Moretti ammette: Moro l'ho ucciso io di Giovanni Bianconi

Ma i figli dello statista de: «Pentiti inattendibili, cercano solo rivekzioni di comodo» Ma i figli dello statista de: «Pentiti inattendibili, cercano solo rivekzioni di comodo» Moretti ammette: Moro l'ho ucciso io Dal leader brprime conferme al racconto della Faranda ROMA. La conferma più autorevole alle rivelazioni di Adriana Faranda sul caso Moro arriva da Mario Moretti, numero uno delle Br ai tempi del sequestro. In un articolo che compare oggi su il manifesto, frutto di lunghi colloqui avuti con il leader brigatista quest'estate nel carcere milanese di Opera, Rossana Rossanda scrive che Mario Moretti uccise Aldo Moro. E ancora, sul quarto carceriere del presidente democristiano ostaggio dei terroristi, Moretti rivela alla Rossanda che si trattava «di un compagno defilato, che. non era un regolare delle Br». Anche se non davanti ad un magistrato o in un'aula di giustizia, insomma, il regista dell'«operazione Moro» comincia a dire ciò che ha sempre taciuto finora. Senza fare nomi o soffermarsi su particolari, parla di circostanze che in passato ha sempre liquidato come dettagli non importanti, e dei quali non era perciò il caso di discutere. E' un segnale che Moretti s'è deciso a dire la verità che ancora manca sul caso Moro, come chiedono sempre più numerosi i suoi compagni d'un tempo? Si vedrà. Per adesso ci sono queste due ammissioni che aggiungono credibilità a quanto riferito da Adriana Faranda. Nel frattempo i giudici Ion- ta e Marini hanno inserito nel fascicolo della loro inchiesta, per la prima volta, le dichiarazioni di uno dei terroristi che si trovavano nella «prigione dei popolo» con Aldo Moro. Anna Laura Braghetti, interrogata l'altra sera, ha ammesso di essere uno dei carcerieri, e che furono quattro brigatisti a frequentare il covo di via Montalcini. Ma nomi, in quel verbale, non ce ne sono. La Braghetti ha anche spiegato che l'ostaggio rimase lì per tutti i 55 giorni del sequestro, e che quindi non c'è stata una seconda prigione. L'ex brigatista ha pure specificato il suo ruolo: figurare come proprietaria dell'appartamento, acquistato dalle Br nell'estate del 1977. Altri particolari: solo raramente fu utilizzato il registratore, mai furono usate telecamere, nel covo c'era una macchina da scrivere che però non servì. E la sabbia nei risvolti dei pantaloni di Moro fu messa ad arte per per depistare le indagini. Infine, Anna Laura Braghetti smentirebbe su un punto la deposizione della Faranda, quando afferma che lei non ebbe mai contatti diretti con Moro, il quale quindi non avrebbe potuto mandarle i saluti come invece ha raccontato la brigatista dissociata. Ma la Faranda replica: «Io ho solo riferito quanto a sua volta mi riferì Prospero Gallinari. Non ho mai detto, perché non lo so, che la Braghetti abbia avuto contatti diretti con Moro». Sulle novità emerse dall'inchiesta giudiziaria, ieri hanno preso la parola due dei figli di Aldo Moro, Giovanni ed Agnese. «Per quello che ci riguarda - dicono - non avendo come è ovvio verità di comodo da far valere a tutti i costi, nutriamo come tanti altri dubbi e interrogativi seri e fondati su molti punti essenziali della vicenda. Essi richiedono risposte che finora non sono arrivate né dall'attività giudiziaria, né dalle ricostruzioni in sede politica e istituzionale, né tantomeno dalle testimonianze di pentiti e dissociati ai quali è stato concesso un credito che essi hanno mostrato di non meritare». Giovanni ed Agnese Moro aggiungono: «Ciò che troviamo inaccettabile è che si affermi, da parte dei responsabili di questo terribile atto di sangue, ma anche da parte di importanti commentatori e opinionisti, che i fatti emersi in questi giorni siano, anche una volta provati, dettagli irrilevanti perché il quadro d'insieme è chiaro, e si accusi chi se ne potrebbe preoccupare di mirare solo a trovare appigli per una sua qualche verità di comodo». Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Roma