ADDIO, SIGNOR MILLELIBRI

ADDIO, SIGNOR MILLELIBRI ADDIO, SIGNOR MILLELIBRI E Moravia a colpo sicuro E la narrativa? Il nostro sbarco all'estero «va lento» dicono con onesto realismo alla Feltrinelli che vede però salpare con sicurezza Adagio un poco mosso, le storie della terza età della Gianini Belotti. «La difficoltà di vendere la narrativa italiana è tradizionale» sintetizza Luigi Brioschi direttore editoriale di Guanda. Tuttavia il gruppo Longanesi ha la sicurezza di piazzare al meglio all'estero il Pasolini di Un paese di primule e temporali e vede salire l'interesse per Fatiche d'amor perdute il romanzo d'esordio della Cherchi. La Giunti deve fronteggiare i tedeschi che si disputano II gioco dei Regni della Sereni. La Ortese e Maurensig sono autori «sicuri» per l'Adelphi che tace sul destino internazionale degli altri suoi grandi nomi, Manganelli e Arbasino, Macchia e Landolfi: Calasso parlerà solo alla fine delle trattative. Muta per ora anche la Rizzoli, benché per far solo due nomi, le operazioni Maraini e Baricco si annuncino molto buone. Alla Mondadori non si nasconde invece il successo di Pontiggia e Bevilacqua (De Crescenzo è «curato» dal suo agente e va come sempre fortissimo) nonché della Ravera e dell'esordiente Romagnoli. La Bompiani non ha problemi con il Romildo di Moravia acquistato da Flammarion né con la Bruttina della Covito voluta da Plon, Diogenes, Lumen e dai portoghesi di Asa i quali pubblicheranno anche la rivista Pania. Quanto ad Anabasi sta vendendo un po' dappertutto il romanzo di Giuseppe Mazzaglia Principi generali (esce in Italia il 22 ottobre): un eros di classe per lenire le ansie della nostra traumatizzatissima Europa... L. MILANO ^ ADDIO è di quatJ tro righe fredde nel numero di ottobre: «Con questo numero Millelibri cessa le pubblicazioni. Ringraziamo gli amici lettori che ci hanno seguito fedelmente per sette anni». Nessuna firma, nessun balletto di ringraziamenti fra editore e direttore, non una parola sul perché della chiusura. La ferita brucia. Il direttore Alfredo Barberis, nel suo gabbiotto-ufficio bianco, dice che non poteva chiedere a Giorgio Mondadori di fare ancora il mecenate: la rivista perdeva 750 milioni l'anno: le vendite erano calate, attestandosi fra le dieci e le quindicimila copie, e la pubblicità era sempre più latitante: gli editori diminuivano la loro presenza perché tanto dei loro libri si finiva per parlare io stesso, e gli altri inserzionisti non trovavano interessante investire in un mensile con quella diffusione. Né era sensato aumentare il prezzo di copertina: settemila lire a numero sembravano già un tetto. Una mazzata improvvisa, alle 15 e 20 di mercoledì otto settembre. Barberis se la ricorda bene. L'editore Giorgio Mondadori lo chiama: «Mi dispiace. Si chiude». Era già pronta la copertina per il prossimo numero: «Una muraglia cinese fatta di libri. Si sta scoprendo la nuova letteratura, il nuovo cinema Mirella Appiotti cinese». Ed erano già avviate alcune inchieste: la prima volta degli scrittori, quando cioè hanno compiuto la prima esperienza di scrittura; le sorprese del genere rosa-erotico; i treni nella letteratura; altro ancora. «Tutto inutile». La legge del mercato Un galantuomo, Alfredo Barberis. Non accusa, non recrimina. Sta al mercato, alla sua legge. Si sa: in Italia più di sei italiani su dieci non comprano nemmeno un libro, figurarsi se comprano le riviste che parlano di libri. Persino fra quei quattro scarsi italiani che acquistano un libro sono pochi quelli che si avvicinano alle riviste: «C'è qui una lettera che la dice lunga». Barberis mostra il saluto di un amico, una firma importante, che confessa di aver letto po~c Millelibri nonostante gli piacesse e fa autocritica: «Alfredo, mi sento colpevole. Se Millelibri chiude, la responsabilità è anche mia». «Era una rivista utile», mormora Barberis. E chissà quanto gli pesa quell'imperfetto era. Mostra un'altra lettera, di un trentenne di Genova: «Sto provando un misto di rabbia e di costernazione», scrive il lettore. «Un sintomo di decadenza», la scomparsa di Millelibri, perché era «un mensile intelligente, scritto con un linguaggio per coloro che, pur non avendo magari una cultura da profes¬ E la carta del sesso? Tina Brown, direttrice del New Yorker, la gioca di frequente, sembra con buoni risultati di vendite. Barberis dice ancora di no: «Ho parlato di erotismo al femminile in letteratura, da Anais Nin a Judith Krantz. La tiratura non si è impennata». Fa nuovi progetti. Ha diretto sore universitario, amano sfogliare le pagine di un libro per sentirsi vivi». «Era la mia idea - commenta Barberis -. Volevo accompagnare il lettore in libreria senza spaventarlo. Parlavo di Stephen King e di Guido Ceronetti. Nessun tono accademico, nessuna ideologia precisa, nessuna voglia dissacrante. Una rivista propositiva». Troppo propositiva, forse? Troppo tranquilla? Non ha dei dubbi, Barberis? Gli altri mensili, come L'Indice, Leggere, La rivista dei libri, sono mirati più in alto. Millelibri voleva rivolgersi, meritoriamente, a un pubblico più generico, più vasto. Ma che cosa chiede oggi questo pubblico? E' condizionato dalla tv, dall'attualità? Vuole pareri, risse, processi? Lui scuote la testa: l'aggressività-spettacolo, la sarabanda delle opinioni, il gusto di stupire non pagano. «Non prendi il pubblico dei non lettori e il pubblico dei lettori ti snobba. Sarebbe un fiasco». Non serve nemmeno l'eros

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