Città divise da un ricordo
Città divise da un ricordo Città divise da un ricordo Dal busto di Bresci a piazza Falcone I MONUMENTI CONTESI O a quel monumento. Quello che oggi dicono a Ostia per Pasolini, lo hanno detto ieri in tante altre città. La storia delle statue contese, criticate, ostacolate, offre infatti molti capitoli, pieni di scambi di accuse, raccolte di firme e, in alcuni casi, di denunce alla magistratura. Come avvenne per Carrara e il monumento a Gaetano Bresci. L'idea di erigere un'opera in marmo alla memoria dell'anarchico che nel 1900 aveva assassinato a Monza il re Umberto I di Savoia mosse i primi passi agli inizi degli Anni Ottanta, ispirata da un comitato che aveva il principale sostenitore in Ugo Mazzucchelli, classe 1906. Fu individuato il luogo (il piazzale del cimitero Turigliano) e venne dato l'incarico allo scultore (Sergio Signori). Poi cominciò la guerra. Che fu politica, ma soprattutto giudiziaria. Perché quando il Consiglio comunale (marzo 1985) decise di concedere il terreno per il monumento, 16 consiglieri finirono sotto inchiesta, accusati di «apologia di attentato al Capo dello Stato». Poi la corte d'appello di Genova archiviò il caso, ma nel frattempo molti altri momenti di tensione si inserirono nella vicenda. Sia per il via libera da parte della Sovrintendenza alle Belle Arti di Pisa (arrivato dopo una lunga attesa), sia per lo scambio di accuse che a lungo infiammò le sedute del Consiglio comunale, con il sindaco e la giunta impegnati a difendersi da chi giudicava il monumento un progetto «insensato, sgradevole, l'esaltazione di un gesto di violenza». E infine, quando nel maggio del '91 il comitato realizzò il sogno del monumento a Bresci, monarchici e alcuni gruppi politici insorsero nuovamente, 3 facendo aprire un procedimento giudiziario ai danni di Mazzucchelli. Recentemente, un altro caso ha visto ancora al centro della polemica i Savoia. E' capitato a Racconigi, per il primo monumento italiano dedicato a Umberto II. Il busto in bronzo al «re di maggio» che nella cittadina cuneese era nato nel 1904, è stato scoperto il mese scorso dopo giorni e giorni scanditi da vibrate polemiche. Secondo l'Anpi (l'Associazione dei partigiani), la cerimonia aveva «lo scopo politico di riabilitare i Savoia» e voleva inoltre far credere che Racconigi fosse «ancora legata a sentimenti monarchici e disposta a rivalutare un passato che la storia ha condan- nato». Ma soprattutto gli ex partigiani contestavano il fatto che i Savoia arrivassero nello stesso periodo e nella stessa zona in cui si commemorava l'eccidio nazista di Boves. Polemiche e accuse che, comunque, si sono poi smorzate nel giorno in cui la statua è stata scoperta davanti a Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele. Più a lungo, invece, si è trascinato il caso dell'Aquila, dove alla fine del '91 è stato realizzato un monumento per ricordare le «vittime dell'aborto». Una polemica a tratti violenta, che per molto tempo ha contrapposto il vescovo e il Movimento per la vita a gruppi proaborto, che inutilmente hanno cercato di bloccare il progetto definito «terrificante». Ma non solo statue e monumenti sono stati protagonisti di accese lotte. E' capitato anche per l'intitolazione di alcune vie. Così, se da anni, a Roma, migliaia di fan di Claudio Villa «combattono» con la Sovrintendenza per ottenere l'intitolazione di una strada di Trastevere al cantante, è clamoroso il caso di Corleone, dove un mese e mezzo fa il commissario straordinario del Comune ha annullato la delibera che aveva intitolato la piazza principale ai giudici Falcone e Borsellino. Una decisione che ha suscitato la protesta di molti abitanti e la pronta replica del presidente della Regione, che subito dopo ha rimosso il funzionario. [1. u.] Da sinistra, i giudici Falcone e Borsellino, cui è stata intitolata una piazza di Corleone
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