E già bufera sulla nuova Rai di Paolo Garimberti
Le nomine ai vertici: Garimberti al Tg2, Giubilo al Tg3, la Scaramucci guiderà i tg regionali Le nomine ai vertici: Garimberti al Tg2, Giubilo al Tg3, la Scaramucci guiderà i tg regionali E' già bufera sulla nuova Rai Pds e sindacato contro iprofessori ROMA. Paolo Garimberti al Tg2, Andrea Giubilo al Tg3 e Demetrio Volcic confermato al Tgl. Il sociologo Nadio Delai al Canale Uno, Giovanni Minoli al Due e Angelo Guglielmi sempre in sella al Tre. Barbara Scaramucci, prima donna direttore, alla testata giornalistica regionale. E poi una lunga lista di altri direttori e vice: 31 in totale. Il governo della nuova Rai è fatto. Per il presidente Demattè è il migliore possibile, votato all'unanimità «fuori dalla vecchia logica della lottizzazione». Ma nel mondo politico è subito polemica. Nella conta tra vinti e vincitori emerge netto il successo di un «grande centro» di area sinistra de. Occhetto, parlando di «falsa imparzialità», dà il via a una rivolta del pds alle nomine dei «professori». E il verde Paissan denuncia una «abbuffata de». «Per carità, non riducete tutto alla lottizzazione», dice Claudio Demattè che, dopo avere leUo la lista dei nuovi dirigenti, elenca con il puntiglio del bocconiano i criteri seguiti nelle nomine. «Abbiamo voluto privilegiare le capacità e utilizzare al massimo le professionalità interne. Sapete che di tutte le persone che sono in Rai si può dire che in passato sono state vicine a una parte politica, ma noi ci siamo mossi fuori da questa logica e devo riconoscere che durante il nostro lavoro i partiti non hanno fatto quello che si diceva facessero in passato». Per Demattè, quindi, tutto bene. Anzi, benissimo. «In tre mesi abbiamo realizzato quello che nessuno al mondo è riuscito a fare: abbiamo cambiato le strutture e ora rinnovato il 30% dei vertici». Ma dietro la sicurezza delle affermazioni di Demattè, c'è un complesso intreccio di retroscena che dimostrano quanto delicata sia stata la gestazione delle nomi¬ ne fino a poche ore dal loro annuncio. Il nome di Garimberti caporedattore esteri di Repubblica - era segnato nella casella del Tg3. Al Tg2 doveva andare Barbara Scaramucci - di area de di sinistra - che è poi «saltata» alla testata giornalistica regionale, con il conseguente spostamento di Garimberti al Due e la nomina «sul campo» di Andrea Giubilo anche lui della sinistra de - al Tg3. Giubilo era in fila alla mensa di Saxa Rubra quando è stato raggiunto dalla telefonata di Demattè che lo ha convocato in viale Mazzini. Ecco il quadro finale. Al timone di Rai Uno c'è Nadio Delai, già direttore del Censis, considerato di area cattolica. Anche se molti in Rai lo chiamano già il «Delai-lama» perché in un'intervista anni fa rivelò le sue simpatie per la religione buddista zen corifei ;nando, comunque, la sua «profonda formazione cattolica». Di Nadio Delai, Demattè ha detto che un sociologo alla guida del canale più importante della tv pubblica è scelta oculata perché «per fare televisione bisogna prima di tutto capire i mutamenti della società». Al fianco di Delai, come vicedirettore, poi, c'è Nino discenti - anche lui di area sinistra de - che ha una prestigiosa carriera in Rai: dagli speciali del Tgl a capo della struttura del Tre che ha realizzato Milano, Italia. La direzione di Volcic al Tgl completa il quadro di comando del canale-animiraglio. A Volcic manca ancora un vicedirettore. Poteva essere Andrea Melodia già direttore di Telemontecarlo che ha avuto una poltrona molto più importante: la direzione della «macrostruttura» della fiction. A un altro professionista di grande esperienza, Franco Iseppi - anche lui di area sinistra de - è andata la struttura che dovrà coordinare i palinsesti dei tre canali Rai. La Rete Due è andata a Giovanni Minoli, inventore e conduttore di Mixer, di area socialista. E la Rete Tre è rimasta ad Angelo Guglielmi, di area pds. Non ha avuto incarichi Roberto Morrione, altro professionista di area pds che era entrato in molte combinazioni del toto-direttori. «Gli avevamo offerto la direzione dell'informazione e dei programmi multicanale, ma ha rifiutato», ha detto Demattè. E a quella macrostruttura (da cui dipendono Tgr, Tg sportivi e servizi parlamentari) è andato Pietro Vecchio¬ ne, di area psi. Demattè e il direttore generale Locatelli hanno tenuto a sottolineare che tutti i nuovi direttori dovranno ora «dimostrare con il loro comportamento di non essere lottizzati». Ma queste garanzie non hanno frenato le polemiche. Il pds non ci sta. Vincenzo Vita ha parlato di «passo indietro», di «accresciuta presenza de», di «intento moderato». E anche il sindacato dei giornalisti tv si è dichiarato deluso: «Non c'è stata una forte rottura con il passato», ha detto l'Usigrai che vuole ridiscutere «l'intero assetto» e promette una lunga battaglia nella nuova Rai. Enrico Singer ulla nuova Rai ontro iprofessori
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