TUTTI PER ELTSIN

TUTTI PER ELTSIN TUTTI PER ELTSIN Come gli scrittori hanno vissuto la battaglia di Mosca HMOSCA O seguito i fatti con apprensione alla Cnn. Ero in casa con la famiglia. Questa volta le cose si sono svolte in modo molto più tragico rispetto all'agosto del '91. Ma nonostante ciò la paura è stata inferiore perchè le immagini che scorrevano sullo schermo erano in qualche modo già vissute. Sapevamo che la situazione si sarebbe evoluta a favore del presidente. Il timore è cresciuto quando alle sette di domenica sera all'improvviso il primo e il quarto canale della tv russa hanno smesso di trasmettere. Ho avuto la sensazione della morte che si avvicinava. Ma due ore e mezzo dopo, ho capito che le cose andavano per il verso giusto e che il putsch non avrebbe vinto, benché tutta la banda di Rutzkoi, Khasbulatov e compagni fosse ancora asserragliata alla Casa Bianca. Ora l'importante è che il presidente dopo la vittoria non faccia errori, che sappia controllare la situazione». Sergej Kaledin, che con L'umile cimitero (Feltrinelli) c Stroibat (Einaudi) ha narrato storie comuni di abiezione negli ultimi anni di socialismo reale, racconta come ha vissuto la domenica e il lunedi di inizio ottobre. Ore di terrore quando sembrava che come in un incubo stesse per tornare a galla quel potere di cui lui, come i suoi, aveva subito le repressioni da metà degli Anni 60 in avanti. Tanti scrittori di Mosca, come Kaledin, hanno passato la domenica con gli occhi incollati alle immagini della Cnn. C'è chi invece ha guardato la tv di striscio continuando a correggere la prosa del suo ultimo racconto. Chi del putsch si è accorto dalla curiosa scorrevolezza delle strade nel centro di Mosca. Chi il tentativo di golpe lo ha seguito per il suo giornale, un occhio alla tv, l'altro alla macchina per scrivere. Molti si sono scambiati telefonate ansiose, si sono incontrati, hanno stilato documenti, scritto dichiarazioni a sostegno del presidente Eltsin chiedendo la mano dura contro «gli avventuristi che cer- Le testimonianze di Kaledin, Makanin, Popov e altre voci del la «perestrojka» : riunioni e ma infesti per sostenere il presidente, poi il brindisi per la vittoria. Nessuno si è schierato con i rivoltosi di Rutzkoi e Khasbulatov in un giorno. In realtà è un processo che durerà anni. In questa occasione sono totalmente d'accordo con Eltsin. I generali sono fanatici, sono gente che per un'idea è pronta a mandare a morte donne e bambini». cano di riportare il Paese nel caos e nella barbarie». Qualcuno, il giorno dopo, ha pensato addirittura di incominciare ad occuparsi attivamente di politica. Molti hanno pianto di fronte a quei morti che insanguinavano la «vittoria» di Eltsin. Per tutti è stato un week end di paura. «Comunque l'esplosione del 3 e 4 ottobre non sarà seguita da un incendio in tutta la Russia. Non ci sarà una guerra civile. Il grande pericolo è superato». Ne è convinto Vladimir Makanin, narratore solitario, pubblicato in Italia da e/o [Un posto al sole, Azzurro e rosso) «Quei leader comunisti coinvolti nel golpe di agosto dovevano prima o poi colare a picco. Ma non era possibile pensare che l'uscita dal totalitarismo potesse avvenire cate ho capito il perchè. Ho sentito per telefono alcuni colleghi e la domenica mattina ci siamo trovati in via Neglinnaja, nel centro di Mosca non lontano dalla vecchia Lubjanka, alla sede del Penn Center, la filiale russa del Penn Club. Abbiamo stilato una dichiarazione di sostegno a Eltsin». «A Mosca di nuovo scorre il sangue». Incomincia così, in tono epico e drammatico, la dichiarazione degli scrittori aderenti al Penn Center. E sono i nomi più belli e più noti della letteratura russa contemporanea: Bella Achmadulina, Bulat Okudjava, Igor Vinogradov, Iurij Davydov, Vjaceslav Pezuch, oltre a Popov e Kaledin. A questi, altri nomi si sono aggiunti sul «manifesto» di sostegno a Eltsin pubblicato martedì scor¬ Sangue e paura per le strade «Sabato ero andato nel centro di Mosca in macchina con mia moglie e mio figlio - ricorda Evgenij Popov capo spirituale degli shestidesjatniki, gli scrittori che avevano venti anni nel 60, autore di Strane coincidenze (Garzanti) -. Non avevo mai visto strade così vuote di sabato nel centro di Mosca. Ma quando sono tornato a casa ho acceso la tv ho saputo della prime barri¬ so dalle Izvestija: Dmitrìj Lichaciov che da Pietroburgo ha aderito immediatamente, Jurij Nagibin, Marietta Ciudakova, Viktor Astafev. Dall'America hanno immediatamente chiamato casa e gli amici Tatjana Tolstaja e Ljudmila Petrushevskaja. Da Minsk si è fatto vivo Viktor Erofeev (La bella di Mosca, Rizzoli). E i conservatori che nel '91 avevano fondato una loro associazione di scrittori e in questi mesi erano più o meno sostenitori di Rutzkoi? «Nessuno ha preso la parola in difesa dei rivoltosi - spiega Popov che ora intende darsi attivamente alla politica - devono essersi resi conto che, per quanto slavofili e legati alle tradizioni russe, ara follia restare con questa banda di avventuristi». Neppure Nikita Michalkov, il regista russo più amato dagli italiani, molto amico di Rutzkoi, come ricorda l'italianista Evgenij Solonovich ha fatto sentire la sua voce. Questi giorni di guerriglia devono avere avuto un sapore ben strano di già vissuto per Aleksandr Kabakov, scrittore, giornalista del settimanale Mosko-