Diego: brutta la castità

Abatantuono parla di S. Giuseppe in «Per amore, solo per amore» Abatantuono parla di S. Giuseppe in «Per amore, solo per amore» Diego; brutta la castità «Via da Salvatores per autonomia» ROMA. Per lanciare il film «Per amore, solo por amore» Aurelio De Laurentiis, produttore all'americana che niente trascura e niente ignora, ha voluto, oltre ai soliti trailer-tv, anche delle «avanpresentazioni», filmini da 90 a 15 secondi, girati a Cinecittà con Diego Abatantuono. E' su Diego Abatantuono, vero protagonista del film, che la produzione ha deciso di puntare. Seduto su un tronco d'albero, con la sua bella faccia antica e stupefatta, Diego Abatantuono è apparso, da metà settèmbre, più e più volte in televisione per lanciare un messaggio che si concludeva sempre con la stessa frase: «Il mio nome è Giuseppe. San Giuseppe. Sono il padre di Gesù. Padre? Quasi». «Per amore, solo per amore» è infatti la storia della Sacra Famiglia: Giuseppe, Maria e il Bambino, raccontata però come fosse una famiglia nonnaie, una famiglia nella quale al marito pesa, e pesa molto dover vivere in castità a fianco della propria moglie perché lei è la madre del figlio di Dio. Restarle accanto, crescere con lei il figlio, aiutarla, sono compiti che l'uomo Giuseppe accetta perciò di compiere non per lede divina ma solo per amore passionale, sublimando il suo sentimento fino a perdersi nella follia. «Per amore, solo per amore» ò un progetto vecchio di dieci anni. Il libro lo scrisse Pasquale Festa Campanile, vincendo anche un Campiello, nell'83. De Laurentiis ne aveva acquistati i diritti cinematografici. Poi nell'86 Festa Campanile morì e il progetto fu accantonato perché non era facile trovare un regista dalla mano leggera, capace di raccontare in questa prospettiva la storia più famosa del mondo. Un anno fa l'idea di affidare il film a Giovanni Veronesi, scrittore, sceneggiatore dei film di Nuli, autore solo di un piccolo film sull'infanzia. Con Ugo Cìnti Veronesi ha riscritto il libro mantenendo il massimo rispetto per i personaggi del Vangelo, attento a non disturbare la sensibilità dei cattolici. Non ci dovrebbero essere quindi le proteste che si ebbero per «Je vous salue Marie» di Godard o per «L'ultima tentazione di Cristo» di Scorsese. Due cose hanno colpito molto Veronesi. «La prima è che questa Sacra Famiglia, immagine simbolica di tutte le famiglie cristiane, è in realtà formata da una donna che ha avuto un figlio da Dio, da un uomo che è solo un padre putativo e da un bambino che appena cresciuto abbandona i genitori per seguire il suo destino. La seconda, più complessa, è che da questo racconto si ricava il suggerimento che i genitori, tutti i genitori, sono gli unici esseri umani capaci di cancellare la loro storia per far posto alla storia dei figli. A qualunque prezzo». Girato interamente in Tunisia, per il colore giallo della sua terra, il film è interpretato, oltre che da Abatantuono, da Penelope Cruz, quella di «Prosciutto Prosciutto», nella parte di Maria, Alessandro Hàber in quella di un servo muto, Stefania Sandrelli nel ruolo di una prostituta. Per essere a Roma alla presentazione di «Per amore, solo per amore» Diego Abatantuono ha interrotto la lavorazione del nuovo film di Mazzacurati «Il toro» che sta girando in questi giorni nel Polesine. Poi vorrebbe fermarsi perché da spettatore sostiene che non gli piace vedersi troppo al cinema. Abituato a rispondere con battute rapidissime, violentemente contrario a prendersi sul serio, sfottente come sanno esserlo solo i compagni di scuola, ha risposto divertito ad ogni domanda della conferenza stampa. Anche le più peregrine. Che sapeva di San Giuseppe prima di questo film? «Niente. Lo vedevo nel presepe a Natale e poi spariva alla Befana». Le è parso difficile interpretare un santo? «Se Giuseppe fosse stato un santo vero mi sarebbe sembrato difficUissimo. Ma siccome Giuseppe non faceva miracoli e non sapeva di essere santo è stato molto facile». Cosa la preoccupava? «La lingua. Mi chiedevo continuamente: Come parlerò con la Madonna? Poi mi hanno raccontato che Giuseppe parlava una lingua simile al milanese e allora è andata». La cosa che l'ha più divertita? «Vedere Alessandro Haber, uno che nella vita non smette mai di parlare, costretto a recitare la parte di un muto. Peccato che fuori scena, poi, si sfogasse a recuperare». Quelli di Giuseppe sono panni pesanti da portare? «Direi di sì. I costumi che mi hanno fatto sono belli ma pesantissimi». Conosceva Penelope Cruz? «No. Ma è straordinaria. Un talento naturale. Solo che parla spagnolo. La prima volta che abbiamo recitato insieme sono scoppiato a ridere». L'ha offesa che Veronesi, commentando le scene d'amore tra lei e la Cruz, abbia preso a paragone la Bella e la Bestia? «No. Anche perché la Bestia quando diventa uomo ha una faccia talmente da coglione». Che effetto le ha fatto «Sud» di Salvatores? «Strano. Il film è bello ma aspettavo di vedermi e invece non c'ero». Perché vi siete separati? «Per avere una nostra autonomia». Come mai non ha voluto che questo film uscisse a Natale? «Perché quella di Natale mi pare una gara di cavalli». [si.ro.] Accanto alla Cruz che ha il ruolo della Madonna: «E' bravissima ma quando parla mi fa ridere» Victoria Abril prende in giro il mercato senza morale delle tragedie umane Diego Abatantuono e Stefania Sandrelli in «Per amore, solo per amore» A fianco: Penelope Cruz Victoria Abril, donna telecamera in «Kika» di Pedro Almodóvar

Luoghi citati: Roma, Tunisia