Brutta caccia ai «killer» di Fellini. Ifigli dell'equivoco
Brutta caccia ai «killer» di Fellini. Ifigli dell'equivoco LETTERE AL GIORNALE Brutta caccia ai «killer» di Fellini. Ifigli dell'equivoco Il colpevole è sempre il medico Non meraviglia che su La Stampa del 20 ottobre, a proposito della grave malattia di Federico Fellini, compaia un «le prime cure sono state insufficienti», che rispecchia il giudizio espresso da alcuni amici del grande regista. Sono un medico ospedaliero e prescindendo dai caso specifico so quanto questo atteggiamento sia ormai diffuso. Senza sottovalutare le difficoltà tra ]e quali si dibatte il sistema ospedaliero italiano, è ormai prassi quella di incolpare comunque qualcuno (ovviamente in primo luogo i medici) quando le condizioni di salute di un paziente non vanno come tutti desidererebbero. Ho assistito a una scena di parenti di una ultranovantenne, purtroppo deceduta, che gridavano «assassini» all'indirizzo di medici che avevano l'unica colpa di non essere stati capaci di riportare indietro l'età della paziente. Se questo è un caso paradigmatico, ce ne sono però schiere infinite nelle quali l'insuccesso medico non è mai stato imputato al fatto che la scienza medica non ha ancora raggiunto un livello tale da renderci tutti immortali, ma assegnato a cause spesso anche fantasiose (l'ingegneria è esercitata soltanto dagli ingegneri, rna tutti sono in grado di essere medici), sempre dovute alle colpe di qualcuno. Anche se questo in qualche modo contrasta con il fatto che l'Italia è tra i primissimi Paesi del mondo per durata della vita media. Tale atteggiamento ha delle motivazioni psicologiche chiare, ma è sicuramente enfatizzato dalla continua riproposizione, su televisione e giornali, dell'imperversante neologismo «malasanità». Ripeto che inefficienze e come è umano - errori si verificano, ma qui da noi come in tutto il mondo. E sarebbe bene che, trattando di un argomento come la salute, ogni qualvolta si dà notizia di avvisi di garanzia a medici, si faccia poi seguire la relativa informazione sull'esito delle indagini. Forse si vedrebbe come, nella stragrande maggioranza dei casi, la procedura termini con la constatazione dell'innocenza dei sanitari. Mi rendo conto che questa mia è una lettera «in controtendenza». Ma tant'è. Giuseppe Federico Ghergo Macerata Giovanni Paolo II e la contraccezione La recente Enciclica del Papa, con suggerimenti sulla vita sessuale, da alcuni ritenuti eccessivi ma che per la stessa natura delle alte funzioni spirituali credo dovuti dal Pontefice, mi ha risvegliato una domanda, mai soddisfatta. Colgo perciò l'occasione per chiedere a qualche volonteroso che ne sa più di me di rispondere con parole chiare e comprensibili a tutti al mio quesito: quale differenza esiste, sul piano morale, fra una donna che volendo evitare la gravidanza fa uso di metodi contraccettivi non naturali e quindi proibiti ed un'altra che, egualmente non volendo figli, usa metodi naturali ed ammessi? Non si è impedita la nascita di ima nuova vita in entrambi i casi? Parendomi che cambi il mezzo ma non il fine, e ben sapendo che seppure con le più oneste intenzioni forse sto contraddicendo le Scritture, questo modo di agire ufficialmente lecito mi sembra abbia quasi il sapore di una beffa nientemeno che a Dio. Gabriele Bar ab ino, Tortona (AL) Paghino il deficit politici & C. Ascoltando alla Rai il ministro Maccanico puntualizzare le ragioni che avevano consentito il prelievo solo sui fondi previdenziali, costituiti - senza il concorso dello Stato - dai giornalisti, dai notai, dai dirigenti aziendali privati e dalle altre categorie similari, in quanto amministrati da «enti pubblici», ho avuto l'ulteriore conferma che anche Ciampi si avvale delle solite tartufesche giustificazioni di cui si son fatti protezione i trascorsi governanti alle prese con impopolari prowedimenti da imporre a noi sottomessi cittadini. Al giornalista della Rai non è venuto in mente di chiedere per quale ragione, «oltre» agli enti pubblici, lo Stato non poteva imporre anche alle varie Casse, Istituti, Enti previdenziali dei dipendenti della Banca d'Italia, delle Camere, delle Banche e soprattutto, per dare un esemplare indice di cambiamento, degli onorevoli, i quali si sono assicurati dopo solo due anni di «lavoro» lautissime pensioni? E perché dal prelevamento forzoso sono stati esclusi i fondi dei rappresentanti regionali, anch'essi beneficiari di opulente pensioni? Mi rendo conto che un siffatto prowedimento avrebbe dovuto essere deliberato dalle sue stes¬ se... vittime, delle quali ben conosciamo l'attaccamento agli interessi nazionali. E, a proposito: che fine ha fatto l'elenco degli innumerevoli enti inutili che godono, quasi tutti, ottima salute? Sono sempre intoccabili, anche da Ciampi? Luigi Candia, Torino Craxì, meglio la Storia o il silenzio? Si continua a sentirne di tutti i colori. Ora ci mancava pure: Craxi, testimone storico; di che cosa? Di venti e passa avvisi di garanzia? Di aver distrutto il psi, di aver messo nell'imbarazzo iscritti e votanti, di aver disonorato la sua famiglia, di essere riuscito a farsi accusare dagli stessi socialisti del suo partito e da parecchi amici che frequentavano la sua stessa famiglia? Sarebbe meglio che Craxi si augurasse che la storia non ne faccia cenno del suo personaggio. Come, d'altronde, nemmeno di tanti altri della squadra che si accompagnò alla guida dei governi, responsabili di tutto questo disordine. La vera decisione, che questi personaggi dovrebbero prendere, per riscattarsi un pochino, sarebbe: farsi arrestare, andare in carcere come tutti gli altri, rivelare i loro conti in banca e restituire fino all'ultima lira. Io, al loro posto, lo farei, tanto si tratta di qualche mese ancora. L'onore, non c'è niente che lo possa pagare. Giovanni Gioioso, Imperia Aspettando Modigliani Ho letto con molto interesse il supplemento de La Stampa su «Modigliani segreto». E con molta commozione. Infatti era ancora viva in me l'impressione della visita a Palazzo Grassi. A Venezia c'ero andata portandomi dietro una segreta speranza, quella di riuscire a trovare qualche traccia di Anna Achmatova nei disegni della collezione Alexandre. Da molti anni mi chiedevo se i sedici disegni che Modigliani aveva regalato alla poetessa russa - quindici dei quali sono andati dispersi - fossero i soli nei quali l'aveva ritratta. Sappiamo che riusciva a disegnarla senza farla posare e non si poteva quindi escludere che esistessero anche altri disegni che la ritraevano. Vi scrivo perché le convinzioni che da tempo ho potuto farmi attraverso la ricerca (lavoro come slavista all'Università di Genova) trovano ora una conferma per me incontrovertibile: ho riconosciuto le sembianze di Anna Achmatova in almeno nove disegni della collezione Alexandre. E' stata per me una grandissima : emozione e ritengo che tale riconoscimento verrà confermato da quanti dovranno studiare il problema. Si tratta dei disegni nn. 66, 67, 91-93, 329, 330, 345, 364, ma non è escluso che una attenta analisi non possa trovare anche in altri qualche elemento formale che riporti all'immagine di Anna Achmatova. Intanto all'accorato e malinconico rammarico con il quale Sergio Romano sottolineava come «la sola cosa rimasta» dell'«... intenso sodalizio poetico...» tra la Achmatova e Modigliani fosse il disegno conservato nella casa della Fontanka, possiamo ora sostituire una consolante constatazione: disponiamo di disegni che aspettano solo di essere esaminati e studiati. Avgusta Dokukina Bòbel, Pieve Ligure (Ge) Una presidenza scippata Nelle «Lettere al giornale» di ieri, per un errore tecnico, la firma dell'avvocato Raffaele Izzo è apparsa con la qualifica di «presidente Unione Editori e Librai Cattolici», incarico che ricopre invece il signor Mario Cattaneo la cui lettera precedeva quella di Izzo. Ce ne scusiamo con entrambi.
Luoghi citati: Imperia, Italia, Pieve Ligure, Torino, Venezia
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