Mogadiscio la battaglia dei clan di V. Tess.

Decine di morti nello scontro Aidid-Mahdi, i Caschi blu non intervengono Decine di morti nello scontro Aidid-Mahdi, i Caschi blu non intervengono Mogadiscio, la battaglia dei clan Andreatta critica la «ritirata» americana MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Mogadiscio brucia? La voce di Mohammed Farah Aidid, il generale degli Hawiya-haber ghidir, rimbalza beffarda dal nascondiglio in pieno sole, quello che gli americani non hanno saputo o voluto trovare. Mogadiscio brucia. E pare l'inizio di un nuovo capitolo della lacerante guerra di potere combattuta fra lui e l'altro satrapo, Ali Mahdi Mohammed, degli Hawivaabgal, presidente ad interim. Nelle strade fantasma di una città distrutta si è sparato per ore, ieri, e ora tutti diranno di aver vinto. Il bilancio, approssimato e per difetto, è pesante anche se ognuno nasconde i propri morti e i propri feriti: da Nord, zona di Ali Mahdi, dicono di aver perduto nove uomini e 50 feriti, mentre gli altri avrebbero avuto 21 morti e una valanga di feriti; da Sud ribattono duri che il «nemico» ha ricevuto una pesante lezione: loro, gli aber ghidir, sono sicuri di aver fatto fuori almeno 50 persone e averne ferite chissà quante; sulle proprie perdite nessuna notizia. Nell'ospedale della Croce Rossa internazionale e nel Forlanini, della cooperazione italiana, sono stati portati due giovani, i corpi crivellati dai proiettili: per i chirurghi non c'è stato niente da fare. Altri tre, i kalashnikov stretti in pugno, son stati visti crollare a terra, raggiunti da raffiche di mitra o schegge di granate. Ma i corpi devono ancora recuperarli. Altri feriti son stati portati nel poliambulatorio del contingente italiano Ibis, di fronte alla vecchia ambasciata, e Ali Mahdi ha ringraziato per il soccorso. Il pretesto per ritirar fuori la ferocia era una manifesatione in appoggio alla pace che abgal e aber ghidir dissidenti volevano fare, soprattutto per dimostrare la malafede del «nemico». La manifestazione avrebbe dovuto tenersi lungo la linea verde per finire nella zona Sud, dove il generale si nasconde e domina. Un progetto rischioso, tantopiù che Aidid aveva fatto sapere di non aver intenzione di tollerarla. E dall'Unosom si era tentato di far cambiare idea agli abgal. Fatica sprecata, naturalmente. «E' necessario manifestare a tutto il mondo che i somali vogliono la pace», hanno risposto gli «elders», che dovrebbero essere i saggi, all'ammiraglio Jonathan Howe che consigliava caldamente prudenza. Anche a costo della guerra? Anche. E Aidid? Si fregava le mani per l'occasione offertagli su un piatto d'argento di tornare in primo piano e sul suo terreno preferito: la battaglia. «La voce del popolo somalo», la radio clandestina che trasmette ogni sera alle 20, aveva ironizzato: «Se i nostri fratelli di Mogadiscio Nord vogliono testimoniare la pace senza nessuna maschera, sono i benvenuti pur se sappiamo che ci sono manipolazioni politiche». Ma eran giorni che circolavano voci inquietanti: segnalazioni continue di arrivi di uomini armati dalla boscaglia e di grosse partite di armi fatte passare sotto al naso degli uomini di Unosom. E ieri, alle prime luci, per le strade ancora semideserte son cominciate a circolare alcune «tecniche», i fuoristrada con armi pesanti sul tetto. E sotto all'obelisco, poi davanti all'hotel Safi, al «Km. 4», è transitata un'auto con un altoparlante: lanciava il suono lugubre, un richiamo di guerra. Era ancora mattina presto quando son cominciati gli spari, prima scaramucce, poi scontri prolungati, all'obelisco, attorno all'Arco di trionfo popolare, nelle strade vicine al porto. Raffiche di mitra, colpi di mortaio. Gli uomini dell'Unosom si sono chiusi nei loro acquartieramenti. I pakistani, fin'ora vittime privilegiate, sono scomparsi dai check-point e così c'è stata licenza di uccidere. Gli elicotteri americani hanno seguito dal cielo la battaglia ma volavano alti, lontano dalla portata dei lanciagranate e non son mai intervenuti, [v. tess.]

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Ali Mahdi Mohammed, Andreatta, Jonathan Howe, Mohammed Farah

Luoghi citati: Mogadiscio