Bonn consola l'Italia «La crisi ci accomuna»

Bonn consola l'Italia «La crisi ci accomuna» Bonn consola l'Italia «La crisi ci accomuna» FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Pragmatismo, pazienza, prudenza. E' questo il messaggio raccolto al Foro intemazionale dei banchieri riunito ieri a Francoforte, che ha mescolato, in tre sessioni, temi diversi. Si è discusso sui mutamenti nel sistema monetario europeo e i riflessi nelle posizioni di Italia e Germania, sulle nuove sfide economiche del sistema bancario e industriale italiano, e sull'economia tedesca. Pragmatismo e pazienza, hanno raccomandato sia Rainer Masera, direttore generale dell'Imi, che Andrea Gubitz, economista di Commerzbank, quest'ultima convinta che «per la moneta unica europea bisognerà aspettare i primi anni del prossimo secolo». Pazienza a cautela ha raccomandato nel pomeriggio il ministro per l'Economia del governo di Bonn, Gunter Rexrodt, ai tre economisti capo di Dresdner, Commerzbank e Deutsche, Klaus Friedrich, Ulrich Ramili e Norbert Walter che sollecitavano più economia di mercato, più incentivi agli investimenti, riforme fiscali e pensionistiche, scelte di politica industriale. Oltre, ovviamente, all'assicurazione che, a Francoforte, sarà la sede della futura banca europea. E, rivolto agli italiani, ha aggiunto: «Sia l'Italia che la Germania si trovano attualmente in una crisi che è al tempo stesso strutturale e congiunturale». Mentre Mario Monti, intervenendo nel panel Italia con Piero Bassetti, Fabio Luca Cavazza, Marzio Astarita, Davide Croff e Paolo Scolari, ha osservato che la rivoluzione politica esplosa in Italia, se ha nei giudici e nella nuova mobilità dell'elettorato due padri fondatori, è anche figlia dell'integrazione europea. La quale, imponendo la liberalizzazione dei capitali e norme severe sui sussidi pubblici, ha di fatto sottratto alla classe politica «spazi che essa aveva abusivamente occupato, mettendo in moto il processo delle privatizzazioni». Dopo aver ricordato i grossi cambiamenti intervenuti dopo il 1989 nel rinnovamento delle istituzioni (antitrust, trasformazione delle banche pubbliche in Spa, responsabilità del tasso di cambio a Bankitalia), Monti ha fatto risalire alla liberalizzazioni dei capitali (1990) il vero momento di svolta, cui è seguito l'altro passo decisivo, l'accordo sul costo del lavoro. Una svolta iniziata con il governo Amato e proseguita con il governo Ciampi. E qui Monti ha richiamato tutti alla necessità di non abbassare la guardia. Perché, se è vero che il saldo primario del bilancio dello Stato è migliorato, il saldo corrente del settore pubblico resta inchiodato da dieci anni al 6/7% del Pil, contro lo 0,1% della Germania, il 2,4% della Francia e il 4,8% dell'Inghilterra. Non solo, ma nel 1993, esso salirà dal 6% al 6,3%. «Il governo Ciampi ha accelerato il processo di privatizzazione» ha detto Monti «ma ha rallentato sul controllo del bilancio pubblico. E, dunque, guai a tirare i remi in barca». Dopo aver lamentato, sempre in Italia, la assenza di un vero dibattito sui temi della politica e dell'e¬ conomia, una sorte di «apnea intellettuale», Monti si è detto d'accordo con le osservazioni di Rainer Masera su crisi valutarie e moneta unica. Il direttore generale dell'Imi, aveva infatti caldeggiato un processo di integrazione «pragmatico», che rivedesse le rigide regole di Maastricht, fissando tassi di cambio centrali più ampi con bande di oscillazioni del 6%, da rivedere periodicamente. Masera aveva inoltre sostenuto che non solo la speculazione non debba essere messa sotto accusa come responsabile delle crisi valutarie recenti. Ma anzi va dato atto ai «mercati» di aver capito per primi che il sistema doveva essere corretto. Circondato da una platea di banchieri, il responsabile della Direzione ambiente e politiche industriali della Fiat Auto, Paolo Scolari, non ha potuto far altro che sottolineare come, anche nel settore industriale, siano presenti uguali problemi di rapida evoluzione. Una corsa all'innovazione, al recupero di competitività che sta ridisegnando la struttura amministrativa e produttiva dell'impresa. Valeria Sacelli Mario Monti