E Venezia s'esalta per la Juve di Bruno Bernardi

E Venezia s'esalta per la Juve E Venezia s'esalta per la Juve Tutto esaurito sperando nel miracolo VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Arriva la Signora e, per una notte, Venezia s'innamora del calcio. Il vecchio, anacronistico, ed ai limiti dell'agibilità, stadio Sant'Elena scoppierà di tifo. Esauritissimo in poche ore già lunedì sera, con code ai botte.ghini come al tempo di guerra davanti ai negozi di generi alimentari, quando i neroverdi di Mazzola e Loik, futuri campioni leggendari del Grande Torino, vinsero la Coppa Italia battendo in finale la Roma: 15.500 spettatori, per un incasso record di 410 milioni di lire, un migliaio di biglietti falsi e bagarini al lavoro ■con prezzi da capogiro. E' l'effetto-Juve, ma anche ■quello del sorprendente 1-1 dell'andata al Delle Alpi. E per Pietro Maroso, fratello di Virgilio scomparso a Superga, è come un 'derby: «Sono di fede granata e, :nel calcio, non è detto che una fuoriserie vada più forte di un'utilitaria». Lo pensa anche Pietro Mariani, ex ragazzo del Filadelfia, ex mancato erede di Paolino Pulici ed ora libero e capitano del Venezia. Sta lottando con un leggero attacco influenzale ma a nessun costo vuole mancare all'appuntamento con la Juve. Maroso, aiutante di campo di Gian Pietro Ventura, l'allenatore che lavora in... semiclandestinità essendosi iscritto in ritardo al supercorso di Coverciano, ha un precedente in suo favore, risalente al '67, come capitano del Varese: «Scegliendo testa, feci fuori per sorteggio, dopo i sup¬ plementari, la Juve al Comunale proprio in Coppa Italia. Come compagni avevo il compianto Armando Picchi e Riccardo Sogliano». Sogliano attuale ds veneziano sorride all'idea di una sensazionale qualificazione: «E' già stato bellissimo pareggiare a Torino». Basterebbe lo 0-0 ma Ventura giura che il Venezia proverà a vincere: «Poi, magari, non faremo un tiro in porta». Venezia vive l'avvenimento in modo atipico. Neppure un tifoso all'ultimo allenamento sul fango del Baracca di Mestre, finalmente sotto il sole dopo tanta pioggia. Indifferenza? No, abitudine, costume. Ventura fa notare che neppure la domenica, a parte i 90' durante i quali il pubblico applaude o disapprova, c'è la possibilità di dialogo. Stasera, come accade dall'87, quando il Venezia si fuse con il Mestre, inaugurando una maglia bianco-nero-verde-arancione che riassume i colori delle due società, ci saranno due maniere di tifare contro la Juve: chi griderà «Venezia» e chi «Unione». E' un'altra delle singolari contraddizioni di un club che non è un'isola tranquilla come sembra. Le polemiche sono sempre in agguato. Come i cambi di allenatore che hanno caratterizzato le ultime stagioni per la volubilità del presidente Maurizio Zamparmi, dimessosi dopo lo 0-2 «a tavolino» legato al «caso Conte» (si spera nella Caf), ma ancora «paron» del Venezia a pieno titolo. Il Venezia, ogni tanto, fa parlare di sé, fuori dal campo. Basti ricordare la scoperta dell'acquisto del portiere-fantasma Palestra dal Torino. Ma anche in campo, dopo il pareggio con la Juve. L'ambizioso Zamparini tratta l'ingaggio di una punta in cambio di Bonaldi e sogna la Serie A. Un'utopia con la media spettatori, nelle partite casalinghe, di 5-6 mila, compresi 1400 abbonati, che fanno finire in rosso i bilanci di gestione? Ma Zamparini, facoltoso proprietario dei Mercatoni Zeta, mette mano al portafogli e risana il deficit. Finché paga Pantalone... Bruno Bernardi Ventura, il tecnico del Venezia