Il terrore irrompe al Grand Hotel

Il killer è un fanatico integralista, ma secondo il governo è soltanto un pazzo Il killer è un fanatico integralista, ma secondo il governo è soltanto un pazzo Il terrore irrompe al Grand Hotel Al Cairo: italiano in coma, 3 occidentali uccisi IL CAIRO. E' in coma Luigi Daga, il consigliere della Corte dei conti al ministero di Grazia e Giustizia colpito l'altro ieri sera alla testa e al braccio da un proiettile durante una sparatoria all'hotel «Semiramis International» del Cairo, in cui sono rimasti uccisi tre occidentali due americani e un francese - e ferite altre quattro persone. Il giurista, 46 anni, stava partecipando a un congresso internazionale sul codice penale. Ricoverato in un ospedale del Cairo, potrebbe essere trasportato a Roma già nelle prossime ore. Ad aprire il fuoco sugli stranieri sarebbe stato - ha reso noto il ministero degli Interni uno squilibrato musicista fallito, aggressivo, già internato per tre volte in ospedali psichiatrici dai quali è riuscito a fuggire. Ma gli attentati che dal 26 febbraio hanno fatto solo al Cairo una trentina di morti, firmati quasi tutti dagli integralisti islamici e diretti contro i turisti, hanno reso difficilmente accettabile la tesi di un atto isolato, tesi che le autorità hanno ogni interesse a sostenere per tentare di evitare un nuovo colpo all'industria turistica. «Sabir Mohammed Farahet Abu el Eia non appartiene ad alcuna organizzazione di stampo integralista», hanno detto gli inquirenti. «Nessuno ha rivendicato l'attacco». Ma la polizia ha dovuto ammettere che l'uomo «ha affermato più volte di voler vendicare i martiri musulmani della Bosnia». Impressionante il bilancio delle vittime: due businessman americani - Coby Hoffman, 44 anni e Robert Guidi, 45 anni - e il francese Fernand Boulan, 54 anni (ex preside della facoltà di legge dell'Università di Aix En-Provence. I feriti sono almeno cinque: oltre a Daga, l'americano Merrill Karrar (39 anni), il siriano Mohamed Akkad (55 anni) e due egiziani, tra cui un cameriere dell'albergo. In base alle prime ricostruzioni del ministero degli Interni egiziano, Abu el Ala, 29 anni, è entrato nell'albergo intorno alle 22,15 per poi dirigersi nella sala della «cafeteria» dove ha estratto una pistola e ha cominciato a sparare. Durante la sparatoria l'uomo ha più volte urlato «Allah Akhbar» (Allah è grande) e «kafir» (infedeli), accusando i presenti di bere alcolici «mentre i martiri musulmani muoiono in Bosnia». Che l'uomo, 29 anni, diplomato al conservatorio di musica araba, sia un fanatico religioso sembrano non esserci dubbi. Secondo alcune testimonianze, era tornato da poco da un soggiorno in Arabia Saudita, dove la religione musulmana assume toni rigorosissimi e la «Shariaa», la legge islamica, è severamente osservata. Per essere uno squilibrato hanno notato gli scettici - Saader sapeva davvero sparare. Invece di aprire il fuoco all'impazzata, i colpi della sua arma hanno fatto centro, mirati alla testa o al petto. Per cercare di ribadire la tesi della follia, il ministero degli Interni egiziano ha diramato una copia del certificato del congedo dal servizio militare del giovane - in anticipo di 10 mesi sui tre anni regolamentari - per «malattia mentale» e ha smentito anche che due persone «sospettate di complicità» siano state arrestate: la notizia aveva alimentato per tutto il giorno l'ipotesi di un complotto integralista. La strage all'hotel del Cairo ha messo in grave imbarazzo il governo egiziano e lo stesso Hosni Mubarak. Proprio l'altro ieri, il presidente egiziano, in visita negli Usa, aveva dichiarato che il suo governo «controlla saldamente la sicurezza». «La violenza sta diminuendo sempre più e l'Egitto è molto più sicuro di qualsiasi altro Paese nel mondo intero», aveva aggiunto, poco prima che le sue affermazioni venissero clamorosamente smentite dalla strage. E sempre l'altro ieri sera, nell'Alto Egitto un poliziotto veniva ammazzato da un commando della «Jamaa Islamiya» a 300 chilometri dal Cairo. Dall'inizio dell'anno, le vittime degli integralisti nella provincia di Assiut sono state 14. Il governo francese, intanto, ha consigliano ai turisti francesi che si recano in Egitto di «prendere alcune precauzioni». «Noi consigliamo di prendere alcune precauzioni - ha detto il portavoce del ministero degli Esteri francese, Richard Duquè - in particolare di non allontanarsi dai circuiti turistici tradizionali e di evitare tutta la regione di Assiut». [e. st.] israele CAUCASO [EX URSS] INDIA CINA [SINKIANG] m AFGHANISTAN SOMALIA ALGERIA TUNISIA FILIPPINE SUDAN KENIA EGITTO DI ALLAH . IL CONTAGIO \- :: ISLAMIC0 X*^ lìmi

Persone citate: Coby Hoffman, Daga, Fernand Boulan, Hosni Mubarak, Luigi Daga, Merrill Karrar, Richard Duquè