Rivolta contro i vertici Rai

10 I giornalisti Tgl: riforma cominciata bene, ma interrotta Rivolta contro i vertici Rai E il Senato taglia «Telepiù 3» ROMA. Giornata del silenzio ieri ai giornali Rai radio c tv, per lo sciopero proclamato dall'Usigrai, mentre il Senato vara in extremis il decreto sull'emittenza che taglia via Telepiù 3 ma aumenta a tre anni il tempo per passare dall'etere al cavo e al satellite. Notiziari ridotti al minimo, saltati lo «Speciale coppa» e, alla radio, «Tutto coppa minuto per minuto». Motivo ufficiale dello sciopero: l'ipotesi di cessione di una rete televisiva avanzata dallo stesso presidente Demattè in una recente intervista, che, secondo l'Usigrai, «rischia di togliere credibilità a tutti gli accordi sottoscritti dal sindacato nelle scorse settimane». Ma al di là delle preoccupazioni per il posto di lavoro, che l'eventuale futura vendita di una rete creerebbe, i giornalisti Rai non hanno apprezzato né le ultime nomine, né i dettagli del piano proposto dal tandem Demattè-Locatelli. Con varie motivazioni e sfumature. Quelle del Tgl le ha precisate ieri un duro comunicato di adesione allo sciopero votato all'unanimità da un'affollata assemblea. I giornalisti parlano di «riforma cominciata bene e poi interrotta», di «mancato superamento della tripartizione delle testate televisive». Richiamano i vertici della Rai al loro compito «che non è quello di mettere in discussioe il numero delle reti, ma di legittimare la Rai, risanarla, e fare nomine dirigenziali credibili, oltre a impostare una programmazione prestigiosa». E i dissensi interni al sindacato? E la lettera contro lo sciopero, che si diceva avesse raccolto 40 firme proprio al Tgl? «Mai esistite», precisa il rappresentante del cdr Giulio Borrelli. Le uniche voci contrarie, ieri sono state quelle di Angela Buttigliene e del vicedirettore Giovanni Raviele. Ma il loro documento «alternativo», che in pratica sfiduciava l'Usigrai chiedendo un congresso straordinario subito, ha raccolto solo due voti oltre ai due dei proponenti. All'estremo opposto Grl e Gr2, che poco hanno gradito l'unificazione dei Gr e scavalcano il sindacato, e giornalisti del Televideo preoccupati di finire sotto una direzione «marketing» che ne snaturasse il carattere di testata. Ieri, il Gr2 si è unito alla proposta del Grl di un «blackout» informativo nei prossimi giorni. Non notiziari sommari ma silenzio assoluto. Una protesta più dura del nuovo sciopero «simbolico» annunciato dall'Usigrai (andare in onda lo stesso, ma segnalando i dissensi e devolvendo simbolicamente gli stipendi al risanamento della Rai) e accettato dal Tgl. Aria più tranquilla al Tg3, dopo le bufere dei giorni scorsi. L'assemblea ha aderito allo sciopero ma ha apprezzato le dichiarazioni del neodirettore Giubilo, che ha annunciato di voler mantenere la «linea aggressiva e di opposizione» del suo predecessore, sia pure spogliata di «quelche partigianeria». E ha assicurato di aver ottenuto garanzie sul mantenimento del palinsensto e dell'organico. Corredino Mineo sarà vicedirettore. E Italo Moretti sarà l'editorialista di punta, «il nostro volto», ha spiegato Giubilo. Chi rischia di restare fuori da ogni gioco è Robeito Morrione. La sua lettera di protesta, affissa in bacheca, ha suscitato ironia fra i colleghi e ostilità dai vertici Rai. Sfumata definitivamente la vicedirezione Tgl, sembrerebbe orientato a lasciare la Rai. [m. g. b.] Approvato il decreto sulle frequenze Altri tre anni prima del satellite Il presidente della Rai Claudio Demattè

Persone citate: Angela Buttigliene, Claudio Demattè, Demattè, Giovanni Raviele, Giubilo, Giulio Borrelli, Italo Moretti, Locatelli, Morrione

Luoghi citati: Roma