Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio AR-CORE NON SI COMANDA. Sul Manifesto due incontentabili lettori appartenenti ai «centri sociali» protestano contro il regista di Sud: «C'eravamo chiesti come mai Salvatores fosse finanziato da Berlusconi. Ora lo sappiamo: sono dalla stessa parte». Esagerati. Ma come risponde Roberto Silvestri? Con un clamoroso contropiede che lascia di stucco i fedeli lettori del «quotidiano comunista»; «Penso che più a sinistra di Berlusconi nei media in Italia ci sia pochino». LUNGA DURATA. Altro che volgarità e linguaggio da bettola. Alberto Arbasino scopre infatti su Repubblica che il «celodurismo» bossiano vanta un ragguardevole pedigree letterario. «Il precedente» è infatti tutto contenuto in un celebre sonetto di Carlo Porta dove due bambine, spiega Arbasino, «si domandano se "on cazz beli e tiraa" sia meglio "curt e gross" oppure "longh e sottil"». Alla mamma, testimone del dialogo, l'onere di dirimere la controversia: «Dur e ch'el dura, e citto vessighett!». Traduzione libera di Arbasino: «Zitte, noiose». Mariolina SattNUOVA EGOI.OGIA. Pari a patta nella corsa settimanale all'Oscar del narcisismo tra Mariolina Sattanino, che sull'Espresso pubblica un vibrante e commovente diario sui «dieci giorni che sconvolsero il Tg3» (particolare memorabile: «Curzi è elegante, tirato a lucido. Brutto segno») e Michele Serra che sempre sull'Espresso si attorciglia in 57 righe tipografiche, 570 parole circa, per spiegare le ragioni del «perché vado in tv». E chi se ne frega. INDIFFERENTE. Nella recente biografia mondadoriana su Margherita Sarfatti, l'altra donna del Duce si legge che nel primo incontro con Moravia l'amica di Mussolini apostrofò così ignobilmente l'autore degli Indifferenti: «Lei è cugino di quel porco di Carlo Rosselli». Malgrado l'antipatica ouverture, Moravia continuò a frequentare con gioiosa assiduità il salotto Sarfatti. CIRCENSES. Oramai è nel cuore delle masse. Francesco Rutelli, candidato sindaco (e laziale), racconta a Sette la seguente storia ai confini della realtà: «Alcune domeniche or sono all'Olimpico è successa una cosa formidabile. C'era Roma-Atalanta. I tifosi dell'Atalanta gridavano "Lega-Le- Raffaele La Cauna I Roir I talai esempio. ino ria ga". Dalla curva sud, romanista, è partito il coro "Francesco Rutelli"». Fuori i testimoni. SENZA FINE. Che diamine, un po' di autocontrollo anche nelle lodi recensorie. Su Panorama Giorgio Zampa scrive che una raccolta di poesie di Giovanni Raboni «di una intensità e gravità e melodiosità, specie nell'ultima parte, mozartianamente disperate, rappresenta la riuscita più emozionante della nostra lirica, dopo molte stagioni». Basta? No, quel «molte stagioni» forse è troppo limitativo. E Zampa aggiunge, inerpicandosi su per i millenni: «Forse induce a risalire ancora più addietro». VIGILANTES. Che brutta aria. E che voglia insana di roghi e censure, di divieti e di cordoni sanitari. Wim Wenders, per Al Corriere della Sera spiega perché in una scena del suo ultimo film, Faraway, so dose!, vengono dati alle fiamme con voluttà purificatrice mucchi di cassette pornografiche. «Penso che opporre a un certo tipo di violenza una controviolenza non sia solo un diritto ma anche un dovere». Noi non lo sappiamo, ma insomma è solo per il nostro bene che Wenders si trova costretto ad appiccare il suo incendio «controviolento». E' sempre per il nostro bene che lo storico Jacques Le Goff, sempre sul Corriere, si trova costretto, lui così schivo e appartato, ad associarsi «con forza alle proteste» contro la proposta di dedicare un francobollo al filosofo Giovanni Gentile. Tra l'altro Le Goff ci illumina finalmente, e sempre va da sé per il nostro bene, su un dettaglio assolutamente inedito: Gentile ha avuto «anche compromissioni con il fascismo». Grazie per l'inattesa rivelazione. DUEL. Lo sono quelli di Cielito lindo. E allora perché gli scrittori non possono essere sboccati sui giornali? Più soft Bruno Brancher, accusato di avere scagliato un accendino addosso a un editore durante un dibattito, che in una lettera precisa: «Non è vero che ho dato dello str...», «vero è che gli ho dato del figlio di putt... e del bast...». Più secco, più pensoso e senza puntini Raffaele La Capria sul Corriere della Sera: «Terminerei con l'interrogativo: che farà il romanzo italiano senza la scopata?». Pierluigi Battista Mariolina Sattanino Raffaele La Capria

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