Lingotti

Lingotti Lingotti Il difficile è rivendere II '93, ovvero l'anno del ritorno della febbre dell'oro. Il metallo giallo, come ai tempi della crisi petrolifera degli Anni Settanta, torna ancora in auge come bene-rifugio? I PERCHE' DEL BOOM Questa volta sono state la crisi dell'economia internazionale e le tensioni provocate da focolai di guerra in diverse aree calde del mondo a spingere in alto il mercato dell'oro, soprattutto nei primi sei mesi. A maggio di quest'anno l'oro arrivava a sfiorare il prezzo di 370 dollari l'oncia (corrisponde a 31,10 grammi), per poi sfondare in agosto, con i tassi in calo e le monete nella tempesta, il muro dei 400 dollari e infine ridiscendere. ORA CONVIENE? Al risparmiatore che giustamente si è fatto più guardingo arriva un rassicurante rapporto. E' quello annuale della Gold Fields Metal Service, il più autorevole istituto di ricerca che si occupa del mercato dei metalli, secondo | cui il prezzo dell'oro potrebbe ancora salire in funzione di una domanda industriale spinta dalle incer* tezze della ripresa Usa e dalla congiuntura recessiva in Europa e in Giappone. «L'oro resta un acquisto oculato: nel tempo il suo valore resta salvo. 0 può anche aumentare. Se oggi la quotazione dell'oro è di 19 milioni il chilo, un anno fa era di 13 milioni. Quindi, la stessa cateiùna acquistata nel '92 oggi costa molto di più», spiega Giuseppe Verdi, presidente dell'Associazione Orafa Valenzana. IkiSCHI Anche tra gli esperti c'è chi lo considera un investimento troppo esposto ai fini speculativi dei grandi fondi di investimento Usa o comunque ad eventi che sfuggono ai normali criteri di prevedibilità. E si rammenta come già nel 1990, per due volte, massicce vendite da parte della National Commercial Bank saudita provocarono un crollo dei prezzi. Insomma nessuna condanna o assoluzione, ma un'attenta valutazione. DOVE COMPRARE In gioielleria, naturalmente, o in alcune banche specializzate, o presso alcune case d'asta. Dagli orafi si trovano non soltanto oggetti lavorati in lega a 18 carati (18 parti di oro e 6 di rame) ma anche monete di oro puro. Il «ricarico» (cioè il margine di guadagno) è naturalmente maggiore per i negozianti che per le banche. Le «monete auree», cioè emessi da vari Stati (come le sterline inglesi o i krugerrand sudafricani) hanno un loro valore strettamente correlato a quello dell'oro puro ma a volte diverso a seconda delle singole emissioni, a seconda della quantità coniata e del costo della manodopera. Non va dimenticato, però, che gli acquisti di monete e monili sono (per ora: la legge cambierà per volere della Cee) caricati da univa del 19% mentre quelli presso le case d'asta da una commissione che va dal 15 al 12%, più una tassa governativa del 2,85%. DOVE VENDERE Nelle banche che accettano l'acquisto, se si tratta di monete o lingotti: andrà pagato il costo della commissione. Per i monili, si può ricorrere alle case d'asta, ai monti dei pegni o alle gioiellerie. Se si tratta di gioielli di modesta lavorazione, il prezzo applicato sarà relativo all'oro puro che risulterà dopo la fusione: poiché i' gioielli sono di solito realizzati con leghe a 18 carati, si dovrà sottrarre dalla quotazione dell'oro puro un quarto del valore, connesso al rame che in fusione verrà scartato, e il margine di guadagno per il commerciante che è sempre piuttosto salato. I gioiellieri onesti, inoltre, richiedono al venditore l'esibizione di un documento di riconoscimento di cui annotano gli estremi, per evitare possibili accuse di ricettazione. Stefanella Campana |

Persone citate: Fields, Giuseppe Verdi, Stefanella Campana

Luoghi citati: Europa, Giappone, Usa