Morucci sfida ali ex capi delle Br

U «postino» al processo: sono pronto a un faccia a faccia con Moretti e Gallinari U «postino» al processo: sono pronto a un faccia a faccia con Moretti e Gallinari Monica sfida ali ex cani delle Br «Sul caso Moro adesso parlino iprotagonisti» ROMA. Stessa aula giudiziaria, stesso testimone, stesso pubblico, stesso tema. Alle 10 del mattino Valerio Morucci si siede davanti ad una corte d'assise per parlare del caso Moro, come nel 1985. Allora c'erano altri giudici; le gabbie erano piene di terroristi detenuti, oggi ce n'è uno sólo; allora Morucci era un carcerato che muoveva i primi passi sulla strada della dissociazione, oggi è un uomo praticamente libero che rivendica con voce ferma i propri diritti. L'hanno chiamato per tentare di chiarire «i misteri del caso Moro», e lui, che è stato più volte accusato di ambiguità, lancia appelli: «Io ho detto più del dovuto, forse anche troppo. Adesso parlino gli altri». Poi ricomincia, sollecitato dalla Corte, a raccontare, esattamente come nove anni fa, la genesi del sequestro e dell'omicidio che hanno segnato la storia d'Italia. Nomi, da questa deposizione tanto attesa dopo le rivelazioni degli ultimi giorni, non ne verranno. Né verranno le conferme o le smentite che attendevano le decine di giornalisti piombati ad assistere a un processo solitamente dimenticato. Alla fine di disquisizioni storico-politiche, la testimonianza di Morucci si riduce ad una richiesta rivolta ai giudici e ai suoi compagni di un tempo: «Oggi è possibile ascoltare la voce diretta dei protagonisti: Mario Moretti, Prospero Gallinari, Barbara Balzerani, Anna Laura Braghetti. Penso che queste persone siano disposte a parlare. Io non risponderò a domande diverse da quelle sulla dinamica dei fatti avvenuti in via Fani a meno che la Corte non disponga qui un confronto con queste persone. Se ci sarà questo confronto tra queste diverse verità, che poi è una sola, sarò disponibile a rispondere a qualsiasi domanda». Ha il sapore di una sfida la richiesta di Morucci. Ai brigatisti «che prima hanno rifiutato di parlare per non confondersi con la dissociazione, poi si sono nascosti dietro il filo di paglia che tutto era già stato detto e non c'era niente da scoprire, tacevano pubblicamente ma poi sotto sotto con qualcuno parlavano». E allo Stato, perché «forse si preferisce che le Br stiano zitte, perché allora tutto è possibile, anche le più assurde provocazioni». E per l'ex terrorista, quando i protagonisti della lotta armata diranno finalmente tutto ciò che sanno, «si scoprirà che i misteri, i residui interrogativi, riguarderanno solo le attività convulse, le carenze e gli errori della parte avversa (cioè lo Stato, ndr), non l'attività e la natura delle Brigate rosse». E' un po' invecchiato, Valerio Morucci, non ha più i baffoni ritratti in tante fotografie, ma una barba ben curata e qualche capello in meno. Si sistema davanti al presidente Santiapichi e parte all'attacco. Difende la sua posizione personale: «Io dal punto di vista giudiziario sono un dissociato. La legge votata a larga maggioranza dal Parlamento prevede un tetto massimo di 21 anni di carcere per chi processualmente ammette i reati commessi. Ciò vuol dire che io avrei potuto dire in questo processo: ero in via Fani, ho sparato contro la 130 di Moro, sono responsabile di tutte le azioni decise dalla colonna romana, ho partecipato direttamente a questo e a quest'altro fatto. Fine della trasmissione». Così, invece, Morucci non ha fatto; ha detto di più, facendo pure dei nomi seguendo un suo personale criterio di scelta. Tutto per contribuire «ad una completa ricostruzione delle dinamiche dei fatti e delle loro motivazioni politiche». Proprio queste «motivazioni» l'ex terrorista vuole oggi difendere: l'identità delle Br, la loro genesi, le loro analisi seppur sbagliate. E la paternità del sequestro Moro da parte delle Br, e solo di esse. «Moro - dice Morucci - è stato sequestrato e ucciso dalle Br, e su questo si hanno molto più che quattro nomi. I dettagli che già arrivano e gli altri che potranno arrivare, solo se lo si vuole, non cambieranno questo stato di fatto, e sfidiamo i calunniatori e gli strateghi della confusione a provare il contrario». Niente infiltrati tra le Br, ad esempio: «Chiunque adombra questa possibilità si guardi gli atti giudiziari, guardi se tra i nomi di tutti i brigatisti ci sono infiltrati o manipolatori. Di tutti si sa come stati reclutati o allontanati». Per parlare di via Fani, di decimi o di quarti uomini, la testimonianza di Morucci è rinviata al 9 novembre. Nel pomeriggio l'ex brigatista rilascia un'intervista al manifesto. I redattori gli riferiscono le perplessità dell'ex br Franceschini sulle sue verità e Morucci replica con una stilettata: «Franceschini farebbe meglio a spiegarci come nacque il "partito guerriglia", fondato non da Senzani ma da lui e da Curcio. Ci spieghi prima il sequestro Cirillo e l'omicidio di Roberto Peci, poi ci parli pure del caso Moro». Giovanni Bianconi Siluro a Franceschini: «Ci deve spiegare come nacque il partito guerriglia» Adriana Faranda (sopra) A destra, Valerio Morucci durante l'udienza del Moroquater Il capo Br Mario Moretti ideatore del sequestro di Aldo Moro

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