DUE UOMINI UN AMORE E UN INTRUSO L'AIDS di Enrico Deaglio

DUE UOMINI, UN AMORE E UN INTRUSO : L'AIDS DUE UOMINI, UN AMORE E UN INTRUSO : L'AIDS tra di loro. In Giovanni si manifesta dapprima l'esaurimento della passione sessuale; poi giungono stanchezze, sonnolenze, diarree feroci, perdite di peso, bronchiti: i tanti incidenti di percorso che costituiscono il percorso dalla sieropositività alla manifestazione conclamata dell'Aids. Lettere ai famigliari Avrebbe dovuto essere un libro scritto a quattro mani con Giovanni Forti, ma Forti ha ceduto alla malattia. Così L'intruso è stato portato a termine dal solo Shapiro, che ha però sapientemente ricostruito le tappe della storia anche attraverso le lettere scritte da Giovanni alla sua famiglia. Lettere esplicite: «Il mio peso è sceso ancora parecchio e comincio ad avere quel look»... «A volte penso che la Natura sa quel che fa, e se non potrò raggiungere la vecchiaia, mi fa sperimentare alcune delle sue condizioni». Compaiono, attraverso le parole di Forti, l'affilamento del volto, la senilità precoce, la percezione che il mondo esterno ha della sua malattia; unica malattia, scriveva Susan Sontag in un saggio sulle metafore dell'Aids, ad essere indicata non con il nome della sua causa, ma come «complesso di sintomi» con i quali i malati si presentano davanti alla società, ricevendone, in genere, condanna ed esclusione. Brett e Giovanni vivono questo declino insieme, con devozione reciproca. Lo partecipano al figlio grande, alle famiglie, agli amici. Ne parlano, lo affrontano il più possibile razionalmente. La morte di Giovanni avverrà a Roma, vicino alla sua famiglia, in un ospedale che Shapiro descrive come un misto di individualità generose e di burocratica, cinica, routine. Forti verrà sepolto al cimitero del Verano, nel settore ebraico. Tutto, in questo libro, imbarazza e strazia. Rossana Rossanda, in una profonda e commossa prefazione, l'ha definito «una storia d'amore della fine del nostro secolo», scritta da due figli della cultura del desiderio nata nel 1968 nella parte occidentale de) pianeta. E' la storia di una malattia, ma questa malattia è l'Aids. E' la storia di una famiglia, ma questa è fatta solo di uomini. E' la storia di una diversità - l'omosessualità militante - ma questa non è né vantata né ripudiata; semplicemente raccontata con spregiudicato pudore come una delle tante opzioni dell'amore dei nostri tempi. Lasciare una traccia Perché Shapiro e Forti decisero di scrivere la loro stona? Obiettivo dichiarato è quello di lasciare una traccia del loro passaggio nel mondo, conservare il ricordo del loro amore e dare alla morte un altro significato: di convivenza, di abitudine. In questo, la scrittura di Shapiro si colloca in una ormai vasta tendenza letteraria e artistica americana che, attraverso l'Aids, ha riscoperto il concetto di «comunità». In questo caso la comunità gay americana, alle prese con una epidemia, che sperimenta quotidianamente i tempi lunghi della morte in giovane età e con la morte ha una consuetudine, ricca anche di profondi fatti di solidarietà. Sono poetiche e ricerche lontane dall'esperienza italiana. Shapiro però, dopo la morte di Giovanni, decide di rimanere a Roma, a crescere il proprio figlio adottivo. E conclude: «Come Giovanni, anch'io ho vissuto intensamente, rischiosamente, guardando il pericolo in cagnesco. E, come lui, sono contento di averlo fatto. Non dovrò mai rimpiangere una giovinezza mai vissuta. Tuttavia non riesco a trovare spiegazioni al fatto che alcuni di noi l'abbiano attraversata indenni, illesi. Ho voglia di prendere mio figlio e accompagnarlo lungo la vita, riparandolo con il mio corpo, come uno scudo, da ogni immaginabile pericolo. In lui riscopro le domande. E in lui, spesso trovo delle risposte». Enrico Deaglio Brett Shapiro L'intruso Prefazione di Rossana Rossanda. Feltrinelli, pp. 143. L. 20.000

Persone citate: Brett Shapiro, Feltrinelli, Giovanni Forti, Rossana Rossanda, Shapiro, Susan Sontag

Luoghi citati: Roma