Il torneo ai Phoenix autografi ai battuti

Il torneo ai Phoenix autografi ai battuti Basket Open: la Buckler seconda con onore Il torneo ai Phoenix autografi ai battuti MONACO. Tutto secondo copione, compresa la felicità degli sconfitti, cosa rara nello sport: ma ieri, nella finale del McDonald's Open, l'importante non era vincere, ma partecipare e riuscire a ripartire da Monaco con in tasca il prezioso autografo di sua maestà Barkley. E così, per non correre il rischio di tornare a casa a mani vuote, anche Wieslaw Zych, arbitro polacco, si è avvicinato alla panchina dei Phoenix Suns per ottenere la firma preziosa: che mancassero 50" al termine della finale con Bologna era cosa del tutto secondaria e, anche, priva di significato: il punteggio, ormai, non lasciava più dubbi sul nome dei vincitori. Come previsto, dunque, i Phoenix Suns si sono aggiudicati il 6° McDonald's Open, sconfiggendo in finale la Buckler Bologna per 112-90: ma mai come questa volta il basket italiano esce a testa alta dal torneo che ogni due anni oppone una squadra Nba al Resto del mondo. Per la prima volta dal 1987, una nostra squadra è approdata alla finale, impresa mai riuscita a Scavolini, né alla Philips di Meneghin e McAdoo: che tutto sia avvenuto nell'anno delle grandi delusioni azzurre a livello internazionale, dà più sapore all'impresa della Buckler forse - per dirla con Maljkovic, allenatore del Limoges - adesso la squadra più forte d'Europa. Ma contro i professionisti Nba essere la squadra più forte d'Europa non basta: e ne ha avuto la conferma Danilovic, la stella di Bologna, prenotato dai prò di San Francisco, che ieri ha subito lo stesso trattamento che un anno fa, a Barcellona, il Dream Team riservò a Kukoc: gli esami d'ammissione al club Nba sono sempre i più duri, senza appello. L'ex idolo di Belgrado, che nelle prime due partite aveva lasciato a bocca aperta, ha conosciuto contro Dan Majerle l'amaro sapore della prigionia: il messaggio fattogli arrivare da quelli che, comunque, un giorno sa- ranno suoi colleghi, è stato inequivocabile: c'è ancora tanto da lavorare, quello che dalle nostre parti può bastare, nel pianeta Nba non è sufficiente. Quando la Virtus si è accorta che il suo uomo più pericoloso non sarebbe stato quello di sempre, erano passati appena 4', quelli sufficienti a gustare il dolce sapore del vantaggio (14-9); ma sarebbe stato l'unico dell'incontro, che da quel momento in poi sarebbe passato - e sino alla fine - nelle mani degli americani. Che, al contrario di quello che era successo la sera prima contro il Real Madrid, prendono la partita sul serio fin dall'inizio: e il divario si stabilisce subito sui 15 punti grazie alla difesa di Majerle, ai canestri di Barkley, al contropiede di Kevin Johnson. Ma non è partita chiusa: oscurato Danilovic, salgono Binelli, Levingston e un incredibile Carerà per il quale avranno parole di elogio, alla fine, sia Barkley che l'allenatore dei Suns. Insomma, non c'è mai resa, né calo di tensione: c'è quasi una rissa tra Levingston e Kleine, il clima è quello che sarebbe piaciuto a Petrovic, il campione croato tragicamente scomparso in giugno e a cui è stato dedicato il trofeo del miglior giocatore, finito, inevitabilmente, a Barkley. Dario Colombo Anche l'arbitro Zych ha voluto la firma di Barkley, miglior giocatore del torneo Danilovic, futuro prò bloccato da Majerle Charles Barkley va a canestro marcato da Morandotti; per l'asso americano 28 punti

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