E i «duri» del pallone si sciolgono in lacrime di Angelo Caroli

E i «duri» del pallone si sciolgono in lacrime E i «duri» del pallone si sciolgono in lacrime OGENOVA GGI c'è Sampdoria-Roma. Ma che importa? Conta soltanto lui, Paolo Mantovani, l'uomo amato da tutti e perciò capace di unire gli umori, altrimenti inconciliabili, di una città. La Samp lo ha pianto a lungo, anche ieri, con un dolore dai mille volti. E' stato un mattino lunghissimo quello dei blucerchiati. Tutto è cominciato a Bogliasco, dove Eriksson ha radunato la squadra. Pietro Vierchowod è stato il primo ad arrivare, la sua espressione, solitamente truce, si era miracolosamente addolcita. Alle 8,15, il mare di Bogliasco scintillava al sole. Alle 9 in punto, Eriksson ha dato il via a un allenamento durato un'ora e svolto in un silenzio totale, un'atmosfera d'acquario, davanti a pochi tifosi stanziali. Alle 10,45 la squadra è salita in pullman, scortata da una pantera dei carabinieri e da un'auto della Digos. A Quinto, ore 10,58, c'è stato l'aggancio con Vialli. E la Thema station wagon di Gian- luca ha seguito i compagni fino alla chiesa di Santa Teresa. La folla li ha accolti con un applauso discreto e lungo, poi con tanto silenzio e lacrime, tante lacrime. Dopodiché è cominciata la processione di dirigenti e delegazioni delle società. Anconetani piangeva come un bimbo disperato, Luzzara scuoteva la testa incredulo, il presidente federale Matarrese ricordava «Mantovani come sportivo capace di applaudire un gol dell'avversario: poteva dar fasti¬ dio, però aveva ragione lui». Il et Sacchi «rimpiangeva uno straordinario tifoso della Nazionale». Gli faceva eco Nizzola, capo della Lega, scosso «da un dolore sconfinato». Ecco Giampiero Boniperti, seguito dal figlio Giampalo, da Morini e da Galia. Il dirigente juventino ha trattenuto a stento le lacrime, ha accarezzato più volte e abbracciato Federica Mantovani. Altri applausi dalla folla. Personaggi, dirigenti, ex, ci sono quasi tutti, una sfilata senza fine: Boschi, Giorgio Vitali, Corioni, Pedraneschi, Pastorello, Luzzara, Ferlaino («per me è ancora vivo»), Lanna, Pari, Invernizzi, Ganz, Zaccarelli, Terraneo, Dossena, Ulivieri, Bordon, Galdiolo, Bistazzoni e tanti altri. Il presidente dell'Inter, Pellegrini, sottolineava la «correttezza e la lealtà di uno sportivo che il calcio italiano piangerà a lungo», mentre Galliani, in rappresentanza del Milan insieme con Braida, metteva in rilievo «il personaggio pulito che ha contribuito a fare grande il calcio italiano». Uno dei momenti più commoventi si è registrato alle 11,10: sul sagrato della chiesa è arrivato Spinelli, il presidente genoano, seguito da Maselli e dalla squadra al completo. La folla ha accolto gli «avversari» con un lungo battimani e un «Bravo, Aldo». Un'immensa famiglia sembrava radunarsi là, sospinta dalle energie aggreganti di cui Mantovani era capace. E' stata l'ultima vittoria del presidentissimo dona¬ no, ritenuto un «modello» dal collega rossoblu. L'organo intonava frattanto le prime note sacre. La chiesa era colma. In prima fila, davanti all'altare, i familiari. Boskov, in divisa della Samp, e Borea erano vicini a loro. In una panca, subito dietro, la vecchia guardia doriana, Lombardo, Mannini, Vierchowod, Mancini e Vialli. Un grumo di dolore. Vialli non sapeva nascondere la disperazione con gli occhiali da sole («Ho dentro un grandissimo dolore»), lacrime gli rigavano le guance, come Mannini («Mantovani ha rappresentato 10 anni della mia vita»), Serena («C'era un feeling straordinario tra noi e lui»), Pagliuca non ha smesso di piangere un attimo durante la funzione. Era sconvolto. Mancini, il pupillo di Mantovani, ha violentato la propria natura per trattenere il pianto. E, rivolto al ds Borea, sussurrava: «Dai dottore, ora siamo noi la Samp». Uno, dieci, cento attimi di commozione, un propagarsi di sentimenti, un contagio natu¬ rale. Lombardo, un cucciolone tenero, ha voluto leggere il saluto al presidente («Non ti dimenticheremo, e parleremo di te ai nostri figli e nipoti», la sostanza del messaggio). Ha avuto un breve, impercettibile cedimento di voce, si è ripreso e ha concluso con tono fermo. Jugovic si portava spesso la mano sul viso, pudore, dolore, tristezza, eppure il serbo è uno degli ultimi arrivati. «Tutti ora sappiamo che cosa c'è da fare - ha detto -. Le parole non servono, non bastano». Dopo la sepoltura a Stagliene la squadra è rientrata a Bogliasco, alle 14,30 esatte. In quel momento, due squadre di dilettanti che si affrontavano sul campo Mugnaini osservavano un minuto di raccoglimento. Insomma, Mantovani ricordato ovunque. E oggi c'è Samp-Roma. Ma che importa? O forse sì, solamente per lui. Da lassù Paolo Mantovani chiede ai suoi un'altra vittoria. Angelo Caroli L'orchestra jazz che ha accompagnato i funerali del presidente della Sampdoria, Paolo Mantovani, che era un fedele appassionato di questo genere musicale

Luoghi citati: Bogliasco, Luzzara, Roma