Caos a Orly «qui torna il '68» di Enrico Benedetto

Continua il blocco dei dipendenti Air France. Il 77% dei francesi: protesta giusta Continua il blocco dei dipendenti Air France. Il 77% dei francesi: protesta giusta Caos a Orlv, «avi torna il '68» 7/ ministro: non è uno sciopero, è una rivolta PARIGI dal nòstro CORrFsPONDENTE «Altro elio sciopero, ò una rivolta». Il martedì nero di Air France, con Orly e lo Charles De Gaulle nella paralisi totale suj',geriscc al ministro Bossoli cupe rimembranze. Per esempio il Maggio '68, che invocava ieri in prima pagina l'«Herald Tribune» per commentare l'affanno che sembra pervadere negli ultimi giorni l'esecutivo francese. Ancora più impietoso, il «Wall Street Journal» evoca la «resa» di cui sarebbe protagonista Balladur. Per il «Financial Times», che appaia sferza e humour, la retromarcia governativa sulle ristrutturazioni Af ricorda «una crisi nervosa in volo». Ricapitoliamo. Dinnanzi a uno sciopero che entrerà oggi nel sedicesimo giorno, la compagnia sulle prime non reagisce. Sa che eliminare quattromila impieghi e ridurre le paghe per uscire dal gigantesco passivo aziendale solleva inevitabilmente il mugugno. E poi, in definitiva, solo i magazzinieri paiono voler seguire la linea dura. Ma attorno quel nucleo coagulerà man mano le altre categorie, compresi - ieri - i piloti. E da una settimana ormai gli scali parigini sono quasi tabù per Air France, mentre British Airways, Lufthansa, Alitalia 8- C. stipano i loro jet fino all'ultimo strapuntino. Insomma, i danni e le beffe. Bosson predica il rigore. «E' l'unico sistema per salvare la maison» dice, appoggiando con forza Bernard Attali, il proconsole dell'amministrazione francese che regna su Af. Ma Balladur lo spiazza. L'inflessibile Lord Edouard scopre che anche i lavoratori possono avere ragio- ne e fa balenare aperture. Paventi o meno una sollevazione come quella di 25 anni fa, ce lo dirà la storia. Nell'attesa, Bossoli si adegua. Non pago di correggere la rotta, finisce per invertirla. Cogliendo di sorpresa i leader sindacali medesimi, silura Attali (terrà compagnia al fratello Jacques, espulso non senza ignominia mesi orsono dalla Banca per gli investimenti nell'Est europeo, che dirigeva), estrae dal cilindro un piano soft, e assicura che le restrizioni salariali più choc non avranno luogo. Sarebbe legittimo attendersi una tregua. Invece no. Christian Blanc, il nuovo amministratore, suscita diffidenza fra le maestranze. Viene dalla società pubblica che gestisce il metrò, altro cronico focolaio di scioperi (la riprova ieri, con diverse linee kappaò per agitazioni varie). La Cgt, filo pcf, scaglia il proclama: lotta continua. I magazzinieri, implacabili come un'avanguardia bolscevica, rincarano la dose rilanciando gli scioperi. Solo Fo, un'organizzazione moderata, vorrebbe riprendere il lavoro. Per Balladur ò la doccia scozzese. Che altro dovrebbe promettere? Estremo oltraggio, lunedì Mitterrand gongolava in tv sul passo falso - il primo - della maggioranza conservatrice. Nel bocciare le drastiche misure Attali, i dipendenti Air France mostrerebbero (a suo avviso) «buon senso». Ma le autorità, butta lì, appaiono semmai «deboli». Così ieri pomeriggio il misero Bosson ha dovuto alambiccare una replica dal sapore amletico: «E' debolezza o intelligenza, comprensione dell'essere umano?». Ah, saperlo. Mentre il re¬ sponsabile dei Trasporti filosofeggiava, un'allegra manifestazione ha invaso Roissy e Orly. Striscioni, slogan, musica. Oltre cinquemila dimostranti. Li contagia una diffusa incredulità per le concessioni e la speranza che dopo il primo successo arrivi l'apoteosi. «Perché dovremmo smettere se abbiamo vinto?» ride un quadro Cgt. Insomma, è come se dietro l'angolo ci fosse il Palazzo d'Inverno, non la grigia banlieue novembrina. A nutrire uomini e donne in sciopero provvede la Coordination Rurale, gli agricoltori più velenosi su Blair House, quelli che non esitano a interrompere le strade e riversare letame sulle prefetture per ribellarsi ai diktat comunitari o americani. La scena rallegra i fotografi: Terra e Cielo che si toccano, baschi da Francia profonda e mostrine da steward uniti nell'abbraccio. Ma l'Hotel Matignon non ride. Contadini, pescatori, ferrovieri, camionisti, aeroportuali... sono altrettanti fantasmi di una parcellizzazione sociale le cui singole categorie da sole possono mettere in ginocchio la nazione. Figuriamoci unite. Oggi un sondaggio del settimanale «Globe» rivela che il 77 per cento dei francesi è d'accordo con chi sciopera in difesa del posto di lavoro. E qui torna, inconscio o meno, il riflesso del '68. Edouard Balladur voleva disinnescare la bomba Air France, ma dal timer continua a giungere imperterrito il sinistro ticchettio. Un sudore freddo s'impadronisce del povero artificiere. Domani o giovedì, magari, l'incubo sarà finito. Ma il Paese si riscopre vulnerabile come non mai. Enrico Benedetto Dimostrazione del personale Air France all'aeroporto parigino di Orly

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