle e corrotto che spinge i disgraziati senza speranza a proteggere gli integralisti. E quelli sparano nel mucchio non tanto perché mossi dall'odio verso il Dar al-Harb, il mondo degli infedeli, ma per mettere alle corde il regime, lo stesso Mubarak ch'è sì onesto ma avalla la repressione furiosa. Lo stesso discorso può valere per l'Algeria. Con una aggiunta: l'attuale tragedia è il proseguimento della guerra d'indipendenza. Allora era in giuoco la nascita di una nazione, oggi è in giuoco l'identità di quella nazione. Che, va detto ancora, non può riconoscersi in un establishment che pretende di mummificare l'ultimo regime socialista modellato sul calco di Berlino Est. Oggi in Algeria è in corso una guerra civile strisciante. Nessuno vuole ammetterlo ma così è. La tragedia è che lo stesso Fis (gli islamisti moderati), si trova in fatto scavalcato da una galassia di gruppuscoli armati. La società algerina è spaccata in due dopo l'irruzione del Fis or sono tre anni, mentre la classe politica agonizza dopo il golpe bianco dei militari, nel gennaio del 1992. Gli integralisti, come in Egitto, contano sulle pressioni di una Europa terrorizzata per trattare, ovvero vogliono tetanizzare il Paese pensando che l'asfissia economica possa provocare una intifada che travolga infine il regime militare. Nessuno è in grado di suggerir ricette o immaginai- soluzioni. Ma è certo che la tortura, la forca, il mitra non sono le risposte giuste a chi chiede «pane e lavoro». Il fondamentalismo nordafricano non è un problema di polizia. E' una storia euripidea. Igor Man lan |

Persone citate: Mubarak, Nasser, Povero

Luoghi citati: Algeria, Berlino Est, Egitto, Europa, Marocco