Dalla Romania miliardaria di Tito Sansa

Follia collettiva per una maxitruffa Catena di Sant'Antonio arricchisce una città, in 3 milioni rischiano Dalla Romania miliardaria Follia collettiva per una maxitruffa CLUJ-NAPOCA NOSTRO SERVIZIO Fino a quest'estate Cluj era una operosa ma tranquilla città di provincia della Transilvania, di piccole industrie e commerci, povera come sa essere la periferia postcomunista romena, animata soltanto dalla disputa popolare e intellettuale tra romeni e ungheresi. Oggi Cluj è un inferno o, secondo un altro punto di vista, un paradiso. Un inferno perché le sue strade sono intasate giorno e notte da migliaia di vetture e autobus, i caffè e i ristoranti stipati in permanenza da una folla rumorosa, i locali notturni pieni di lenoni e prostitute, i marciapiedi insidiati da borseggiatori e da orde di mendicanti, i parchi occupati e insozzati da masse di forestieri che vi bivaccano in tende e sacchi a pelo. E' difficile trovare una camera in albergo, quasi impossibile acchiappare un taxi. Un paradiso invece perché il commercio fiorisce, sono spuntati negozi moderni, sale da gioco e da biliardo, filiali di grandi industrie occidentali come Panasonic e Opel. A differenza dagli altri romeni, quelli di Cluj guidano (si fa per dire) vetture nuove e vestono abiti alla moda, tutta roba importata, da far invidia a quelli di Bucarest. Sono pieni di soldi, le mazzette di «lei» passano rapidamente da una mano all'altra. Cluj è il nuovo Eldorado, la città dei milionari. Milionari in «lei» (un «leu» vale circa una lira e mezzo). Il merito è di un oscuro contabile sessantenne di Brasov, un certo lon Stoica, che con un sistema che ricorda quello delle «lettere a catena», di un «leu» fa 8 «lei», di un milione fa 8 milioni. A colpo sicuro. Basta affidare il denaro alla società «Caritas», da lui fondata un paio d'anni fa. Dopo 90 giorni la «Caritas» restituisce - moltiplicate per otto - le somme versate. Il quotidiano «Romania libera» ha calcolato che un unico investimento di un milione di «lei» fatto nell'agosto scorso, se reinvestito puntualmente, dopo otto trimestri, nell'agosto del 1995 dovrebbe fruttare la mostruosa somma di quasi 52 miliardi di «lei» (oltre 78 miliardi di lire) cioè più di tutti i liquidi in circolazione in Romania. Insomma, Cluj è diventata una Mecca, Stoica è considerato un santo, lo chiamano «Papa», per la sua salute vengono accesi ceri e recitate preghiere nelle chiese. E' l'isteria totale, ora da Cluj la febbre si è estesa in tutta la Romania. Tanto che le ferrovie statali hanno istituito un servizio speciale, due volte al giorno il «trenul speranzei» (treno della speranza) scarica alla Mecca migliaia di investitori. Per investire la gente fa pazzie, ci sono contadini che hanno venduto il bestiame e perfino la terra appena riprivatizzata, pensionati che hanno ritirato i risparmi di una vita, qualcuno si è indebitato in banca o addirittura ha venduto l'automobile o ceduto parte della casa. Racconta «Romania libera» che perfino i minatori di Petrosani (quelli terribili delle marce di due anni fa sulla capitale) hanno investito nella «Caritas» il frutto di una colletta di quasi 18 miliardi di «lei», pari a 27 miliardi di lire. «Il "joc" (il gioco) non può continuare all'infinito - hanno ammonito la settimana scorsa alla tv romena il Governatole della banca nazionale Mugur Isarescu e il prorettore dell'Università di Bucarest lon Mihailescu -, è condannato ad esplodere». Tranquillo, il «benefattore» Stoica ha replicato: «non è un "joc", ma un sistema, del quale solo due persone al mondo conoscono il segreto». E la gente gli crede, decine di migliaia di persone continuano a convergere ogni giorno su Cluj, sommergendola. Enorme, inebriata, la folla attende pazientemente per 8, 10, 12 ore dinanzi al palazzo dello sport, una vecchia fabbrica dove ci sono decine di sportelli per investire. «La gente è impazzita racconta l'avvocato Peter Eckstein-Kovacs, ex deputato della minoranza ungherese nel Parlamento di Bucarest -, il numero degli investitori ha superato in questi giorni i tre milioni». Ma da dove viene la massa enorme di banconote, fino a 6 miliardi di «lei», che Stoica distribuisce ogni giorno e ogni notte (gli sportelli sono aperti ininterrottamente, 24 ore, sette giorni la settimana)? A Cluj e a Bucarest corrono voci strane sulla provenienza del denaro: che i miliardi sono quelli del tesoro del defunto dittatore Nicolae Ceausescu che vengono così riciclati; che provengono dal traffico di armi con la ex Jugoslavia; che sono soldi della mafia italiana o di quella russa o dei trafficanti di droga; che vengono stampati segretamente dalla zecca di Stato per distogliere il popolo dalla disastrosa situazione economica in cui si dibatte la Romania; che fanno parte di un piano eversivo per creare disordini e preparare un «putsch»; che vengono da un «Paese confinante», il quale bloccherà d'improvviso il flusso per provocare disordini e la guerra civile. «Nulla di ciò mi sembra plausibile - dice l'avvocato Eckstein-Kovacs -. Secondo me il denaro, che ha portato a un'incredibile inflazione a Cluj (i costi degli immobili sono decuplicati), è quello di ingenui che ancora si fidano. I primi, gli abitanti di Cluj, hanno avuto fortuna, gli ultimi, quando il "joc" scoppierà come una bolla di sapone, li morderanno i cani». La fine di «Caritas» viene data per imminente (secondo alcuni è questione di settimane, forse solo di giorni). E allora in Romania saranno guai. Tito Sansa

Persone citate: Kovacs, Nicolae Ceausescu, Peter Eckstein-kovacs, Stoica