«Vi rapiniamo nel nome di Craxi»

I banditi evocano Tangentopoli in un rocambolesco colpo in banca nel Canavese I banditi evocano Tangentopoli in un rocambolesco colpo in banca nel Canavese «Vi rapiniamo nel nome di Craxi» CRAXI ruba, perché non dovremmo rubare anche noi?». Poi i banditi hanno tirato fuori le armi. «Svelti, tutti in bagno», hanno ordinato ai clienti del ristorante. Nel bagno hanno costretto due di loro, poliziotti privati in pausa pranzo, a spogliarsi. E indossate le loro divise, sono saltati sul furgone blindato e sono partiti per una rapina in banca. La prima nel nome (e con la scusa) di Tangentopoli. Che colpo. L'hanno messo a segno in sei, ieri a Cuorgnè, provincia di Torino. Tre sono rimasti nel locale, pistole puntate sugli avventori, e gli altri via verso la banca, una filiale dell'istituto di credito Sella. Delinquenti, criminali? Macché: «Semplicemente, siamo senza lavoro», hanno spiegato loro. E poi, con tono di accusa: «La gente come voi può permettersi di uscire e spendere soldi per mangiare. Noi no, neanche quello. Ci hanno tolto tutto. La rapina è un nostro diritto. Anzi, potremmo anche fare di peggio». Quasi una rivendicazione politica. Persone decise a tutto, questi rapinatori. Ma anche «delinquenti dal volto umano», «proprio dei signori» come li hanno dipinti sorprendentemente i sequestrati quando s'è conclusa la loro avventura. E' vero, per trenta, lunghissimi minuti hanno tenuto sotto chiave gli avventori dell'intero ristorante, una quarantina di persone. Sì, dopo che avevano in mano i 50 milioni trovati nella cassaforte della banca non hanno esitato a prendere in ostaggio un uomo fatto prigioniero nel ristorante, per garantirsi una fuga sicura. Ma quelle loro parole, inutile negare, hanno colpito davvero tutti. Quasi che in Italia fossimo giunti al punto che imprecare contro i politici corrotti consenta di scaricare su di loro anche un gesto criminale. Tangentopoli come ultima scusa, ultimo alibi criminale. Adesso, i clienti rivivono il film di cui sono stati protagonisti. Paura? «Credevo di morire» ha ammesso la proprietaria del locale, una donna al secondo mese di gravidanza. Ma poi anche lei ha raccontato divertita di quel bambino di 5 anni che, viste le armi, ha urlato «aiuto papà, una rapina», e nessuno sapeva come calmarlo. C'è riuscito uno dei rapinatori, con un lampo di genio: «Gli ha detto: "Non ti preoccupare. Nessuna rapina. Stiamo solo girando un bel film". E ha esploso un colpo di pistola sul pavimento». Il furgone blindato l'hanno trovato nel pomeriggio, abbandonato in un prato. A bordo, nessuna traccia dei 13 sacchi che contenevano titoli di Stato e assegni. Uno dei poliziotti privati ha rivelato ai carabinieri: «Con me si sono lasciati andare. Non solo Craxi, anche Andreotti, De Lorenzo e gli altri: ce l'avevano a morte con gli inquisiti eccellenti di Tangentopoli». Sindrome di Stoccolma? Anche il vigilante conquistato dai banditi che rubano «perché tutti rubano»? Non esageriamo: «Ero terrorizzato. Secondo me, siamo andati a un passo dalla strage. Non ho dubbi: se qualcosa non fosse andato per il verso giusto, invece di stare a discutere su Tangentopoli ci avrebbero uccisi tutti». Gianni Arrnand-Pilon

Persone citate: Andreotti, Craxi, De Lorenzo, Pilon

Luoghi citati: Cuorgnè, Italia, Stoccolma, Torino