Profumi nello scrigno
Il raffinato collezionismo delle scatole di cipria Il raffinato collezionismo delle scatole di cipria Profumi nello scrigno Aumenta la voglia di raccolte minimaliste del «polveroso nembo» Esemplari ottocenteschi e fregi liberty per contenere la polvere Custodie povere e preziose, da cui sprigionano evanescenti polveri del passato. Sono le scatole di cipria, reperti cartacei della cosmesi che fu, oggi ambiti oggetti da collezione. Affascinante al punto da ispirare i poeti, il «polveroso nembo» (per dirla col Parini) della cipria, oggi diventa «business» per un antiquariato minimalista. Fra i requisiti più apprezzati, c'è l'antichità del «pezzo»: si va, in genere, dalle scatolette ottocentesche fino a quelle del 1950-60. Il valore cresce per esemplari completi di relativo, finissimo contenuto, ancor meglio se corredati di piumino. Al «top», le confezioni ancora intonse sigillate - spiegano antiquari e collezionisti (fra cui, insospettabilmente, non mancano gli uomini) - ma contano pure lo stato di conservazione e la rarità del pezzo, a volte firmato da noti artisti dell'epoca. Costi tra le 20 e le 200 mila lire. La scelta è vasta: ce n'è per tutti i gusti e preferenze, in un repertorio che rievoca deliziose vanità perdute, indizi di gusti e mode d'antan. C'è la «Tokalon» con volto di pierrottina stampato, garantita «ultraderente e vellutata» e c'è il «Giacinto In- namorato»: sul fondo nero della scatola, esplode una fioritura rosa antico. In tema anche la «Florodor», in confezione rotonda, con grande coppa e ridondante cascata di fiori giallo oro. Piacevoli pure le «Caron»: come «Fleurs de Rocaille» o «N'aimez che moi» - dichiarazione o monito? - con disegno di vezzosa signorina in abiti ottocenteschi. Segni e incantesimi delle donne si rincorrono su confezioni arcaiche quanto basta per affascinare. Si passa dalla «casalinghitudine» di «Coty» e «Diadermina», gettonatissime dalle nostre nonne, alla pretenziosità di «Pompeia», con fregi liberty e fanciulle in succinte vesti classiche. La femminilità - «domestica» o misteriosa, angelica e non - si declina a meraviglia sulle scatole: e all'inquietante trittico di «Dame inconnue», «Contessa azzurra» e «Orchidea nera» si contrappone un rassicurante e promettente «Come tu mi vuoi» o una volitiva «Arna», che recita «ars et labor omnia vincit». Arte, storia e gusto lasciano il loro friabile, evanescente segno su forme e nomi, slogans e immagini di questo «packaging» delle vanità. Così, nel tempo, si passa dal gotico della «Cipria antiqua» a trionfi di angioletti e gheishe, dal liberty di «Florodor» al futurismo di «Roncé». E alla polvere alla violetta, «preferita perché rende la pelle bianca», si sostituisce quella reclamizzata da faccia tipo «bella abissina» disponibile in tinte ocra e creola. L'itinerario del collezionista non può prescindere, ovviamente, dalle bancarelle del Balòn. Ma non mancano altri indirizzi, come quelli di «Elena Barbero» in via Stampatori 19 f, «Ordine e Gennari» di via Camerana 28 (tel. 5610430), «Il Cassetto della nonna» di corso Regina Margherita 148 e «La lanterna magica» di via S. Francesco d'Assisi 26/g. Silvia Francia preziose, da evanescenti ato. Sono le reperti cari che fu, oggi a collezione. nto da ispiraroso nembo» ini) della cia «business» to minimali più apprez del «pezzo»: lle scatolette
Persone citate: Caron, Coty, Elena Barbero, G. Silvia Francia, Gennari, Parini
Luoghi citati: Assisi
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