Nel garage di Balzamo 400 milioai di Maria Grazia Bruzzone
Li aveva nascosti il figlio dell'ex amministratore del psi, deceduto un anno fa Li aveva nascosti il figlio dell'ex amministratore del psi, deceduto un anno fa Nel garage di Balzamo 400 milioai Erano in una valigetta ventiquattr'ore I carabinieri li hanno sequestrati ROMA. Erano nel garage della casa alla Camilluccia, dove vive con la madre Mafalda, quei quattrocento milioni, tutti in contanti, nascosti in una valigetta insieme a vari conti correnti intestati ancora al padre e a familiari. Pier Luigi Balzamo li aveva ritirati il giorno prima da vari istituti bancari romani. Per i carabinieri venirgli dietro è stato facile. Il giorno dopo hanno perquisito l'abitazione e sequestrato il malloppo. E oggi il ventisettenne Pier Luigi, figlio dell'ex amministratore del psi Vincenzo Balzamo, morto di crepacuore un anno fa, chiude il cerchio dei parenti-tangenti. Allo stuolo di congiunti degli indagati di Tangentopoli, saliti ai disonori delle cronache insieme ai più famosi esponenti della famiglia, mancava infatti un figlio. Pier Luigi Balzamo, a dire il vero, non è indagato di niente, per ora, e nella saga familiar-tangentizia entra di striscio. Quasi un caso di «eredità». E forse ha solo commesso un errore. Come poteva non sapere infatti che i conti correnti suoi o di suo padre erano controllati, che ritirando somme cospicue, tutte insieme, si sarebbe inevitabilmente tirato dietro poliziotti o carabinieri? «Un atto infantile», dicono i conoscenti. Che pure ricordano il bel ragazzo che da studente qualsiasi, figlio di funzionari di partito (anche la madre aveva sempre lavorato al psi), era diventato un giovanotto che si dava arie da pariolino. Uno studente universitario fuori corso che intanto si arrangiava con lavoretti che gli affidava a volte anche il partito. Quattrocento milioni non sono tantissimi. Un padre come Balzamo senior che ha fatto per anni il deputato e più volte è stato ministro poteva benissimo averli messi da parte. Ma al centro delle indagini dei giudi¬ ci di Mani pulite c'era pur finito subito il cassiere di Craxi. E quei soldi, sporchi o puliti, forse andavano dimenticati. Una saga ricchissima, ormai, quella di famiglie e tangenti. Densa di fratelli, dai più famosi, i Cirino Pomicino, Lucio e Tonino, finiti nella rete insieme all'onorevole Paolo, a Rosario Gava, per restare a Napoli, inquisito per la storia delle «discariche d'oro» che ricevevano rifiuti dal Nord. Nelle liste nere ci sono Cesare De Michelis e Paolo Berlusconi, i fratelli Matarrese (scandalo Federcalcio) e il geometra Michele De Mita, indagato per aver costruito uno stabilimento con 16 miliardi di denaro pubblico, Wilfredo Vitalone accusato di estorsione continuata insieme al fratello, Claudio, ex ministro al Commercio estero. E giù giù, fino ai meno noti Vezio La Ganga, fratello medico di Giusi, diventato primario all'ospedale di Ovada, dice un esposto, non solo per meriti propri. A Fausto Del Turco (appalti di pulizie a Roma), ad Alessandro Sodano, fratello di monsignor Angelo segretario di Stato in Vaticano, indagato per tangenti legate a un ospedale di Asti. Fratelli e sorelle. Come Paola Occhetto, coinvolta di striscio nell'infinita Greganti-story, come consigliere di amministrazione di quell'Ecolibri a cui Greganti avrebbe versato somme di denaro. E padri, come Casimiro Vizzini, papà dell'ex ministro delle Poste Carlo, finito col figlio fra le tangenti pagate dall'Asst di Giuseppe Parrella. Mentre la grande vicenda dei De Lorenzo vede insieme l'intero clan familiare, dal padre Ferruccio al fratello Renato, in società con l'ex ministro Francesco dal 1983. Nell'epopea degli affari di famiglia spiccano le mogli, dalla si¬ gnora Chiesa che ha praticamente dato il via alla grande valanga, alla signora Antonia Di Pietro in Curtò, vera eroina del genere. E subito sono entrati i cognati, di cui «il Pilli» di Craxi è rimasto il prototipo (ma in una storia è riuscito a inserirsi anche il cognato di Martelli Umberto Pedol, reo di aver pagato 150 milioni per far rifornire del suo Tonno Nostromo le mense comunali milanesi). Nella lista c'è persino un nipote, quel Luca Danesi promettente rampollo di casa Andreotti finché il suo nome non è finito in un'inchiesta abruzzese di appalti. E adesso anche un figlio. Maria Grazia Bruzzone L'ex segretario amministrativo del psi Vincenzo Balzamo, scomparso mesi fa. A destra il gip Italo Ghitti
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