Sport di Roberto Beccantini

Sport Laudrup spiega a Capello i segreti del Copenaghen e il modo per batterlo Il Milan aspetta il Presidente Scalfaro invitato al match COPENAGHEN DAL NOSTRO INVIATO Non sembra nemmeno una vigilia di Coppa, fra Trap che lucida il revolver e Galliani che gli consiglia «Una pallottola spuntata». Piano con le battute. Il Copenaghen vale l'Aarau, anche se Flemming Nielsen, ex Atalanta, ne dice tutto il male possibile, difesa colabrodo, centrocampo bolso, attacco di marmo. Con l'Aarau andò come andò, una vittoriuzza nella melma di Zurigo, un orribile 0-0 a San Siro. Milan accolto da un tramonto superbo. E all'ultimo momento potrebbe spuntare anche Scalfaro: è qui in visita ufficiale e il club l'ha subito invitato. Sotto la sigla B 1903, prima di fondersi con il BK, i danesi bastonarono il Bayern (6-2). Brian Laudrup era in tribuna. Questa sera sarà in campo, sempre dall'altra parte. Difficile che il popolo lo accetti per quello che ha fatto non più tardi di una settimana fa, un gol fondamentale all'Irlanda del Nord. Più probabile che lo tratti - e lo fischi - per quello che è, un avversario. Destino vuole che, in Europa, il Milan sia braccato dall'ombra di Tapie. Con l'Aarau, a San Siro, diresse il marsigliese Batta. Stasera tocca al belga Guy Goethals, figlio di Raymond, l'ex stregone dell'OM, Coppa Campioni, Monaco by night, brutte storie. Fuori Savicevic. Per uno stira- mento alla coscia destra, e non per la tiratina d'orecchie che Papin, a nome della squadra, gli ha rivolto lunedì in tv: «Deve imparare a sacrificarsi di più, a non isolarsi in attacco». Certo, a Capello brillano gli occhi quando snocciola la diagnosi. Berlusconi capirà. Formazione: Rossi tra i pali; Panucci e Maldini esterni, Baresi e Costacurta centrali; Laudrup, Albertini, Boban e Orlando in mezzo; Papin e Simone di punta. Niente Massaro, bloccato dal mal di schiena. Il turn over coinvolge Tassotti, Donadoni ed Eranio. Se il Milan fa il Milan, nessun problema. Capello si accontenterebbe del gioco sciorinato per un'ora a Foggia. Non parla della Juve («Giovedì, giovedì»); non parla della pallottola che l'amico Giovanni spera di avere in canna; non parla degli arbitri, anche se per domenica si aspetta Collina o Cesari. Garantisce sul recupero di Papin, e sulla vena di Laudrup. Il Copenaghen, spiega Brian, vive sul contropiede e sulle palle lunghe, «dovremo bloccarlo alla fonte, e occhio alle punizioni di Hojer Nielsen». Il personaggio più famoso è il presidente. Si chiama Harald Nielsen, a Bologna lo ricordano con struggente nostalgia. Telefona ogni domenica, dove giocavate, cosa avete fatto? Questo pacioso signore che adesso commercia in pelli, appose il sigillo a uno scudetto epico, quello del '64. Mancherà Tur, squalificato: contro il Toro, nella Coppa Uefa '92, spense Lentini. In classifica, il Copenaghen è terzo. Nel primo turno, ha eliminato i nord-irlandesi del Linfield: travolto a Belfast (3-0), rimontò per il rotto della cuffia, 4-0 ai supplementari. Un romanzo, più che una rivincita. Papà e mamma Laudrup non ci saranno, sono in vacanza negli Stati Uniti. «Non m'illudo, sorride Brian, mercoledì scorso 40 mila applausi, stavolta 40 mila fischi. E' la vita». Incasso record, un miliardo. E 25 gradi in meno rispetto a Foggia. I gemelli Martin e Michael Johansen, il fuciliere Hojer Nielsen, le torri Moller (1,84) e Manniche (1,89) i pezzi forti. Michael Manniche, 34 anni, ha giocato nel Benfica. Calamita i rilanci, e li smista. Un pericolo. Sempre che l'allenatore, il terzo Johansen della brigata, Benny, lo impieghi. Capello non torna sul caso Sacchi. Galliani gigioneggia: «Per carità, stiamo zitti se no ci scappa una sparatoria». E a proposito del rigore invocato da Pellegrini: «Noi avremo pure tre tivù, ma non ce ne danno uno dal 24 gennaio. La Juve? Lasciamo perdere». C'è Copenaghen. Splendida, perfida, pungente. Roberto Beccantini Brian Laudrup spiega: «E' una squadra che vive sul gioco di rimessa perciò dovremo bloccarla alla fonte; e attenti alle punizioni di Nielsen»