L'ombra del sospetto sul cacciatore di Riina di Angelo Conti

FRANCESCO DELFINO L'ombra del sospetto sul cacciatore di Riina FRANCESCO DELFINO UTORINO N generale di polso, deciso, con un bagaglio professionale indiscutibile, maturato in Italia e nel mondo. Non sempre amato dai suoi uomini. Francesco Delfino, 56 anni, generale di brigata, comandante dei carabinieri di Piemonte e Valle d'Aosta, è da ieri inquisito dalla Dia per distruzione di documenti ufficiali e favoreggiamento nei confronti di esponenti della 'ndrangheta. Si parla di coperture offerte a Antonio Nirta, considerato un «capobastone» di notevole carisma. Ma il generale Delfino respinge ogni accusa: «Con profonda amarezza - ha commentato - ma con la fiducia dell'onestà attendo gli sviluppi dell'inchiesta. Mi presenterò subito al magistrato, cosa che avrei già fatto spontaneamente se avessi supposto che l'autorità giudiziaria si interessava alla mia persona». Ha aggiunto: «Evidentemente dò fastidio alla mafia. Non ho mai strappato alcuna fotografia. Nella mia carriera ho fatto arrestare centinaia di delinquenti, quindi non ho idea di quale sia 1' episodio del quale vengo accusato». Calabrese di Piatì (nel cuore dell'Aspromonte), è un «figlio dell'Arma». Suo padre, Giuseppe Delfino, detto massaro Peppe, immortalato da Corrado Alvaro nei racconti aspromontani, scoprì il primo codice segreto della 'ndrangheta e fu il primo carabiniere a avere ottenuto qualche successo contro i briganti aspromontani. Suo fratello, Antonio detto «Totò», è preside dell'Istituto Tecnico Commerciale di Bovalino e collaboratore de l'Europeo e Ylndipendente. Negli ultimi anni è stato comandante della legione di Alessandria e vicecomandante della legione di Palermo. In anni più lontani ha militato nei servizi segreti, arrivando sino al grado di «capostazione» del Sismi per il Medio Oriente. Colto, raffinato, diplomatico conosce quattro lingue, arabo compreso. L'alto ufficiale ha svolto brillante attività operativa raccogliendo due medaglie al valor civile, ventiquattro encomi solenni, numerosi croci e cavalierati: ha seguito le inchieste sulle stragi di Stato (a cominciare da quella di piazza della Loggia), poi si è interessato al banditismo sardo arrestando un superlatitante come Giuseppe Campana, il braccio destro di Mesina. Nei tre anni trascorsi in Sardegna, si impegnò soprattutto nella lotta ai sequestri di persona. In particolare, Delfino indagò sui sequestri Boschetti, Manca, Foroni, Garda e Mereu. In seguito si è dedicato all'anti¬ terrorismo e partecipando alle indagini che portarono alla cattura di Renato Curcio. Delfino deve la sua più recente popolarità all'arresto di Totò Riina, latitante da ventitré anni. E' stato il generale a raccogliere la deposizione-chiave di Baldassarre Di Maggio, l'autista del boss che aveva conosciuto durante precedenti operazioni in Sicilia. Di Maggio viene arrestato nel Novarese, dove aveva trovato rifugio dopo dissapori con il clan del boss. Gli vengono trovati in casa una pistola calibro 9 ed alcuni caricatori. In carcere a Novara chiede di parlare con il generale Delfino: dal suo racconto emerge la giusta pista per arrivare a Riina. Il generale avverte il procuratore capo di Palermo Gian Carlo Caselli ed allerta i Ros dei carabinieri Palermo che preparano la trappola. Riina è catturato il 15 gennaio scorso. Così Pino Buongiorno, nel libro «Totò Riina. La sua sto- ria», descrive l'incontro e l'interrogatorio di Di Maggio: «Appresa la notizia dell'arresto di "Totuccio", il generale convocò il suo vice operativo, il colonnello Emo Tassi, e partì per Novara. "Si fece fare un breve riassunto da Giuliani (il tenente colonnello comandante di Novara, n.d.r.) e verso l'una si trovò faccia a faccia con Balduccio. "Guardi che anch'io sono meridionale come lei: sono calabrese di Piatì, sa quel paese mafioso...", esordì Delfino tanto per mettere a suo agio Di Maggio». Delfino stava terminando il suo breve periodo di comando torinese (appena 15 mesi): era stato recentemente trasferito alla direzione centrale antidroga. Ieri mattina è stato raggiunto dalla notizia dell'avviso di garanzia mentre stava compiendo il «giro di commiato» alle autorità cittadine. Non ha comunque voluto rinunciare alla festa in suo onore, svoltasi ieri sera al castello di Moncalieri, né rinuncerà stamane alla cerimonia ufficiale di cambio delle consegne con il nuovo comandante, il generale Paolo Di Noia, nella caserma Bergia di piazza Carlina. Angelo Conti Ma lui contrattacca: evidentemente dò molto fastidio alla mafia A sinistra il generale Francesco Delfino, 56 anni, comandante dei carabinieri di Piemonte e Valle d'Aosta. Nel riquadro il boss Totò Riina