Mauriziano altro arresto
Finisce in carcere il responsabile del patrimonio dell'ente Finisce in carcere il responsabile del patrimonio dell'ente Mouriziono, altro arresto Accusa di concorso in peculato a Eugenio Zamperone per una cava Una piccola cava di ghiaia, sulle sponde della Dora, con intorno i boschi che circondano l'abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, rischia di travolgere l'amministrazione dell'Ordine Mauriziano. Dopo il responsabile del servizio tecnico agrario, ieri è finito in carcere, alle Vallette, quello del patrimonio dell'ente, Eugenio Zamperone, 45 anni, esponente de di Biella e per lungo tempo a capo dell'Usi di quella città. Era già stato processato e assolto per un concorso ospedaliero. Nei mesi scorsi aveva ricevuto un avviso di garanzia per le «Citroniere di Ponente», un'ala della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Ora il pm Enrica Gabetta lo accusa di concorso in peculato per la cava abusiva. Zamperone amministra i beni del Mauriziano. E' il numero tre dell'amministrazione. Risponde direttamente al presidente, l'ex parlamentare de Paola Cavigliasso (raggiunta da un avviso di garanzia per concussione) e al direttore generale, Giampaolo Zanetta, ex assessore comunale per la de, partito di cui attualmente è il coordinatore provinciale. Zanetta è stato sentito mercoledì scorso dal pm e la sua testimonianza è diventata il tassello decisivo per far scattare l'accusa contro Zamperone. «Bloccai il rinnovo della concessione per la cava di ghiaia perché non era conveniente per l'Ordine Mauriziano e ne informai anche Zamperone», ha spiegato Zanetta al magistrato. Un imprenditore valsusino, Flavio Bonaudo, titolare delle «Cave di Caprie sne», aveva avuto in concessione i terreni nella riserva di caccia presso l'abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, dai quali aveva estratto materiale inerte per un valore di 250 milioni. Bonaudo riforniva i vicini cantieri dell'autostrada del Fréjus. All'Ordine Mauriziano, proprietario dei terreni, ha pagato per un anno 125 milioni. A fine '92 è scaduta la convenzione, ma rimprenditore ha continuato a scavare, limitandosi a trasportare via la ghiaia con maggiore discrezione: i suoi ca¬ mion nei mesi scorsi viaggiavano per le stradine nei boschi per non farsi troppo notare. Le guardie forestali, però, ne erano al corrente. E a maggior ragione lo era Attilio Meritano, il responsabile del servizio tecnico agrario del «Mauriziano», arrestato l'8 ottobre con Bonaudo. Ieri è stato interrogato pure lui, soffrirebbe di disturbi psichici ed è ricoverato nel repartino delle Molinette per detenuti: nega disperatamente. Meritano, però, a suo tempo pensò di cautelarsi facendo firmare all'imprenditore una «carta» in cui quest'ultimo si assumeva ogni responsabilità per i danni al «Mauriziano»: almeno cento milioni. [al. ga.] Da sinistra l'imprenditore Giuseppe Gilardi e Eugenio Zamperone da ieri alle Vallette
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