Falcone braccio di ferro sul film

Soppressi dal produttore 3 minuti di scena del viaggio del magistrato in Usa. Ferrara: ha obbedito alle pressioni del ministero Soppressi dal produttore 3 minuti di scena del viaggio del magistrato in Usa. Ferrara: ha obbedito alle pressioni del ministero Falcone, braccio di ferro sul film 77 regista si ribella a un taglio e chiede il sequestro A destra il regista Giuseppe Ferrara. Nella foto grande il pentito di mafia Tommaso Buscetta. Nel film «Giovanni Falcone» è stata tagliata la scena del presunto incontro con il magistrato ucciso ROMA. Nuova bufera sul film di Falcone. «Il produttore Giovanni Di Clemente ha arbitrariamente amputato 3 minuti del film che risulta, di conseguenza, considerevolmente danneggiato», hanno dichiarato il regista Giuseppe Ferrara e la sceneggiatrice Armenia Balducci, i quali hanno immediatamente incaricato l'aw. Nicolò Paoletti di chiedere il sequestro della pellicola a tutela della libertà di espressione e del diritto morale d'autore. «Nel film - spiegano gli autori dopo le immagini dell'omicidio di Salvo Lima, la soppressione delle scene del viaggio in Usa di Falcone, del suo colloquio con il pentito Tommaso Buscetta e del successivo colloquio fra il giudice e la moglie, cambia a tal punto il senso del film che l'eliminazione di Lima sembra opera indiretta di Falcone e Borsellino. Nella versione tagliata, infatti - precisano Ferrara e la Balducci -, i due magistrati compaiono sullo schermo subito dopo l'esecuzione del parlamentare siciliano e affermano "essere caduta l'impunità dei mafiosi"». «La censura operata dal produt- tore Di Clemente assume, però, una rilevanza ancora più grave in quanto - affermano gli autori del film - è stata provocata da un indebito intervento di funzionari della Direzione affari penali del ministero di Grazia e Giustizia i quali, dichiarandosi emissari della famiglia Falcone, hanno convocato al ministero il produttore facendo su di lui pressioni di ogni tipo: dalla minaccia di sequestro del film a una ventilata conferenza stampa della vedova del giudice che avrebbe invitato gli italiani a non andarlo a vedere; da un riferito parere del Presidente del tribunale di Caltanissetta Tinebra che non avrebbe gradito le sequenze in oggetto perché di intralcio alle inda¬ gini sulla strage di Capaci, fino all'esibizione, addirittura anticipata attraverso un fax del ministero di Grazia e Giustizia, di documenti di vario genere tra cui anche uno riservato. Si tratta - precisano Giuseppe Ferrara e Armenia Balducci del prot. 4/93 datato 8/1/93 inviato dalla Procura della Repubblica di Palermo alla dottoressa Liliana Ferraro, funzionaria del ministero stesso, che ha per oggetto i "pretesi contatti fra Giovanni Falcone e il pentito Tommaso Buscetta"». Sul film è intervenuta Maria Falcone, sorella del giudice: «Ho dato mandato ai miei legali di impedire che nel film il regista Ferrara rappresentasse la circostanza, assolutamente falsa, del viaggio di mio fratello negli Usa dopo la morte di Lima per interrogare Buscetta. Tale circostanza, prospettata come vera, offende profondamente la memoria di Giovanni che mai ha compiuto attività di indagine illegittima. Ho inviato con mia sorella Anna una lettera agli avvocati del produttore ed ho incaricato persona di mia assoluta fiducia, che è stata molto vicina a Giovanni, di seguire personalmente la vicenda». Maria Falcone ha poi commentato una dichiarazione del regista Ferrara che ha accusato di censura il produttore e di aver ceduto alle «pressioni» da parte dei funzionari del ministero i quali avrebbero anche mostrato una documentazione riservata. «Nessun documento riservato è stato utilizzato, bensì documentazione in mio possesso già nota alla stampa ed agli atti del Parlamento e ciò non di meno sistematicamente ignorata dal regista Ferrara per ragioni incomprensibili». «Il documento cui il regista Ferrara fa riferimento - prosegue Maria Falcone - venne utilizzato dal ministro Martelli in un comunicato stampa per rispondere ad un'interrogazione parlamentare dell'onorevole Carlo Palermo sempre sul viaggio in Usa. Ho autorizzato i miei legali - conclude Maria Falcone - a far uso di tali documenti nelle azioni giudiziarie da intraprendere a tutela della verità e della dignità professionale di Giovanni. Le indebite pressioni riferite dal regista sono frutto di una sua personale e bugiarda interpretazione dei fatti». Replicano il regista Ferrara e la sceneggiatrice, ricordando che «esistono prove molto consistenti che esso si sia verificato. Lo affermano ben tre giudici di New York: Charles Rose, Dick Marty e Terry Byrne e anche il documento, firmato dal Procuratore di Palermo Aliquò, non è conclusivo tanto che afferma che "le indagini sono tuttora in corso"». [r. cri.] La sorella del giudice «Ha inventato questo episodio»