In difesa dei miei nemici

In difesa dei miei nemici In difesa dei miei nemici Siniavskij: il Presidente è un nuovo Lenin PARLA L'EX OMOSCA GGI sono infelice. In pratica tutta l'intelligentsia russa appoggia Eltsin, ma io no. Mi butto fra la gente, gli amici, i conoscenti, persino i passanti e domando: non può certo essere così, non mi direte che non capite che il Presidente non ha il diritto di violare la legge? E in risposta sento: dunque tu stai dalla parte di quel vilissimo Soviet supremo, di quel disgustoso Khasbulatov, dei comunisti e dei fascisti rosso-bruni? Certo che no, ho passato l'intera mia vita a combattere contro tutti loro. Ma come ha potuto Eltsin destituire il Soviet supremo? «Ma insomma, se proprio non poteva lavorarci insieme?», mi ha chiesto di rimando un mio amico. Ancora una volta non sono in sintonia con la mentalità russa. Ogni nazione ha il Parlamento che si merita. E come in Russia ci sono delle eccellenti persone, così se ne trovavano alcune nel Soviet supremo. Ogni altro Parlamento eletto in Russia sarebbe cattivo nella medesima misura. Il nuovo Parlamento sarà uguale a questo Se si tratta dei comunisti o dei nazionalisti o dei fascisti, vedo una sola cosa da fare: non votarli, e i loro partiti si dissolveranno nell'urna. Ma se dei russi decidono invece di votarli, bisogna imparare a rispettare questa loro opinione. Odio i giornali come «Den», ho in sospetto la «Pravda» e disprezzo la «Literaturnaya Rossiya» (testate fatte chiudere da Eltsin per asserita complicità col Soviet supremo, ndr), nei quali rispettabili slavofili mi accusavano di essere russofobo e proponevano di condannarmi a morte come gli ayatollah dell'Iran hanno fatto con Salman Rushdie. Per molti anni sono stato in polemica con «Pamyat», quest'organizzazione istericamente nazionalista e antisemi- ta. Eppure oggi sono pronto a combattere senza esitazione per i miei nemici, in nome del valore che mi è più caro: la libertà di espressione. Ricordo fin troppo bene come la Russia ha perduto la libertà proclamata nel 1917, come i giornali che non piacevano alle autorità furono chiusi, come venne introdotta la censura e i partiti di opposizione vennero soppressi mentre l'intelligentsia russa dava la sua benedizione a tutto ciò. Ricordo come Stalin beveva il tè assieme a Maxim Gorky e discuteva con lui il da farsi. «Se un nemico resiste, deve essere distrutto», lo compiaceva l'uomo di lettere. I miei amici non sono d'accordo con me. «E' solo una situazione temporanea - dicono - quando avremo spazzato via l'opposizione comincerà la democrazia». Ma anche Lenin, ricordo, aveva chiuso i giornali solo come misura temporanea, e non c'è nulla di più permanente del temporaneo. Che cos'ho contro Boris Eltsin? Perché da questo conflitto fra due poteri (che, non dimentichiamolo, durante il golpe dell'agosto erano uniti), Soviet e Presidente, doveva per forza uscire un vincitore? Tutti e due avrebbero dovuto abbandonare l'arena dello scontro politico, per prendere invece la via tracciata dall'arte del buon governo: che include, fra l'altro, abilità nel compromesso e talento per la cooperazione. La vittoria di uno sull'altro, che sia il Parlamento o il Presidente, significa la sconfitta della democrazia. E una vittoria ottenuta al prezzo di tanto sangue è un crimine commesso dal vincitore. Sono troppo duro? Forse Boris Eltsin ha fatto tanto bené'alla Russia che dobbiamo chiudere gli occhi davanti alla sua usurpazione del potere? Non posso fare a meno di paragonare Eltsin, che è così po¬ polare fra i miei amici, con l'impopolare Michail Gorbaciov. Che cosa ha fatto Gorbaciov? 1°, ha ritirato le truppe dall'Afghanistan; 2°, ci ha dato la libertà di parola; 3°, ha permesso all'Europa orientale di recuperare l'indipendenza; 4°, ha liberato Andrej Sacharov e altri prigionieri politici; 5°, ha posto fine alla guerra fredda. Si possono contare questi suoi risultati sulle dita di una mano. Ma che risultati sono stati! Michail Gorbaciov è stato il primo riformatore bolscevico e il distruttore di un sistema odiato. Eppure all'intelligentsia, quella stessa che da lui aveva ricevuto la libertà di espressione, non piaceva. Una cosa in tono col carattere russo, e col nostro proverbio «non c'è buona azione che resti impunita». Lo stesso era successo ad Alessandro II: non appena liberò i servi della gleba, l'intelligentsia cominciò a chiedere il suo sangue e non smise finché non fu ucciso. Oggi quasi tutti fanno atto di lealtà a Eltsin. Perché? Quali buone azioni ha compiuto? Quando è arrivato lui, il terreno era stato già arato da Gorbaciov e dalla sua squadra, e su questo Eltsin ha seminato il programma di riforme economiche di Gaidar. Qual è stato il risultato? Una caduta dei livelli di vita che sarebbe pari, secondo le stime più prudenti, al venti per cento. Il livello di vita è calato del 20% Attualmente un'enorme percentuale della popolazione vive con l'equivalente delle razioni alimentari di guerra, mentre sullo sfondo di questa società impoverita gruppi mafiosi guadagnano una fortuna coi colossali traffici del mercato nero. Ma la riforma economica di Eltsin e Gaidar ha avuto anche serie conseguenze politiche. Se nell'autunno del 1991 i comunisti e i nazionalisti adunati agli angoli delle strade erano solo patetiche macchiette, adesso hanno guadagnato popolarità. Alla fine potrebbero tornare ad apparire come i difensori del popolo. Oggi sta accadendo la peggiore delle cose immaginabili. I miei vecchi nemici cominciano, occasionalmente, a dire la verità. Mentre i miei amici intellettuali russi, invece di opporsi a Eltsin e cercare di correggerne gli errori, lo salutano con soddisfazione in quanto leader forte e chiedono che prenda misure ancora più decise. Abbiamo già visto tutto questo. E' così che è cominciato il potere sovietico. Andrej Siniavskij Scrittore ed ex dissidente Copyright «Nezavisimaia Gazeta» e per l'Italia «La Stampa» I fatti d'ottobre sono la replica del ' 17 Odio Pravda e comunisti, e loro odiano me Ma lotterò perché non siano imbavagliati Lo scrittore Andrej Siniavskij

Luoghi citati: Afghanistan, Iran, Italia, Russia