Milano procura sconfessata di S. Mar.

Milano, procura sconfessata Milano, procura sconfessata // tribunale della libertà ha negato l'arresto del commercialista Araldi MILANO. Per la seconda volta nel giro di poche settimane, il tribunale della libertà annulla un mandato di cattura del gip Italo Ghitti e censura il comportamento della procura di Milano. Il caso in questione è quello di Roberto Araldi, commercialista, finito in carcere dopo le confessioni di Aldo Molino nell'ambito dell'inchiesta sulle assicurazioni per i dipendenti dell'Eni. Il tribunale della libertà non mette in questione che egli possa aver stipulato contratti che favorivano alcuni esponenti politici (nel caso, Cirino Pomicino) ma lo ha fatto «come esponente di un soggetto privato (la Padana assicurazioni)». Invece è accusato di concorso in corruzione. Ma con chi? Con alcuni funzionari dell'Eni. Solo che costoro «non risultano essere stati interrogati in qualità di indagati, né risultano essere state svolte indagini dirette a chiarire le modalità dell'illecito intervento». I giudici ritengono quindi che nei confronti di Araldi non esistano quei «gravi indizi» che possano giustificare il suo arresto «principalmente - scrivono - per la particolare debolezza dell'assunto accusatorio»: non si può accusare una persona di concorso in corruzione, senza che questa stessa accusa sia contestata ai pubblici funzionari suoi «asseriti complici». «L'eventuale dissennatezza o inclinazione a favorire altri» di un privato cittadino, «non dà luogo ricorda il tribunale - a reati contro la pubblica amministrazione». Di Eni, o meglio di Enimont, si continua comunque a parlare. Ieri la procura ha reso noto l'elenco dei testimoni che citerà al processo contro Sergio Cusani. Sono in tutto 60, ma 34 sono in realtà «indagati in procedimenti connessi». Tra questi ultimi gli ex segretari di partito Craxi, Forlani, La Malfa, Altissimo; l'ex ministro Cirino Pomicino; gli ex dirigenti della Montedison Sama e Garofano; Pino Berlini, l'uomo degli affari svizzeri; il giudice Diego Curtò e l'avvocato Palladino; il commercialista Pompeo Locatelli. Tra i testimoni veri e propri, Guido Rossi, attuale presidente della Montedison. Dovrebbe essere un processo interessante. Sempre che i testimoni intendano parlare. Il dubbio è lecito soprattutto vista l'ultima uscita di Craxi, che starà anche «collaborando» con Di Pietro, ma giusto ieri ha dichiarato: «La maxitangente Enimont, per quanto ci riguarda non è mai esistita». Infine, sul fronte pds: è stata trovata una copia del preliminare di vendita della casa di via Tirso; era a casa dei venditori (i Ferrari). Il testo coincide con il documento conservato in banca, ma è diverso graficamente e porta solo la firma di Greganti. Ciò ha valore ai fini dell'inchiesta? In procura non si pronunciano. [s. mar.]

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