La carica dei fantasmi nella politica spettacolo di Filippo Ceccarelli
r r IL PALAZZO La carica dei fantasmi nella politica spettacolo CHI l'ha detto che lo spettacolo deve continuare? Magari in queste elezioni era meglio se non continuava, magari è già finito, magari basta un'ombra lieve di sopportazione e poi basta: ognuno tornerà a fare il proprio lavoro, e i partiti la smetteranno con questi specchietti rotti per allodole ormai smaliziate, con questi fiorellini appassiti di celebrità televisiva da trasformare in voti. Mai così malinconico, intanto, Jimmy Fontana che va in lista con il psi a Macerata. Mai così superfluo Enrico Montesano con il pds a Roma. Mai così sconsolante la foto di Claudio Angelini che al «Gilda» taglia una torta bianca con su scritto «Unione di centro». O Landò Buzzanca che tifa Fini e in un primo momento sembrava che pure Luciana Turina fosse con il msi, poi s'è scoperto che non era vero e lei s'è pure offesa... Peccato. Questa contaminazione di mondi, già da tempo percepita come farsa, assume oggi solo il valore del reperto archeologico. Più che voti e prestigio, ormai, la promiscuità finisce appena per richiamare in vita i vani lustrini degli Anni Ottanta, lontani ricordi di personaggi che si sono persi nella politica, e dimensioni remote, atmosfere perdute. E tuttavia la de romana, che evidentemente resta la de più de di tutte, in uno spasmo di estrosa immaginazione, sgangherata furbizia e cupio dissolvi ha voluto spostare in avanti i confini della morente politica-spettacolo e ha candidato l'imprenditore e mobiliere Ugo Rossetti. Un omino con i baffi e la faccia sorridente, piccolo-grande fenomeno televisivo, Aiazzone capitolino, conosciuto da qualche anno nella macroregione del centro Italia come «Nonno Ugo». Il familiare appellativo risuona anche, andante con brio «Nonno/ zunl Ugo/ zun-zun/ i più bravi poi premierààààà!» - nell'inno della «Città del Mobile», di cui Rossetti s'è giustamente proclamato sindaco e che governa con mano ferma e saggia vendendo mobili e premiando bimbi da¬ vanti alle telecamere. Tra le due attività, la commercializzazione di una «vasta gamma» di credenze in massello e la distribuzione propagandistica di doni all'infanzia con clown a fianco, il collegamento pare piuttosto labile. E tuttavia, prima che la nascita dell'amatissima nipotina Deborah lo facesse diventare - come risulta anche in lista - «nonno Ugo», il genio mediatico e pubblicitario di Rossetti era riuscito a combinare la sua rispettabile e fortunata attività con il «Premio Venere, la donna più bella del mondo», a suo tempo vinto da illustri pin-up come Loredana Romito, Michela Miti, Carmen Russo, Serena Grandi e l'attuale candidata Moana Pozzi. Per cui adesso l'avventura elettorale rischia di avere per entrambi anche il senso di un ritrovarsi, di una ripetizione ormai meccanica, esistenziale. E forse, più in generale, conferma che dopo aver raschiato il fondo del barile la politica spettacolo è scappata di mano, scambia ormai i personaggi, gira a vuoto in un disperato zapping da una tv privata all'altra senza più distinguere tra programmi e reclame, apparenza e realtà, consenso e illusione. Cosa abbia da guadagnarci la de, anzi il nuovo partito popolare dopo il big bang dell'andreottismo, da tutto questo scombinato rincorrersi di nonni, bambini, Moane, mobili, premi, sindaci virtuali e imbonitori televisivi creati per il pubblico più indifeso, ecco, è un mistero neanche tanto glorioso che riesce solo a trasmettere un che di ansiogeno e pure di grottesco. elli | Filippo Ceccarelli
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