La satira a scuola da Goebbels
Scandalo in Germania per una caricatura sullo «Spiegel» I'','h :ìiHUlUìt, jg&a POLEMICA. Scandalo in Germania per una caricatura sullo «Spiegel» La satira a scuola da Goebbels Disegni un uomo-bestia? Sei nazista BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Fin dove può spingersi la satira? Qual è il confine delle convenienze e del buongusto, del lecito e della trasgressione? Molto dipende - anche - dalle circostanze storiche, dall'ambiente, e naturalmente dall'obiettivo di caricature e sarcasmi. Che cosa vuol dire satira, dunque, quando la vittima è un ebreo polacco sopravvissuto al Ghetto di Varsavia, e a raffigurarlo con il corpo del bulldog inferocito e intento a fare a brandelli i libri è - in copertina - il principale settimanale politico tedesco, lo Spiegel? Vuol dire che «è uno scandalo» e che pare di essere «tornati ai tempi del Terzo Reich e del nazismo», risponde allarmato e offeso l'oggetto dell'oltraggio, Marcel Reich-Ranicki, a settantatré anni il critico letterario più noto, più temuto e più autorevole in Germania. Noto per le sue stroncature e per i metodi che lo Spiegel paragona a quelli del rullo compressore, ma capace di far salire vertiginosamente le tirature o di bloccarle, con un semplice riferimento - benevolo o stizzoso all'opera. In grado di far dire agli autori più giovani, citati magari di sfuggita in una recensione: «Scrive su di me, dunque sono». E rimasto praticamente senza amici, secondo il settimanale, per via della sua ferocia critica: «Lo scrittore Sigfrid Lenz è l'unico che non si è allontanato da lui, perché ReichRanicki non ha mai commentato un suo libro». A parte i giudizi espressi nell'articolo - anticipati con ironia forse affettuosa dal titolo di copertina, «Lo Stroncatore» - la caricatura del mastino affamato e dal volto umano sembra un diretto richiamo a Goebbels e alle abitudini del suo ministero della Propaganda. Per questo Reich-Ranicki si è infuriato: «Ho trovato il titolo vergognoso e indegno... In Germania, dopo il Terzo Reich, è una infamia rappresentare una persona sotto forma di animale». E c'è spunto anche per una polemica, velenosa e aspra, sulla professione, le sue fortune e la sua immagine: «In nessun altro Paese al mondo la critica è così diffamata come in Germania. In nessun altro Paese è stata proibita dal governo, come è avvenuto durante il Terzo Reich. In nessun altro Paese è stata diffamata come una specialità ebraica. E' una tradizione tedesca che Goebbels ha sviluppato perché, voglio ricordarlo, al tempo della Repubblica di Weimar la maggior parte dei critici, di fatto i principali critici, erano tutti ebrei». E «per i lettori dello Spiegel, il critico è ormai un botolo che morde ai polpacci». Fu proprio Goebbles a voler raffigurare Churchill come un mastino dal volto umano sullo Stùrmer, nel 1940. Per la verità, in Germania il motivo del critico «mangialibri» è più antico: frequenti erano le caricature che lo raffiguravano così, nel secolo scorso. L'indignazione di Reich-Ranicki ha raccolto vasta solidarietà, fra i colleghi e i lettori dello Spiegel, e la polemica sulla scelta del settimanale è subito esplosa. Ha commentato il critico letterario della Sùddeutsche Zeitung, Joachim Kaiser: «La caricatura del critico visto come un cagnaccio avrà certo rallegrato tutti i benpensanti anti-intellettuali e gli anti-illuministi, e avrà soddisfatto i risentimenti antisemiti. I lettori più anziani si ricorderanno forse delle caricature antisemite dello Stùrmer. Naturalmente si può e spesso si deve dissentire da Reich-Ranicki. Ma - si chiede ancora Kaiser - un settimanale riesce a vergognarsi? Nel caso ci riesca, sarebbe assolutamente necessario lo facesse, dopo la rozza raffigurazione di Reich-Ranicki». Emanuele Novazio Fu proprio il ministro per la Propaganda del Reich a raffigurare Churchill con il corpo di un mastino :•;./• \ /• \ I'','h :ìiHUlUìt, jg&a ©Ber I Kritikei Marcel Rameici La piovra pontifìcia dell'«Avanti!>. (1901). A destra la copertina incriminata dello «Spiegel» Mussolini-maiale sull'ltalia-asino, un vecchio disegno del «Don Chisciotte». Sopra una vignetta di Forattini su Occhetto
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