E' Laudrup il jolly di Capello di Roberto Beccantini

V laudrup il jolly di Capello V laudrup il jolly di Capello «Con lui e Papin provo a battere il Trap» MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO La novità è Laudrup. Gioca lui, (con Eranio) preferito ad Alberti ni per ragioni spicciole di turn over, al fianco di Boban. La febbre della vigilia si esaurisce in questa mossa. E in un dolorino alla caviglia destra che toglie di mezzo Tassotti a beneficio di Panucci. Il pathos, viceversa, coinvolge una riserva, Angelo Carbone: scivolando in allenamento, si procura un terrificante taglio al ginocchio sinistro. Trenta punti di sutura, un mese fermo. A Milanello, per la cronaca, sale pure Berlusconi. Stavolta in visita strettamente privata. Pranza con una delegazione di politici magiari, saluta la squadra, schiva proclami e omelie. Capello ha deciso dopo aver letto e riletto la relazione di Gigi Balestra, il suo Bizzotto. La Juventus, almeno quella scrutinata contro l'Atalanta, balla sulle punte e, spesso, lascia sguarnita la periferia. Di qui l'idea. Al diavolo campanili e parabole. Velocità, fantasia, agilità: per piegare gli avversari, il Milan si piega a essi. La ricetta: movimenti diversi, a parità di modulo. Fasce molto elastiche, Panucci-Laudrup a destra, Maldini-Donadoni a sinistra. Lo scopo, palese, è di lavorare ai fianchi l'avversario, creare un vuoto tra le coppie Fortunato-Di Livio e MoellerRavanelli, schizzare in area a tutto gas. Una sola riserva: l'accentramento di Eranio, giocatore che, per istinto e tradizione, predilige il lungo-linea. Al Milan non fischiano un rigore a favore dal 24 gennaio: l'impiego di Laudrup, il cui ancheggiare hollywoodiano potrebbe risultare fatale ai mastini della Signora, va letto anche in questa chiave. Trapattoni è la bestia nera di Capello. «Ma oggi - spiega Fabio - le prospettive sono diverse. Il 17 aprile, quando vennero a vincere a San Siro, noi non c'eravamo con la testa. Datemi pure del matto, ma agli 11 punti di vantaggio che avevamo accumulato allora, e che ci spinsero a staccare la spina, preferisco il punto di Ci sono notizie e smentite e controsmentite su viaggi alla Mecca come premio di vittoria ai giocatori delle tre squadre musulmane del torneo premondiale in Qatar. Ma forse la confusione deriva dal fatto che per molti adepti della religione del calcio professionistico, la Mecca sta in un Paese non arabo: l'Italia. adesso. Non dimenticherò mai la frase di Tassotti a Pressing: Abbiamo già vinto lo scudetto. Già vinto un corno...». La Juve gli piace, ma ad agosto aveva detto Inter: «Vero. Ho cambiato dopo un mese. Guardandola in tv. Più convinta, più determinata: un'altra squadra». La miglior difesa (un gol) contro il miglior attacco (sedici gol, due a partita). Capello stravede per il Trap e lo gratifica di un giudizio rivoluzionario: «Lui sì che gioca all'attacco, non come Zeman che parla parla ma poi, all'atto pratico, schiera una sola punta. Viceversa, quando viene avanti, la Juve, viene avanti per far male. Attacca molto. Ravanelli gioca alla Vialli, Baggio e Moeller gli ronzano attorno, pronti a sfruttarne la scia. Però...». Però Capello ha fiducia: «Non siamo più il Milan spompato di Monaco, 3 nemmeno quello, flaccido e demotivato, dell'ultimo scorcio dell'ultimo campionato (una vittoria in 12 partite). Il Milan di Copenaghen è un altro Milan. Il vero Milan». A San Siro, Capello non ha mai battuto Madama. «Ci conosciamo a memoria, ma io mi giocherò due carte nuove di zecca, Papin e Laudrup». Ancora: «Comunque vadano le cose, non sarà solo Milan-Juve. Dovremo fare i conti con altri duellanti». Brian Laudrup rammenta co¬ me, a 16 anni, Boniperti l'abbia prima lusingato e poi abbandonato. «Non ho avuto la fortuna di mio fratello Michael». Fortuna? «Se gioco, lo devo probabilmente al gol che feci a Firenze contro la Juve. Sono dettagli che a Capello piacciono. I miei problemi, finora, sono stati esclusivamente tattici - di adattamento, voglio dire - e non di carattere. Non è vero che noi Laudrup siamo dei timidoni. E' che, come tutti gli esseri umani, dipendiamo dalla squadra». Savicevic si aggira torvo per i corridoi di Milanello. Il danese gli ha soffiato il posto, e non solo per via dello stiramento rimediato a Foggia. Anche, e soprattutto, per i gol mangiati. Tre in un colpo solo. Troppi. Papin sarà marcato, in tribuna, dal et francese Houllier: «Venga pure. Tanto, non cambio idea - ringhia il bomber -. Sì a Francia-Bulgaria del 17 novembre, sì ai Mondiali, poi stop. Addio nazionale. Per aver perso con Israele, giornalisti e tifosi mi hanno massacrato. Scandaloso». Restano duemila biglietti. I botteghini apriranno alle 17,30, i cancelli un'ora più tardi. Diretta tivù anche in Giappone. E Van Basten? Incrociato al bar, dopo l'allenamento: ha nostalgia delle botte di Kohler. Buon segno. Roberto Beccantini