Clinton vieta la Somalia a Ghali

Scontro aperto tra Casa Bianca e Onu, accuse anche a Bush: tutta colpa sua Scontro aperto tra Casa Bianca e Onu, accuse anche a Bush: tutta colpa sua Clinton vieta la Somalia a Ghali «La sua visita causerebbe solo disordini» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton sta premendo piuttosto rudemente su Boutros Boutros-Ghali perché rinunci alla sua già annunciata visita a Mogadiscio, che giudica controproducente e pericolosa. E questo è solo uno dei segnali che indicano come mai nella storia i rapporti tra un Segretario Generale dell'Onu e gli Stati Uniti siano stati peggiori di quelli tra Boutros-Ghali e l'attuale amministrazione. «Il pacificatore numero 1 del mondo - ha scritto ieri il "New York Times" - deve consumare la gran parte del suo tempo a far la pace con gli Stati Uniti». Ma è solo una battuta, perché in realtà Clinton e Boutros-Ghali sono impegnati, piuttosto che a fare la pace, a condursi una guerra appena velata dalle necessarie cortine fumogene della diplomazia. Boutros-Ghali non ha ancora fatto sapere se intende accogliere la brusca richiesta di Clinton di annullare il suo viaggio in Somalia. Il suo portavoce, Joe Sills, ha detto che la visita è ancora in agenda, ma non ha specificato se sia sempre prevista per la prossima settimana. Il Segretario Generale deve tener conto, oltre che della forte ostilità di Mohammed Farah Aidid (i cui seguaci gli impedirono con lanci di pietre di entrare negli uffici dell'Onu a Mogadiscio durante la visita del gennaio scorso), della contra¬ rietà al viaggio espressa da altri due governi del Corno d'Africa, Etiopia e Eritrea. Il primo Segretario Generale dell'Onu espresso da un Paese africano gode di una forte ostilità anche nel suo stesso continente. Nel '60 Dag Hammarskjold arrivò ai ferri corti con Francia e Gran Bretagna da una parte e Unione Sovietica dall'altra. Ma nessuno dei sei Segretari Generali che hanno guidato l'Onu dalla sua nascita a oggi ha mai avuto rapporti così pessimi con gli Stati Uniti. George Bush non era molto favorevole alla nomina di Boutros-Ghali, ma si piegò alle insistenze del primo ministro egiziano Hosni Mubarak, decisivo per il processo di pace in Medio Oriente in cui l'amministrazione americana era allora impegnata. Il ricco avvocato copto, rampollo di una ricca e famosa famiglia de II Cairo, allevato in un palazzo di cento stanze e quasi altrettanti servitori, conquistò la carica, forse anche perché promise che, nel '96, non avrebbe accettato un secondo mandato. I suoi rapporti con Clinton furono all'inizio molto migliori di quelli con Bush, che aveva rifiutato di impegnare il contingente in Somalia in un'operazione di sequestro di tutte le armi e di ricostruzione politica, pur avendo sul posto 24 mila marines. Clinton, con un contingente ridotto a 4 mila, dette a Boutros-Ghali tutto quello che voleva, compresa la caccia all'uomo contro Aidid, preferendo dedicarsi alla politica interna. Ma quando si vide contrastale da Boutros-Ghali la proposta di creare un ponte aereo con la Bosnia, cominciò a realizzare che il Segretario Generale dell'Onu voleva dirigere anche la politica estera americana. Si era già arrabbiato una volta con lui, quando BoutrosGhali invocò dure sanzioni contro Israele per la deportazione di 400 estremisti palestinesi in Libano. Ma continuò a delegargli la politica in Somalia. Quando, dopo la strage del 3 ottobre, ha deciso di cambiare rotta, premendo per un rilancio dell'iniziativa politica in Somalia, Boutros-Ghali gli spedì una lettera molto dura e disse a Warren Christopher, ancora più bruscamente: «Avete già confuso la situazione militare, adesso volete confondere anche quella politica». Da quel momento, BoutrosGhali è diventato, come lui ste&su Ha aetiu, il «capro espiatoiio). prescelto da Clinton per giustificare il fallimento Onu in Somalia, anche se gli errori erano stati commessi in due. Ma Clinton continua ad avere bisogno di scaricare le sue responsabilità e se l'è presa anche con Bush, accusandolo, con scarso «fair play», di essersi illuso di poter andare in Somalia e venir via da un momento all'altro. Paolo Passarmi li pianto del parente di un marine ucciso in Somalia [foto reuter1