La Juve ha il Diavolo in testa

La Juve ha il Diavolo in testa La Juve ha il Diavolo in testa A Oslo i rischi di un match troppo facile OSLO più - confessa -, ma io ho raccontato la verità: non era rigore. Semmai, c'era rigore prima». Adesso è probabile che gli contesteranno quest'altra rivelazione. La breve storia di Moeller e della Juve è già cosparsa di incidenti dialettici: sul modulo, sul gioco, sulle colpe. «Trapattoni mi rimprovera di parlare troppo con i giornalisti», dice lui. Forse perché Andy racconta le cose di cui non discute con il tecnico. «Con il Trap parlo poco e lui fa altrettanto. Non è come in Germania dove mi chiedevano spesso un parere: qui mi si dice se devo stare a destra o a sinistra e poco più. Forse è perché non sono decisivo». E sorride con mali- DAL NOSTRO INVIATO La paura, qualche volta, bisogna inventarsela per sentirsi vivi, ma la Juve fatica a trovare dei buoni motivi per temere il Kongsvinger, squadra medio-bassa del campionato norvegese. Ogni volta che si arriva da queste parti si riscoprono i luoghi comuni che piacciono a Pizzul: il freddo, la potenza atletica dei nordici, il terrore dell'ignoto che fa rispolverare al Trap la battuta di quando, dovendolo affrontare per la prima volta, pensava che l'Ajax fosse un concorrente dello Spie e Span. La realtà è che la Juve, per essere Juve, non può sbandare con questi giovanotti bellicosi. «Faremo 1-1», pronostica Moeller. Non grideremmo al miracolo. Le incertezze nascono semmai da una settimana che si riempie della lunghissima vigilia di S. Siro. Kongsvinger, crocevia per Milano: persino il ritorno sarà accelerato. Non si può perdere tempo. Bisogna curare i dettagli, compresa la sfuriata (di padri ignoti ma facilmente individuabili) a Moeller per il suo giudizio onesto sul rigore di domenica. «Mi hanno detto che dovevo stare zitto, perché gli arbitri potrebbero non fischiarcene 1-M 1-M . Pare che, dopo la sconfitta di Pechino 2000, la Cina non si candiderà alle Olimpiadi 2004. Anche perché il 4 è ritenuto laggiù numero nefasto. Cosi tutto si spiega: Sydney ha vinto perché ha garantito al Ciò ottimi Giochi organizzagli in quattro e quattr'otto, cosa che Pechino per scaramanzia non ha potuto fare. Bruno Bernardi zia, perché sa di avere tutti dalla sua parte, ormai. Li ha conquistati con i gol: sei in 8 partite, il titolo di capocannoniere e personaggio del momento. L'impressione è che Moeller stia tirando alle piccole rivincite. E lancia messaggi. «Platini diceva che 5 anni in Italia distruggono un calciatore. Io ne ho ancora uno e mezzo, poi non so: da professionista se qualcuno nel '95 mi offrirà più della Juve dovrò andarmene. E dalla Juve nessuno mi parla di un rinnovo». Come hanno fatto, a suo tempo, con Baggio. «Geloso della popolarità e del carisma di Vialli e di Baggio? - replica a una nostra domanda -. No, io non voglio essere un numero uno perché la mia situazione è più comoda, sto nelle seconde linee». Gli si può credere? Lui è uno che rimane spesso in bilico tra le responsabilità e un ruolo senza rogne. Dice che non vincerà mai il titolo dei goleador «perché non tiro punizioni e rigori, come Baggio o Zola, o come faceva Platini». Tuttavia il Trap ricorda che quando si presentò alla Juve gli disse di non aver mai avuto troppa confidenza con i penalty. Però ha buone qualità, Andy. Ad esempio si è adattato subito all'Italia. «Gli anni della Bundesliga sono stati la scuola, qui ho trovato lavoro. Ci sono assi che deludono all'inizio. Come Bergkamp, che paga la troppa pubblicità sul suo arrivo: tutti vogliono fermarlo. Si riprenderà». E Savicevic, invece? «Lui dovrebbe proprio cambiare squadra e trovare un bel ruolo da regista. E' più da Lazio che da Milan, entrare e uscire di squadra lo sconvolge. Eppure è un fenomeno in una squadra che rimane fortissima. Io tifavo per il vecchio Milan degli olandesi, ma anche questo mi piace. Domenica dovremo dare più del 100 per cento per batterlo. L'abbiamo già fatto l'anno scorso, ora sappiamo che l'impresa è possibile se c'è più orgoglio: in trasferta non rendiamo quanto in casa». E se andasse male? «Questa squadra ha un po' più carattere dell'anno scorso. Reagiremmo meglio. Mi dispiace soltanto di non stare bene. Non sono mai guarito dal dolore all'inguine che mi sono procurato a Lecce, volevo fermarmi per il derby invece Trapattoni mi ha costretto a giocare e sono andato avanti. Il dolore mi impedisce persino di calciare i corner e le punizioni indirette: però in fondo non è un male, adesso in area ci sto io ad attendere il cross e a fare gol». Marco An saldo