Per Clinton un regalo da Aidid

Estero Washington nega di aver trattato il rilascio del pilota prigioniero Per Clinton un regalo da Aidid «E' merito della mia svolta» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE^ Bill Clinton ha salutato ieri con gioia, e anche con sollievo, la liberazione del pilota Michael Durant, che gli ha consentito di sottolineare come la correzione di linea da lui impressa dieci giorni fa alla missione di pace in Somalia stia già producendo frutti. «Questo dimostra che ci stiamo muovendo nella direzione giusta e che stiamo facendo progressi», ha detto il presidente, precisando però che la liberazione del pilota americano non è il frutto di alcuna trattativa con Mohammed Farah Aidid. «Non abbiamo fatto nessun accordo», ha ripetuto Clinton, trovandosi però in difficoltà a spiegare ai giornalisti come mai, se le cose stanno così, il ribelle somalo ha potuto ieri tenere comodamente una conferenza-stampa a Mogadiscio, nonostante su di lui pesi ancora un mandato di cattura delle Nazioni Unite e una taglia di 25 mila dollari. «Non è molto chiaro», ha detto ieri un giornalista a Clinton, reiterando una domanda su quale sia oggi la posizione dell'amministrazione americana rispetto a Aidid. Clinton ha risposto che il fatto da cui sono nate tutte le complicazioni è stato l'agguato teso da guerriglieri somali nel luglio scorso ai «Caschi Blu» che causò la morte di 24 soldati pachistani. Ha detto che esiste una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che impone la cattura dei responsabili dell'eccidio e che questa risoluzione «va onorata». Quando gli è stato chiesto se questo significhi che gli Stati Uniti vogliono ancora l'arresto di Aidid, Clinton ha cercato di schivare la domanda rispondendo che l'importante è assicurare alla giustizia internazionale i colpevoli dell'eccidio «in un modo o nell'altro», facendo intendere che la strada da seguire adesso ò una spontanea consegna da parte di Aidid a un organismo internazionale dal quale pensi di poter essere giù- dicato equamente, essendosi lui sempre proclamato innocente rispetto alla strage dei pakistani. Nell'attesa che questa prospettiva si materializzi, i tentativi di catturare Aidid sono nei fatti sospesi. Nel sostenere che non è stato fatto alcun accordo con Aidid, Clinton ha detto di attribuire la liberazione di Durant al «forte messaggio» da lui lanciato ai suoi carcerieri, quando disse che gli Stati Uniti li avrebbero ritenuti direttamente responsabili per ogni capello che gli fosse stato torto e avrebbero attivato una dura rappresaglia. Ma ò un fatto che Aidid ha acconsentito a riconsegnare Durant all'inviato di Clinton Robert Oakley, rifiutandosi, invece, di avere a che fare con le Nazioni Unite. E' apparso chiaro che Aidid si fida più di Clinton che del segretario generale dell'Onu. L'ambiguità del presidente degli Stati Uniti sulle sue intenzioni verso Aidid sembra quindi essere dettata soprattutto dalla preoccupazione di non approfondire il solco con l'Onu. D'altra parte, Oakley continua a darsi da fare per coinvolgere direttamente il clan di Aidid nei negoziati politici per una soluzione transitoria della crisi somala. Il mutamento di rotta degli americani sembra più che netto. Clinton, che continua a essere bersaglio di forti critiche per la sua gestione della politica estera, ha riconosciuto di aver imparato molto da questa vicenda. «La mia esperienza in Somalia ha detto ieri- mi ha reso molto più prudente rispetto al coinvolgimento di ogni soldato americano in operazioni di pace laddove vi sia qualche ambiguità sull'ambito delle decisioni da prendere, soprattutto se da parte di un comando non americano». Tuttavia lo stesso Clinton ha riconosciuto che, per ogni azione compiuta, i soldati americani hanno ricevuto ordini diretti dal generale dei Marines Joseph Hoar. Ti problema, quindi, non sembra essere stato il comando, ma la delega politica concessa per una lunga fase da Clinton alle Nazioni Unite. In Congresso, nel frattempo, procede il lavoro per trovare un compromesso tra chi vorrebbe un ritiro dalla Somalia e l'impegno assunto dal presidente di continuare la missione per altri sei mesi. Paolo Passarini Il Presidente: la Somalia mi ha insegnato ad essere prudente ogni volta che devo impegnare i miei soldati Nll f l Il pilota americano Michael Durant trasportato in barella poco dopo la liberazione da parte dei miliziani di Aidid |FOTO REUTER] Nelle foto piccole il gen. Aidid e Clinton

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia, Stati Uniti, Washington