GENTILE da Einstein all'intisemitismo

La scienza, l'Università e il fascismo: così i grandi matematici italiani scrivevano al ministro filosofo La scienza, l'Università e il fascismo: così i grandi matematici italiani scrivevano al ministro filosofo GENTILE da Einstein aUuntismiiisrno [ri||il 15 aprile 1923: Giovan|, "ni Gentile, potentissimo m ministro dell'Istruzione, 1 i riceve una lettera da un ÌMé—I grande matematico italiano, Federigo Enriques, che gli deve una risposta molto urgente: Einstein, scrive Enriques, non verrà in Italia, almeno per ora. La testimonianza è importante: conferma un progetto che per l'epoca poteva sembrare curioso (anche se la teoria della relatività aveva destato in Italia vasto interesse) ma perché si intuisce dallo scritto che lo stesso Gentile ne era promotore. E' questa una delle sorprese che emergono da Gentile e i matematici italiani, una raccolta di lettere fra il 1907 e il '43 che la Bollati-Boringhieri sta per mandare in libreria. Fra i corrispondenti, ci sono tutti i grandi nomi della prima metà del secolo: Ugo Arnaldi, Luigi Bianchi, Guido Castelnuovo, Federigo Enriques, Guido Fubini, Giovanni Giorgi, Tullio Levi-Civita, Basilio Mania, Mauro Picone, Gaetano Scorza, Francesco Severi (destinato a diventare una delle figure più strettamente compromesse con il fascismo), Leonida Tonelli e Giovanni Vacca. Attraverso di esse, si legge la storia, fra orgoglio e servilismi, di una parte consistente dell'Università italiana: il tentativo di sostenere una disciplina che in fondo cozzava con l'idealismo di Gentile, e la lunga fatica di sopravvivere e crescere da parte di una comunità accademica in fondo ai margini della cultura dominante. Un mese dopo la lettera di Enriques, Gentile avrebbe aderito ufficialmente al partito fascista: ma è da pensare che se il progetto-Einstein fosse andato a buon fine, almeno per molto tempo non lo avrebbe ostacolato. Fra i suoi corrispondenti, sono molti i matematici ebrei, per alcuni dei quali egli si adopera, dopo la proclamazione delle leggi razziste, in modo da conservare loro, attraverso la cosiddetta «discriminazione», un ruolo nell'Università. E prima ancora, quando i docenti vengono obbligati al giuramento di fedeltà al regime fascista, è interessante vedere la serie di escamotage che attraverso Gentile consentono a molti di giurare senza eccessivi traumi. Come accade a Tullio Levi Civita, uno dei «grandi» del secolo, allontanato nel '38 a causa delle persecuzioni razziali. Di lui, nell'archivio Gentile è rimasta una sola lettera: un rigraziamento per aver potuto in qualche modo «giurare» nel '31. Con una risposta sbrigativa (che riportiamo nel pezzo qui a fianco) che dice molto sulla politica di Giovanni Gentile signore, nel bene e nel male, dell'Università italiana. [m. b.] 1923: il padre della relatività stava per trasferirsi in Italia: all'ultimo, cambiò idea [ili ''^^m i GENTILE da Einstein aUuntismiiisrno

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