l'Amerigo avverte Haiti: pronti a sbarcare di Paolo Passarini

8. Scatta il blocco navale intorno all'isola ma al Congresso si moltiplicano le critiche a Clinton l'Amerigo avverte Haiti: pronti a sbarcare Washington teme ritorsioni sugli americani WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti non escludono un intervento militare a Haiti, dove la situazione continua a degenerare e la vita dei «bianchi», soprattutto americani e canadesi, appare sempre più in pericolo. Lo ha affermato ieri la capodelegazione americana all'Onu Madeleine Albright. «Non escludiamo niente - ha detto ieri la diplomatica durante un'intervista televisiva -. Rimaniamo preoccupati riguardo alla protezione delle vite di cittadini americani e la reintroduzione della democrazia». Ma la sola ipotesi di un intervento diretto a Haiti sta già sollevando in Congresso un vasto ventaglio di critiche. Dalla capitale di Port-auPrince si possono distintamente vedere alcune delle navi americane e canadesi che si preparano a rendere effettivo il blocco navale. Il blocco scatterà da oggi. Ma, al di là del compito di vigilare sul rispetto delle sanzioni economiche reimposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Orni tre giorni fa, il dispiegamento di forze si prefigge quello di esercitare una pressione psicologica sui militari golpisti e i loro seguaci perché non rechino offesa ai cittadini americani e canadesi presenti sull'isola. All'ambasciata degli Stati Uniti sono stati fatti arrivare altri 30 marines con compiti di protezione, mentre la cancelleria ha attivato una rete telefonica speciale per mettere in stato di allerta i circa mille cittadini americani che vivono a Haiti e che hanno già subito aperte minacce da parte dei nazionalisti fedeli al presidente golpista, il generale Raul Cedras. Cedras ha detto ieri di non volere una guerra con gli Stati Uniti ed ha chiesto una mediazione del Vaticano. In questo clima si è inserita la voce secondo cui Baby Doc, il sanguinario dittatore in esilio, sarebbe tornato sull'isola. «La protezione delle vite americane è il nostro primo pensiero», ha dichiarato ieri Albright, parlando di «una situazione molto tesa». Clinton, che nei mesi scorsi aveva dimezzato il tempo concesso ai «briefings» di politica estera per concentrarsi sui problemi di politica interna, si trova adesso alle prese con il problema Haiti, mentre sta ancora cercando di mettersi al riparo delle critiche che hanno investito la sua amministrazione per le disavventure dell'operazione in Somalia. Non è certamente nella posizione migliore per ordinare un altro intervento militare, ma è chiaro che se qualche cittadino americano subisse una grave offesa da parte dei militari haitiani, non avrebbe scelta. Anche in questo caso, però, sarebbe bersaglio di dure critiche, come prese di posizione di politici del suo stesso partito lasciano facilmente presagire. Il senatore democratico Bob Kerrey, che è stato concorrente di Clinton per la «nomination» democratica, ha detto ieri che «un inutile gioco di minacce contro Haiti rischia di mettere in pericolo la vita dei cittadini americani che vivono là». In altre parole, ha insinuato che, se succederà qualcosa di brutto a un americano a Haiti, la colpa sarà da attribuire agli ultimatum di Clinton e alla sua decisione di attuare un blocco navale. Un altro senatore democratico, Richard Lugar, ha detto che . sarebbe un grosso errore per gli I Stati Uniti lasciarsi coinvolgere in una guerra contro Haiti. Ma c'è di più. Non tutta l'opinione pubblica americana è convinta che sia saggio esporsi più di tanto nella difesa del deposto presidente haitiano Jean Bertrand Aristide. Appoggiandosi a un rapporto della Cia di qualche giorno fa, l'ex consigliere per la Sicurezza Nazionale di George Bush, Brent Scowcroft, ha definito Aristide «un documentato psicopatico». Il capogruppo repubblicano al Senato, Bob Dole, è andato oltre e ha annunciato che questa settimana metterà ai voti una legge per limitare i poteri di Clinton in politica estera, salvo «particolari circostanze». Paolo Passarini Il presidente golpista chiede la mediazione del Vaticano Una nave Usa incrocia davanti a Port-Au-Prince. Sopra: Aristide