La boxe è suonata abolito il pareggio

INVENTATO UN PERICOLOSO TIE BREAK E intanto Rosi invecchia senza combattere La boxe è suonata abolito il pareggio INVENTATO UN PERICOLOSO TIE BREAK LA Ibf, uno dei quattro organismi che si dividono il controllo del pugilato mondiale, ha preso una sconcertante decisione che contrasta con le giuste misure di cautela adottate dopo l'ultimo incidente mortale a livello di campionato del mondo che ebbe come vittima, undici anni fa, il sudcoreano Deuk Koo Kim. Bobby Lee, presidente dell'Ibf, sulla spinta dello scandaloso verdetto di parità sanzionato un mese fa per la sfida tra Whitaker e Chavez, ha deciso che la sua organizzazione, a partire dal match per il titolo dei pesi welters tra il portoricano Trinidad e lo statunitense Stephenson non accetterà più il pareggio. Se al termine dei dodici rounds il verdetto della giuria decretasse una parità, si disputerebbe un «tie break» di tipo tennistico: un 13° round e poi avanti ad oltranza fino a quando il cartellino dei giudici non vedrà prevalere uno dei due. I dirigenti dell'Ibf sono chiaramente impazziti. Si è detto e si è fatto tanto per cercare di limitare i rischi della boxe anche riducendo la durata degli incontri. Da anni ormai i campionati del mondo si disputano sulla distanza delle dodici riprese anziché su quindici rounds come fino al 1982, perchè si è legittimamente pensato che alla distanza il fattore stanchezza potesse allentare i riflessi ed accentuare la vulnerabilità dei pugili. Senz'altro solo un palliativo perché un dramma si può verificare anche prima del 12° round se non si sono osservate determinate misure cautelari, soprattutto per quanto riguarda il rigido controllo dell'idoneità fisica dei pugili. Ma se non altro questo era un tentativo per salvaguardare la vita dei pugili. Ora è stato fat¬ to questo passo indietro, una follia suggerita solo da un verdetto sbagliato,.senza tener conto che questa decisione è presa sulla pelle degli altri. Intanto, sempre per quanto riguarda il pugilato, questa volta italiano, c'è da registrare la sconcertante vicenda di Gianfranco Rosi, il trentaseienne detentore del titolo mondiale dei medi junior versione Ibf. Dopo il match del gennaio scorso ad Avoriaz contro il francese Delé, quattordicesimo incontro per il titolo, il pugile umbro non è più salito sul ring. Scontento delle prospettive economiche offertegli dall'organizzatore Renzo Spagnoli (poi scomparso), Rosi ha voluto diventare impresario di se stesso, andando direttamente a trattare con il più spregiudicato degli organizzatori americani, Don King. Il passato turbolento di questo signore (qualche anno in galera per tentato omicidio) si riallaccia ad un presente che lo vede indicato dai giornali per collusione con la malavita e accusato di aver plagiato e derubato il più famoso dei suoi amministrati, Mike Tyson. Come organizzatore, i «bidoni» da lui tirati ai pugili non si contano: domandarlo fra gli altri al nostro Damiani, imbavagliato da un contratto di esclusiva che lo ha bloccato a lungo, con l'unico ingaggio importante arrivato quando il gigante di Bagnacavallo si sentiva ormai moralmente un ex pugile. Eppure Rosi si è fidato del re dei bugiardi ed ha sottoscritto un contratto di 300 mila dollari più il contributo della tv italiana per una difesa del titolo da disputarsi in America contro il picchiatore Vincent Pettway, con la prospettiva per il vincitore di misurarsi poi con il fuoriclasse Terry Norris, campione per il Wbc. Ma i mesi sono passati e le promesse scritte sul contratto da Don King si sono rivelate carta straccia: ha detto di non aver capito, che c'era stato un equivoco sull'accordo finanziario con Rosi, che a quelle condizioni lui era costretto a rinunciare ad ogni impegno, lasciando il nostro campione al punto in cui era partito dall'Italia. Ora la sfida mondiale con Pettway va all'asta e, visto che l'Italia dopo il voltafaccia della Rai-tv è diventata terra bruciata per i pugili, Rosi dovrà accettare di battersi all'estero senza poter dettar legge sulla borsa. Per tentar di spuntare almeno una sede amica, il pugile umbro si è rivolto in Francia, ai fratelli Acariès, ma non ha ancora ricevuto proposte concrete. E intanto il tempo passa e, a 36 anni compiuti, passa molto in fretta... Gianni Pigliata

Luoghi citati: Bagnacavallo, Francia, Italia