L'Ago Khan lascia la Ciga di Fabio Galvano

24 Via libera dalle banche, il salvataggio parte da Londra L'Ago Khan lascia la Ciga Rocco Forte: «A me l'impero degli hotel» m L guaio della Ciga è che per il troppi anni non è stata in I mano ad albergatori, ma a finanzieri che pensavano soltanto al modo di sfruttarla, anzi di rivenderla con un utile. L'Aga Khan ha provato a rimetterla in sesto, con una gestione adeguata, ma è stato un po' sfortunato. Ora ci proviamo noi. Sappiamo bene che cosa sia la Ciga e quali problemi ci ponga: basta ricordare che al dicembre scorso aveva registrato un deficit di 251 miliardi. Ma per un albergatore questa è una grande occasione, un'impresa quanto mai interessante». Rocco Forte, 48 anni, da un anno esatto alla presidenza dell'impero alberghiero creato da suo padre Charles (un emigrato abruzzese di grandi intuiti, ora Lord Forte), non tradisce la minima perplessità di fronte all'avventura italiana che è costata cara all'Aga Khan negli otto anni di gestione dopo l'acquisto da Bagnasco nel 1985. Qual è il suo programma? «Me ne occuperò personalmente, naturalmente affiancato da persone competenti. Questo non significa che debba essere sostituito il management esistente. Anzi. Nella Ciga lavora- no numerose persone di grande capacità, con un'ottima preparazione alberghiera. Hanno semplicemente bisogno di un tocco di leadership. Ed è quello che il gruppo Forte, avvalendosi anche dell'esperienza raccolta un po' dovunque nel mondo, è capace di offrire. In Italia siamo entrati nel 1970, aprendo l'Hotel Village in Sardegna. Successivamente abbiamo arricchito i nostri interessi italiani con l'Excelsior Gallia a Milano, l'Eden a Roma - attualmente in fase di ristrutturazione - e il Palazzo della Fonte a Fiuggi. Nulla è ancora deciso, ma probabilmente saranno proprio quelli gli alberghi che accorperemo operativamente a quelli della Ciga. Dal dicembre scorso, inoltre, abbiamo lanciato una joint-venture con Agip Petroli per la gestione di altri 18 hotel. In tutto il nostro gruppo gestisce in Italia, prima dell'operazione Ciga, 3783 camere». In questa decisione c'è anche un elemento emotivo, la chiusura di un cerchio che cominciò a tracciare suo padre emigrando? «E' ovvio che, essendo di origine italiana, sono molto contento di questa impresa e l'affronto con un tocco di emozione. Ma la nostra è stata una decisione molto poco sentimentale e piuttosto obiettiva, raggiunta valutando le realtà del mercato». Inevitabilmente il gruppo Forte potrà fare fronte comune, nella gestione della Ciga, con la catena dei suoi hotel di lusso, che comprendono 16 «cinque stelle» e che vanno dal Grosvenor House di Londra al Plaza Athenée di Parigi. E questo sarà un aiuto. Ma si rivelerà anche un affare? «Deve esserlo. La Ciga ha immensi problemi, quindi ci saranno molte cose da rivedere. Ma è difficile prevedere oggi quali decisioni dovremo pren¬ dere: mi ci vorranno almeno tre o quattro settimane per esaminare bene l'intera situazione». Per fine novembre, quindi, si comincerà a intravedere la scure della ristrutturazione. La scelta non le manca: 35 hotel di lusso in Italia (la maggior parte concentrati a Venezia, a Milano e sulla Costa Smeralda), Austria, Francia, Grecia, Olanda e Spagna. «La verità è che non possiamo prendere la Ciga e gestirla così com'è, altrimenti il passivo degli ultimi anni si ripeterebbe. Ci dev'essere una ristrutturazione, ma a questo proposito insisto che bisogna evitare passi troppo affrettati. Qualsiasi decisione sarà presa parlando con tutte le parti interessate. E comunque nulla è previsto per domani e nulla di concreto accadrà prima di tre mesi». E' possibile anche la chiusura di qualche albergo particolarmente inefficiente? «Non ci sarà nessuna chiusura. Il nostro lavoro consisterà nel rimettere le cose a posto, non nel creare il vuoto». Fabio Galvano In alto Karim Aga Khan capo spirituale dei musulmani ismailiti A sinistra Rocco Forte grande imprenditore alberghiero

Persone citate: Aga Khan, Agip Petroli, Gallia, Grosvenor, Karim Aga Khan, Khan, Rocco Forte