NOOTEBOOM UOMINI SENZA QUALITÀ A ZONZO TRA AMSTERDAM E LISBONA di Alessandro Baricco

Nel bitume del kitsch Nel bitume del kitsch 6 REVE nota a tutela del consumatore. I Ponti di Madison County è un libro nemmeno male: sembra un po' troppo il saggio finale di un corso di scrittura creativa, ma insomma, si fa leggere. Fino a pagina 107. Poi i due si baciano. Lei, casalinga dello Iowa, lui, fotografo anarchico senza patria. «Un bacio lungo e dolce che era come un fiume». Si entra impercettibilmente in area Harmony. Una pagina ancora e la palude, all'unisono col crescendo erotico, sale al ginocchio: «E mentre si muoveva sopra di lei, le baciava le orecchie o le labbra, le sfiorava il collo con la lingua, leccandola come farebbe un leopardo tra l'erba alta della savana.» Leopardo? Savana? Il naufragio definitivo nel bitume del kitsch avviene poche righe dopo, in pieno amplesso: «Il leopardo infuriava sopra di lei, ancora e ancora, come il vento incessante sulla prateria, e lei fremeva, travolta dal suo slancio, cavalcava quel vento come una vergine del tempio che avanza verso le fiamme miti e compiacenti che NOOTEBOOM: UOMINI SENZA QUALITÀ' A ZONZO TRA AMSTERDAM E LISBONA trop ci piazza i signori Taads, padre e figlio. Tra loro non si sono mai conosciuti, ma con Inni, a distanza di tempo, ciascuno intesse una buona amicizia. E ognuno di loro sembra avere in uggia il mondo: il vecchio Arnold Taads si circonda di fanatica solitudine e si spegne fra le nevi del Canada, il giovane Philip si dà alla meditazione zen e al culto della civiltà giapponese. Rituali, stratagemmi inutili di fronte all'insensatezza del vivere, come la biblioteca che racchiude il professor Kien, il sinologo di Canetti nel grande romanzo Auto da fé. Già, perché questa cocciuta difesa dell'individuo che si asserraglia in maniacali baluardi, in illusorie corazze, pur di sfuggire alla nemesi di una vita opaca e insignificante, ha uno sterminato riferimento nel romanzo del premio Nobel Canetti. Anche Nooteboom ha passato in rivista molte culture e attraversato un cospicuo numero di biblioteche e sa come Canetti che occorre trovare un compromesso con la vita per evitare di esserne travolti. Ecco perché ha spogliato Wintrop di ogni velleità trasformandolo in un ironico osservatore, che lascia che le cose gli scivolino addosso. Agguantar valori pare oggi impresa temeraria così come ricostruire un ordine, una totalità di riferimenti. Naturale che l'eroe di Nooteboom abbia fatto Angelo Guglielmi Giorgio Manganelli Nuovo Commento Adelphi pp. 153. L. 24.000 Cees Nooteboom Dopo «Rituali», «La storia seguente»: continuano i viaggi mentali del maggiore scrittore olandese del corpo. Ma anche quest'ultimo non si sa bene da che parte stia. Viaggia in realtà e viaggia nel sogno: è ad Amsterdam o a Lisbona? Se lo chiede il lettore, leggendo La storia seguente, e anche il professor Herman Mussert, l'erudito personaggio che insegna cultura classica e dispensa citazioni latine come barzellette o boutades. Un bel giorno si sveglia e, anziché nella sua abitazione olandese imbottita di libri, si trova in una camera d'albergo a Lisbona. Bel vantaggio andare a zonzo per il mondo restando fermi. Lo diceva anche Goethe che della propria esistenza un movimento continuo: «Era più facile, se necessario, sfuggire agli altri e, in fin dei conti, anche a se stesso». Giusto. Però le conseguenze non si fanno attendere, qui come nell'ultimo romanzo La storia seguente appena uscito da Feltrinelli, sempre a cura di Fulvio Ferrari, e parlano di un soggetto un po' perplesso di fronte alla propria identità, che pare uscito dalla biblioteca di Cacania: «Un fascio di circostanze e funzioni, composite e in continuo cambiamento...». Ecco cos'è l'io: una specie di professione i viaggi mentali sono i migliori. Nooteboom usa la memoria, scivola nel sogno, gioca di fantasia e finisce per trovarsi in mano la realtà. Che qui è Lisbona, la ville bianche: topografia del desiderio, segmento di viaggio che parla delle infinite metamorfosi del soggetto. Inutile quindi stupirsi se questi, nella seconda parte, fa rotta verso il Nuovo Mondo, a contatto con l'oceano e sei insoliti personaggi che raccontano la propria fine negli ultimi due secondi della loro vita. C'è anche un certo Harris e noi azzardiamo: non è l'autore del Palazzo del pavone (Einaudi 1989), viaggio iniziatico sui fiumi della foresta? Nooteboom usa citazioni come un gioco di specchi, aU'mfinito: anche lui disegnando un itinerario verso la fine e l'origine. Detriti quotidiani, racconti, motti: tutto serve per creare un altrove. Perché Nooteboom scrive per fare esperienze. Un po' oltre la misura, dove la vita è aperta come l'oceano, come Lisbona «che tiene sospeso l'addio». Luigi Forte Cees Nooteboom La storia seguente Feltrinelli pp. 116, L 20.000 delimitano la dolce curva dell'oblio». Applausi. E' come quando si arriva a casa dopo aver fatto la spesa, e si scopre che lo yogurt appena comprato è scaduto. Lo si porta indietro. Frasi come quelle sono letteratura avariata. Bisognerebbe rispedirle al mittente. Non è grave, succede: una scivolata nell'orrendo può sfuggire a tutti. Ma nessuno è obbligato a ingurgitare senza battere ciglio. Il consumatore deve difendersi. Sono yogurt da riportare indietro. Poi il libro si riprende, ha un finale che non finisce più ma a modo suo riesce ad essere intrigante. Quel che non riesce a fare è rimuovere dalla memoria il fulminante dialogo che scocca, pagine prima, nel bel mezzo di uno dei tanti amplessi. Lei: «Robert, sei così potente da farmi paura». Lui: «Io sono l'autostrada e il pellegrino e tutte le vele che hanno mai solcato i mari». Ale. Altro bel yogurt scaduto. Al mittente, please. Alessandro Baricco

Luoghi citati: Amsterdam, Canada, Iowa, Lisbona, Madison