Delitto del freezer solo 14 anni

Delitto del freezer, solo 14 anni A madre e figlia riconosciute le attenuanti per l'omicidio di None Delitto del freezer, solo 14 anni E Franca Maria potrà presto sposarsi in carcere Madre e e figlia in piedi, mano nella mano, di fronte ai giudici a ascoltare la sentenza: 14 anni e un mese di carcere all'una e all'altra. Un attimo prima, gli occhi di Franca Maria Bauso, la figlia, sono piantati sulla figura gentile del presidente della corte d'assise, Romano Pettenati, che sta leggendo il dispositivo. Le mani delle due donne si serrano fortemente sino a farsi male. Grazia Fichera, la madre, china il capo, in un gesto consueto nei suoi 44 anni di esistenza. Secondi interminabili scorrono sui loro visi impassibili. La tensione è enorme, ma si scioglie subito dopo, alla lettura del passo decisivo: non vivranno in carcere il resto della vita. E Franca Maria si sposerà presto, perché spera di ottenere tra qualche anno la semilibertà. Se fosse stata condannata a 21 anni, come aveva chiesto il pm Di Salvio, sarebbe stato più duro progettare un futuro qualsia¬ si oltre le sbarre di un carcere. Ma ora può. La corte d'assise ha autorizzato le pratiche burocratiche necessarie per il matrimonio che il fidanzato della ragazza, un giovane muratore di Vinovo, Pierluigi Cannarozzo, ha voluto e Franca Maria ha accettato dopo appena un'incertezza iniziale. I due si frequentavano già prima dell'omicidio del padre di lei, Graziano Bauso, diventato nell'immaginario comune l'uomo seppellito nel freezer dietro la cucina. Ma con il padre-padrone in vita, anche solo l'idea che Franca Maria potesse avere qualche amico era assolutamente proibita. «Né la figlia poteva lavorare, truccarsi, fare una cosa qualsiasi che disturbasse la possessività del padre» ricorda l'avvocato Merlo. Franca Maria aveva una camera spoglia, non vissuta, nella cascina di None. La sua vera tana era l'utilitaria che si era comprata: radio a tutto volume, arredamento personalizzato in stile metallaro duro, un continuo concerto dei Guns'n'Roses, i suoi idoli. E sull'auto si vestiva e truccava da dark, il ciuffo ribelle, il rossetto violento. Ha convinto anche Pierluigi, il suo Pierre, a scegliere una divisa nera per abito. Un modo qualsiasi, ma sbattuto in faccia al padre-padrone, di ostentare la propria estraneità alla vita programmata degli studi da ragioniera, di un impiego sicuro, delle emozioni in pillole. Madre e figlia hanno ucciso, insieme con Romilda Odin, l'amica occasionale di Franca Ma- ria, il 6 agosto di due anni fa. Hanno ucciso per non essere a loro volta annientate. La corte ha riconosciuto loro le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Franca Maria avrebbe potuto scappare via da quella cascina, era ormai maggiorenne (sta per compiere 21 anni), ma alla mamma la legava e la lega un rapporto simbiotico. Non avrebbe mai potuto lasciarla con quell'uomo che la costringeva, con il diritto del marito, a rapporti sessuali particolarmente violenti. Grazia Fichera - definita dallo psichiatra Vittorino Andreoli, consulente della difesa, una «vittima designata dalla storia e dalla cultura» - si è ribellata per la prima volta nella sua vita quando il marito ha cominciato a molestare la figlia. E quando lui ha passato il segno, strappando la camicia a Franca Maria e gettandosi su di lei per violentarla, la donna si è frapposta, prendendosi un sacco di botte. Due giorni dopo l'omicidio, con quel devastante cocktail di Roipnol ed eroina. Adesso Grazia Fichera divide una cella delle Nuove con la figlia. In carcere sgobba in cucina. La chiamano già «Cenerentola». Con affetto, come le numerose ex colleghe di lavoro che ieri erano in aula a trepidare per lei. [al. ga.] La mamma in cella diventa Cenerentola Nella condanna di Franca Maria Bauso (da sinistra) e della madre Grazia Fichera I giudici accettano la tesi della difesa: «Hanno ucciso per non soccombere»

Luoghi citati: None, Vinovo