Berlusconi show: Sacchi con noi, Capello in azzurro di Roberto Beccantini

Berlusconi show: Sacchi con noi, Capello in azzurro Incursione a sorpresa del presidente del Milan che piomba tra i campioni alla vigilia della difficile trasferta di Foggia Berlusconi show: Sacchi con noi, Capello in azzurro Esalta la difesa e incita Rossi impegnato nella caccia al record d'imbattibilità MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO Forza Rossi. Di più: Capello in Nazionale e Sacchi al Milan. Silvio Berlusconi lega la ripresa del campionato a una personalissima «veritatis splendor». Piomba in ritiro, catechizza la squadra, sfama i taccuini. Il Milan non perde in trasferta da 37 partite, l'ultima sconfitta risale al 19 maggio 1991: e Bari, teatro dell'evento, è troppo vicino a Foggia, la mina odierna, per non suggerire toccatine varie. Il Dottore parte in quarta. In campionato, Rossi è inviolato da 630 minuti. Già oggi, dunque, potrebbe frantumare il limite d'imbattibilità iniziale (Reginato, 712 minuti) e avvicinare quello, assoluto per la serie A, di Zoff (903 minuti). «I record - dice il presidente - sono il sale della vita e il pepe della professione. Penso alle 58 partite utili consecutive, alle 70 in testa, alle 10 vittorie in Coppa Campioni. Se Capello non ci tiene, affari suoi. Io ci tengo: e come. Valgono quanto uno scudetto, una coppa. Per questo dico bravo Rossi e brava, bravissima, la difesa. Tassotti, Maldini, Costacurta, Baresi: se siamo diventati primi al mondo lo dobbiamo a questi uomini, a questo reparto. Inarrivabile. Baresi merita il Pallone d'Oro. E se France Football non glielo dà, glielo darò io». A Capello, la zona del Foggia ricorda la Dinamo di Lobanowsky: 4-5-1 quando è attaccata, 4-3-3 quando attacca. Maldini, al rientro dopo un mese, affianca Tassotti, preferito a Panucci, congelato in vista di Copenaghen. Una sola punta (Simone) e due stranieri, Boban e Savicevic: libero, finalmente, di fare e disfare. Laudrup, Papin, Raducioiu, Nava, Orlando e Antonioli, doloranti, a casa. Albertini centrale, con Boban. Si ricomincia con il Milan davanti a Parma e Samp: «Se devo essere sincero - confessa Berlusconi - il primato ci premia al di là dei nostri effettivi ineriti. Ma visti gli infortuni, non mi ritengo un usurpatore. L'importante, di qui a dicembre, è restare incollati al vertice, nel giro di 2-3 punti. E questo in attesa dei recuperi di Lentini e Van Basten». L'olandese, oggi, sottopone la caviglia destra all'ennesimo, e definitivo?, verdetto del professor Martens: «Troost, il fisioterapista di Marco, mi parla addirittura di novembre - sorride Berlusconi - ma io non mi illudo più. Ne ho passate troppe». Più articolato il discorso su Lentini: «Sino a qualche giorno fa i medici nutrivano ancora dei dubbi. Un trauma cranico è una cosa seria. Eravamo preoccupati, scoraggiati. Ora mi hanno assicurato che è molto probabile che torni quello di prima. Senza scadenze assillanti. Me lo garantiscono miglioratissimo sul piano dei riflessi e della forza». E' il turno di Zeman, «un professionista che regala, dovunque e comunque, un calcio brillante». D'accordo, ma lei lo prenderebbe al Milan? «Bisogna distin¬ guere. Zeman è un tipo molto esigente. Piacerebbe anche a me verificarlo in una grande squadra. Perché, cari signori, un conto è spremere dei giovani e un altro pretendere furore agonistico da un pugno di trentenni. L'anagrafe ha un suo peso. No, a Zeman non ho mai pensato». Restiamo in tema di allenatori. Il Dottore imperversa: «Ringrazio Sacchi per averci ricaricato Donadoni. Con me, dovrebbe ringraziarlo la Juve per come, a suo tempo, quando magari a Torino non tutti ne erano entusiasti, diede fiducia a Roberto Baggio. Il 17 novembre sarò a San Siro per Italia-Portogallo. Gliel'ho promesso. Sappia, Arrigo, che per lui le porte del Milan sono sempre spalancate. E non escludo, archiviati i Mondiali, di riprendermelo per davvero, magari in cambio di Capello. Mi raccomando, è una battuta: non ditela». Ci limitiamo a scriverla. «Dopo un certo periodo, che definirei fisiologico, un allenatore, ma anche un direttore di rete, dovrebbe togliere il disturbo. Se ha vinto qualcosa, meglio. Se non ha vinto, pazienza. Ma non sono determinanti i titoli. E' fondamentale la durata: massimo, quattro anni. Mark Ella, l'allenatore della nostra squadra di rugby, se n'è andato da trionfatore. Questione di stimoli: o cambiavo tutti i giocatori o cambiavo lui. Ho cambiato lui. Più o meno quello che. avvenne con Sacchi e Capello. La sapete una cosa? Se all'epoca dell'esonero di Liedholm, parlo del 1987, Arrigo si fosse tirato indietro, avrei confermato Fabio. Il quale Fabio ha poi avuto il tempo, dietro le quinte, di diventare un eccellente manager e un esemplare conduttore di uomini». Chiude, Silvio Berlusconi, con un cenno all'inchiesta Piedi puliti: «Sono venuti anche da noi, certo Ma escludo che ci possa essere una sola lira che non figuri a bilancio. Il nero, da noi, non esiste». Roberto Beccantini Dino Zoff Sebastiano; Rossi

Luoghi citati: Copenaghen, Foggia, Italia, Lentini, Parma, Portogallo, Samp, Torino