Saramago: «Io piango l'Europa»

Saramago: «Io piango l'Europa» il caso. Lo scrittore portoghese: noi, la Chiesa, l'intolleranza Saramago: «Io piango l'Europa» Un 'opera lirica in Germania contro i razzismi ■■FI OSE' Saramago è cntusiaI sta e stanco. «La Cultura | contro l'Intolleranza, cer"I to, però vai a raccontare a _•■ nino che muore dissanguato che la Cultura intemazionale si interessa a lui. Sai quanto si divertirà», dice lo scrittore portoghese. Sconsolato e combattivo, triste e determinato, pessimista sull'animo di individui e popoli ma appeso alla battaglia che i suoi testi diffondono, Saramago crede nei «pensieri di una sera», ma sa che l'indomani «tutti avranno scordato tutto». Eppure riprende la penna e si scaglia contro l'intolleranza, quella religiosa soprattutto, ma non soltanto quella. E' questa l'amorosa e triste premessa che dedica a Divara, il dramma musicale di Azio Corghi per il quale ha scritto il testo. Andrà in scena il 31 ottobre allo Stàdischen Bùnhen di Munster: tre atti (i segni premonitori, l'assedio, l'effimera vittoria degli assediati travolta dalla carestia) narrano degli Anabattisti massacrati, proprio Jì, a Munster, nel sedicesimo secolo. Uno degli episodi più sanguinosi delle guerre di religione che trafissero l'Euro- pa del Nord: la repressione cattolica, appoggiata dai luterani, fu spietata. Il compositore Azio Corghi che già mise in musica Rabelais sintetizza: «Si trattava di rileggere fatti storici collegandoli al presente. L'idea ha avuto una lunga gestazione. E' cominciata all'indomani di Blimunda». Blimunda fu un caso nel teatro europeo. Corghi e Saramago avevano tratto il loro lavoro da Memoriale del convento, il romanzo storico dell'82 in cui l'autore portoghese raccontava, dalla parte degli umili, la settecentesca costruzione del convento di Mafra. Quando fu rappresentato al San Carlo di Lisbona, fu necessario sistemare schermi e amplificatori fuori dal teatro. Poi Saramago fu al centro di un polemica furente legata al suo Vangelo secondo Gesù (Bompiani) dove tutto è ribaltato: un Dio egoista, per allargare il proprio potere, toglie a Maria il figlio, e Giuseppe è un vile che non avverte gli altri padri del pericolo che corrono i loro bambini. Lo scontrocoinvolse perfino il Parlamento portoghese. Saramago non è mai stato tenero con la Chiesa e l'ha attaccata di petto con II vangelo secondo Gesù. Non c'è un po' di livore anticlericale nel suo viaggio in episodi così lontani? «No. E poi questa non è archeologia storica. Corghi e io abbiamo colto un momento violento, ottuso, terribile, di intolleranza. E purtroppo l'intolleranza è attualità bruciante». Ma la Germania di oggi è uno dei maggiori focolai di intolleranza. Che cosa si aspetta dalla sua «incursione» a Munster? «Tutto e niente. Io avevo finito di scrivere il Vangelo secondo Gesù. Corghi venne con questa idea, una storia atroce. Io avevo un poema, In nome di Dio, e mi sembrava giusto collaborare. Lavoravo sul massacro degli anabattisti e pensavo all'oggi, questo oggi così tremendo». Dunque, le guerre religiose diventano metafora della «pulizia etnica»? «Anche, certo. Penso a questa Europa che non riesce ad essere unita. Nessuno può pensare di sganciarsi dall'attualità. Se non decidiamo di guardarci accanto, di guardare l'altro, tutto è finito. Il nostro è un richiamo a quanto la Storia ci ha mostrato e a quanto non si sia fatto per evitare la ripetizione degli odi. La vera Europa è una cultura comune, collaborazione internaziona¬ le. L'ex Jugoslavia, certo: ma ci scandalizziamo e poi che cosa facciamo? Siamo sinceri: Munster fu intolleranza. Oggi ci sono movimenti razzisti ovunque». E lei, Saramago, si fa profeta «fuori patria», nel punto più caldo? «Una buona lezione serve a riflettere sul momento, ma i problemi sono radicati nella Storia. Si piange una sera e l'indomani non ci si ricorda più nulla. La cultura può e deve aiutare le genti a unirsi. Ma la sua voce sarà sempre minoranza. Muoiono dissanguati in Georgia, ex Jugoslavia, Somalia, Haiti. Andate a dirgli: Saramago scrive, la cultura si occupa di te. E sentite che cosa risponde». Allora scrive ma non ci crede? «Ci credo, se no non lo farei. Ma ho paura di come l'intolleranza attraversa il mondo in modo sotterraneo. Sì, parleremo a Munster di massacri religiosi e ideologici. Ma il problema è l'indomani, fuori teatro. Chi ci ha invitati è tanto intelligente da capire che la nostra non è una lezione storica, ma una scheggia bruciante, fiammeggiante di presente». Marco Neirotti «Non è archeologia storica, riguarda le tragedie di oggi: ora ci addoloriamo per una sera e l'indomani non ricordiamo nulla» In scena a Munster la strage degli anabattisti nel 1500 •-?;'<•«; V"' "/si»-' •■ j •j*...ir..,.,/ r Qui accanto: gli anabattisti assassinati a Munster. A sinistra: José Saramago Il maestro Azio Corghi. «Divara» sarà presentata in Germania il 31 ottobre in anteprima internazionale