Uova e sputi contro la regina Elisabetta
Le dimostrazioni in segno di protesta perché 40 anni fa non graziò nove terroristi che lottavano per l'indipendenza dell'isola LIMASSOL Le dimostrazioni in segno di protesta perché 40 anni fa non graziò nove terroristi che lottavano per l'indipendenza dell'isola Uova e sputi contro la regina Elisabetta Tumulti a Cipro greca per la riunione del Commonwealth LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le hanno scagliato uova, pietre, monete, manifestando con urla e insulti, sventolando striscioni che la chiamano «assassina» e «regina della forca». Qualcuno le ha anche rotto il parabrezza della Rolls-Royce, pochi attimi prima che ci salisse. Povera Elisabetta. Venuta a Cipro per presiedere da ieri alla biennale conferenza dei capi di governo del Commonwealth, prima sovrana inglese a mettere piede sull'isola da quando Riccardo Cuor di Leone vi sostò nel 1191 sulla via delle Crociate, si è trovata nel mezzo di una parata dell'odio per avvenimenti che molti avevano dimenticato. Molti, ma non i greci di Cipro che le contestano di non essere intervenuta, negli Anni Cinquanta, per graziare nove terroristi dell'Eoka o patrioti, dipende dal punto di vista - condannati a morte durante la lotta per l'indipendenza dell'isola. Povera Elisabetta. E' venuta a Limassol come capo dell'impero che fu: sovrana - almeno di nome - dei 50 Paesi che hanno in comune un passato britannico. Si è trovata di fronte a una loro diffusa insofferenza per il cordone ombelicale con Londra. A Limassol c'è il premier australiano Paul Keating, che sostiene la necessità di creare una Repubblica australiana entro il 2000, l'anno delle Olimpiadi di Sydney. C'è Robert Mugabe dello Zimbabwe, ex guerrigliero e architetto di imo Stato autoritario di stampo marxista, da sempre una spina nel fianco dell'Inghilterra. E c'è Mahathir Mohamad, leader della Malaysia virulentemente antibritannico, che durante la recente visita del premier John Major a Kuala Lumpur non ha esitato a rimproverargli in pubblico il mancato intervento britannico in Bosnia. Sono tensioni che serpeggiano e che sicuramente emergeranno nei cinque giorni della conferenza, che si concluderà lunedi. Ma almeno quest'anno, sperava Elisabetta, non ci sarà il nodo avvelenato del Sud Africa. La conferenza avrebbe potuto occuparsi di temi umanitari ed economici; cercare, insomma, di trovare quello che di comune i 50 Paesi possono ancora avere. Invece no. Inatteso, l'irrisolto dramma di Cipro divisa in due dopo l'invasione militare turca del 1974 è diventato il Sud Africa di turno. Martedì le uova hanno mancato di poco la regina. «A casa, qui non ti vogliamo», urlavano i dimostranti. Altri hanno eretto una forca nel centro di Nicosia, con la scritta «regina assassina». La polizia ha dovuto usare i lacrimogeni per disperdere una folla - molti i bambini - che lanciava insolenze all'indirizzo di Elisabetta. Quando la regina ha ricevuto le chiavi della città, dal sindaco di Nicosia, si è levato un ululato d'odio. E naturalmente non è piaciuta l'idea di Major e del ministro degli Esteri Hurd di intavolare colloqui, martedì prossimo, non solo con il leader grecocipriota Glafcos Clerides, che negli ultimi giorni si è ripetutamente profuso in scuse per il comportamento della folla, ma anche con il turco Rauf Denktash. E' come se Londra, dicono i ciprioti, volesse sancire la situazione dopo essere stata sorda 19 anni fa agli appelli d'intervento contro i soldati di Ankara. E a pagare è Elisabetta. Fabio Galvano Elisabetta a Limassol per la riunione del Commonwealth: una durissima contestazione da parte dei ciprioti :.'-;y.:.::::K mmmmm
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