La Città Eterna in pericolo e l'alacre assenteismo degli statali

Stato e tasse la legalità non c'è più AL GIORNALE La Città Eterna in pericolo e l'alacre assenteismo degli statali La disavventura dei democratici Informato dalla stampa nazionale e dalla Rai-Tv che alle prossime elezioni comunali, nelle città di Roma e Napoli si presenteranno candidati a sindaci, nella prima il segretario nazionale del msi, on. Fini e nella seconda l'on. Mussolini, osservo: mentre per quanto potrà succedere di negativo a Napoli, non c'è da meravigliarsi, dopo quanto è successo e sta succedendo per colpa o dolo di uomini politici a tutti i livelli (vedi ministri, sottosegretari, parlamentari, ecc. implicati nei vari procedimenti penali) mi chiedo: cosa potrà capitare nella Città Eterna? Il giorno 8 settembre u.s. ho partecipato alla grandiosa manifestazione che si è tenuta a Roma in piazza San Paolo, nel ricordo dei gloriosi Caduti per la difesa della Capitale, alla presenza del Capo dello Stato e mi hanno colpito, oltre alle sagge parole dell'on. Oscar Luigi Scalfaro, una lapide murata nel centro del bastione principale, che riporta quanto segue: «In questo luogo che ricorda il sacrificio / di quanti caddero per riconquistare all'Italia / la libertà e la democrazia I calpestate dalla barbarie nazifascista. / L'Amministrazione Capitolina / pose a ricordo. / Roma, 14 marzo 1946». Mi chiedo: se per disavventura dei democratici romani dovesse essere eletto a sindaco della città di Roma l'on. Fini, che fine sarebbe riservata alla «lapide» che ho sopra ricordata ed alle altre tre che le fanno corona? Angelo Mezzo, Torino Evasione fiscale e spese stellari In relazione alla campagna di stampa organizzata che da anni sta effettuando un accurato lavaggio del cervello alla popolazione in ordine all'evasione fiscale, e alla notizia diffusa nell'agosto '93 dallo spettabile Ordine di Roma riguardo ad un certo malessere dei lettori per notizie indirizzate a senso unico e prive di critica per molti argomenti, si invita a rilevare la assoluta assenza di informazione su quanto segue: a) motivi e cause della evasione fiscale sui quali vige il silenzio stampa assoluto; b) ridottissime pubblicazioni sullo sperpero di denaro pubblico; c) ridottissime pubblicazioni sull'assenteismo dei dipendenti pubblici che tuttora perdura alacremente; d) ridottissime pubblicazioni sulle difficoltà lavorative degli autonomi; e) assenza assoluta di notizie relative all'assetto generale delle libere professioni sulla cui inflazione numerica è stata evidentemente imposta la censura della notizia; f) ridottissima informazione sulla resa lavorativa del Pubblico Impiego che oggi è da considerare come il tumore dell'Italia con costi economici stellari a fronte dei quali la evasione fiscale desta ilarità; g) quanto è già costata la minimum tax allo Stato per via della massa di cancellazioni di lavoratori autonomi che non ce la fanno a sopravvivere e che a fronte di enormi sforzi pagavano almeno 4/5 milioni l'anno a testa anche in assenza di lavoro e senza casse integrazioni e privilegi simili. Provvedano gli enti in indirizzo ad identificare i giornalisti che, perfettamente consapevoli di ciò, stranamente nulla pubblicano forse perché dipendenti con redditi che moltissimi autonomi sognano. Leggendo i giornali del periodo '38-'39, si noterà una certa somiglianza del tipo di informazione che all'epoca si occupava della faccenda razziale (quale la minimum tax è fuor di dubbio dato il suo carattere espropriativo atteso che la Commissione Provinciale di Roma per l'esonero della m. tax ha ad oggi esaminato solo circa 100 domande sulle ventimila pervenute). Manrico M. Colazza, Roma Procuratore legale «L'immunità giova solo ai colpevoli» Capisco che La Stampa non poteva esimersi dal dare adeguato rilievo alla notizia dell'invio di un'autorizzazione a procedere nei miei confronti, per le singolari affermazioni fatte nei miei confronti da un ex repubblicano in merito alla vicenda dei farmaci. Ma mi si consenta di dolermi che non sia stato dato nessuno spazio, consentendo ai lettori una visione non parziale della cosa, alla mia dichiarazione che ha fatto seguito immediato alla notizia di agenzia. Ho detto che si trattava di pure fandonie, che non hanno alcun riscontro in nessun atto processuale: pure invenzioni, anzi, del tutto prive di contorni e perfino di motivazioni plausibili. E mi sono recato spontaneamente dai magistrati di Napoli, portando loro un circostanziato memoriale che lo dimostrava nel modo più esauriente, e chiedendo ai giudici riscontri immediati. Purtroppo il paradosso della situazione è, secondo la prassi poco comprensibile seguita dai magistrati, che per poter prosciogliere un parlamentare in un processo essi devono chiedere l'autorizzazione del Parlamento a procedere: che però, come è chiaro, ha la conseguenza tristissima di distruggerti intanto la reputazione agli occhi dell'opinione pubblica. Io debbo in conclusione attendere, e attendo con fiducia, che i magistrati archivino: e però ne pago un prezzo molto alto, soprattutto se i giornali che informano il Paese non riescono neppure a dare pubblicità alle mie smentite. Si comprenderà allora perché non posso non chiedere spazio per questa lettera. Meno male che si sta provvedendo a eliminare questa assurdità dell'immunità parlamentare che ha effetti così distruttivi per le persone per bene e giova soltanto ai colpevoli. on. Adolfo Battaglia, Roma Cesare, Costantino e l'epoca di Lenin In una cronaca a me dedicata, apparsa ieri su La Stampa, «r. i.» mi attribuisce, alternando parafrasi e virgolette, un pensiero non mio. Secondo «r. i.» io avrei scritto, alquanto puerilmente, su Liberazione, che Lenin è «più grande di Cesare, Costantino, Lutero». E' chiaro che «r. i.» ha letto male. Io ho semplicemente fat¬ to mio e chiosato un acuto e appassionato giudizio di Vittorio Strada, secondo cui l'opera di Lenin «chiude un'epoca e ne apre un'altra»; e ho soggiunto che lo stesso può dirsi (credo legittimamente) per Cesare, o per Costantino il Grande, o per Lutero (per fare degli esempi). Sgradisce «r. i.» anche il mio riferimento all'attuale strapotere della mafia in Russia, dopo la fine dell'Urss. Ma non voglio pensare che «r. i.» non legga nemmeno La Stampa, dove di questo problema così spesso e così efficacemente si discorre! Luciano Canfora, Bari «Niente a che vedere con Duilio Poggiolini» In riferimento ad episodi che in questi giorni sui mass-media hanno portato ad incresciosi scambi di immagine e nome tra me e il professor Duilio Poggiolini, ex Direttore generale del Servizio farmaceutico del ministero della Sanità, coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti farmaceutiche, vi sarei molto grato se si volesse porre particolare attenzione affinché nell'ambito dell'attività della testata La Stampa non abbiano a verificarsi simili dannosissimi equivoci. Sono evidenti, infatti, nell'attuale clima che si è determinato nel Paese a seguito di «Tangentopoli», le irreparabili conseguenze negative che simili errori e scambi di persona arrecano alla mia immagine essendo io conosciuto, soprattutto nell'ambito medico, quale presidente in carica della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e deputato al Parlamento del Partito Repubblicano Italiano. Non sussiste alcun vincolo di parentela o di altro genere tra me e Duilio Poggiolini. Danilo Poggiolini, Roma